L’attacco degli Stati Uniti alle installazioni nucleari iraniane riaccende i timori sull’andamento del costo carburante e del prezzo benzina in Italia. Con la guerra tra Israele e Iran (e ora Usa-Iran) che minaccia di espandersi, investitori e consumatori guardano con apprensione ai mercati petroliferi in attesa delle prossime contrattazioni.
Non appena le Borse riapriranno, si valuterà l’effetto di possibili ritorsioni iraniane, come la chiusura dello Stretto di Hormuz, corridoio vitale per un terzo del petrolio e un quinto del Gnl mondiale. L’incertezza, già riflessa nelle oscillazioni di Brent e WTI, potrebbe tradursi in nuovi rialzi alle pompe italiane.
Scenario da shock petrolifero e rialzi del greggio
Lo Stretto di Hormuz, lungo 33 chilometri, convoglia ogni giorno 22 milioni di barili di greggio, circa un terzo del traffico marittimo globale e un quinto delle esportazioni di gas liquido (Gnl) da Arabia Saudita, Emirati, Kuwait, Iraq, Qatar e Iran.
Prima dell’attacco Usa, Brent e WTI quotavano rispettivamente intorno a 77 e 75 dollari al barile, ma ora S&P Global prevede un rialzo a breve termine se Teheran decidesse di sospendere le esportazioni o chiudere lo stretto, pur con un rientro dei prezzi se la navigazione restasse aperta. Oxford Economics, nei suoi scenari più drastici, stima punte fino a 130 dollari e un’inflazione americana vicina al 6 % entro fine anno, con un impatto altrettanto forte su tutte le materie prime.
Impatto limitato sui prezzi alla pompa
Secondo l’Ufficio Studi CGIA, a poco più di una settimana dallo scoppio della guerra Israele e Iran, non si registrano rincari significativi alla pompa in Italia. Nel dettaglio:
- in modalità self service la benzina si acquista mediamente a 1,70 euro al litro e il diesel a 1,60 euro al litro.
Ciò grazie a scorte strategiche, ai tagli temporanei alle accise e al fatto che l’Iran contribuisce per soli 3,8 mln bbl/giorno alla produzione mondiale contro gli 11,2 mln della Russia.
Gli analisti CGIA segnalano però che, in uno scenario di chiusura dello Stretto di Hormuz o di sospensione delle esportazioni iraniane, si potrebbe assistere a un’impennata rapida dei prezzi, analogamente al +16,9 % della benzina e +23,8 % del diesel registrati 15 giorni dopo l’invasione russa in Ucraina nel 2022. Al momento, però, il conflitto non ha ancora provocato un aumento del costo carburante in Italia.