Nuovo allarme in tavola: non si trovano più le patate

In molti supermercati italiani da settimane ormai scarseggia uno dei cibi più amati dagli italiani: le patate. Le cause e gli effetti devastanti sui prezzi

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Mentre il carrello della spesa si svuota sempre di più – gli italiani nel 2023 hanno dovuto tagliare l’acquisto di cibo del 5% a causa del caro prezzi, a fronte però di un aumento dei costi tra gli scaffali pari al 7% -, un’altra stangata arriva sulle tavole degli italiani: dopo i pomodori e il riso, ora scarseggiano anche le patate.

Le patate sono da sempre l’ortaggio più presente nelle tavole delle case e dei ristoranti: bollite, fritte, al forno, croccanti, trasformate in purè o base per torte salate. Circa l’80% degli italiani consuma patate almeno una volta a settimana e tra i principali criteri di acquisto c’è da sempre il rapporto qualità/prezzo, fattore decisivo per il 53% dei consumatori, secondo un’indagine promossa da Unapa, l’Unione nazionale di settore. Cibo semplice, povero, democratico, eppure sempre più difficile da reperire. In diversi supermercati – forse sarà capitato anche a voi in queste settimane – si fa fatica a trovare il comunissimo tubero.

Perché mancano le patate nei supermercati italiani

Il motivo? Il crollo dei raccolti, che ha provocato la perdita di ben 1 patata su 4. A colpire i raccolti italiani sono stati particolari tipi di coleotteri chiamati elateridi, o anche ferretti: si tratta di parassiti particolarmente dannosi per le patate, ma anche per pomodori, bietola e mais, che hanno devastato le produzioni.

Per non parlare poi dell’alluvione in Emilia Romagna che ha falciato via interi raccolti, e dai temporali che hanno distrutto i campi. A rischio – spiega la Coldiretti – c’è un settore con 47mila ettari di superficie coltivata, quasi la metà in tre regioni – Campania, Emilia Romagna e Abruzzo – da cui si ricavano 1,3 milioni di tonnellate di patate l’anno.

I danni ai raccolti si sono tradotti in un drastico calo delle produzioni nazionali, e in un conseguente boom sulle nostre tavole delle importazioni dall’estero: un aumento del 27% degli arrivi, che superano nei primi sei mesi de 2023 il record del mezzo miliardo di chili.

Stangata sui prezzi: quanto costano oggi le patate al chilo

L’effetto di questa catena è un notevole rialzo dei prezzi al dettaglio delle patate, che – spiega la Coldiretti – sono il prodotto ortofrutticolo che fa registrare il maggior rincaro al consumo, con un aumento di ben il 26% ad agosto rispetto allo stesso periodo del 2022. Dopo zucchero e olio di oliva, è la patata dunque la regina dei rincari. A fronte delle quotazioni alla produzione agricola pari in media a 0,54 euro al chilo, secondo l’Ismea, al dettaglio per i consumatori i prezzi salgono fino ad arrivare tra 1,10-2,30 euro al chilo.

Dal punto di vista degli agricoltori italiani, invece, il problema è che il crollo delle produzioni non è stato compensato da adeguati aumenti dei prezzi all’origine, anche per via dell’aumento dei costi dell’energia. Per sostenere le coltivazioni Coldiretti chiede la possibilità di utilizzare principi fitosanitari più efficaci contro questi parassiti, che, oltre all’Italia, stanno colpendo ora altri Paesi Ue. Con l’effetto di favorire le importazioni da Paesi terzi dove sono utilizzate sostanze chimiche proibite in Europa.

Allerta anche per il grano: cosa succede

Intanto, un altro grave problema per gli agricoltori italiani è quello che coinvolge il mercato del grano, i cui prezzi sono crollati del 60% rispetto ai costi di produzione. Il tema è caldissimo, visto che la Commissione Ue sta portando avanti a muso duro la sua posizione contro Polonia, Slovacchia e Ungheria, che stanno facendo di tutto per bloccare nei loro Paesi l’import di grano proveniente dall’Ucraina, dopo la mancata proroga del divieto Ue di importazione nei 5 Paesi confinanti, che si va a sommare alle conseguenze del mancato accordo sul Mar Nero.

In Ucraina, storicamente considerata il granaio d’Europa, la produzione di grano dovrebbe registrare, nel 2023/24, un notevole calo, a causa della guerra con la Russia, con il raccolto che dovrebbe toccare il livello più basso da oltre dieci anni, sfiorando quota 17,5 milioni di tonnellate. La Russia invece ha toccato un record storico dall’altra parte: il raccolto di cereali a Mosca e dintorni ha sfiorato le 153-155 milioni di tonnellate; tra queste, la produzione di grano dovrebbe superare le 85 milioni di tonnellate.

L’incertezza sull’accordo sul grano – spiega la Coldiretti – ha favorito le speculazioni sul mercato delle materie prime agricole, che si stanno via via spostando dai mercati finanziari ai metalli preziosi, come l’oro, fino ai prodotti agricoli, dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato, “che trovano nei contratti derivati future uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori”.

L’accordo sarebbe essenziale anche per garantire gli approvvigionamenti nei Paesi più poveri dell’Africa e dell’Asia ed evitare carestie, che avrebbero come diretta e immediata conseguenza un’impennata nei flussi migratori. “È necessario evitare speculazioni e distorsioni commerciali provocate dall’afflusso di grano in eccesso sul mercato europeo attraverso un’attenta sorveglianza dei corridoi di solidarietà, affinché il prodotto raggiunga il Paese terzo destinatario”.

Boom dei discount e dei prodotti low cost

Tutto questo si inserisce in un più ampio e complesso quadro di cambiamento che ci tocca tutti, e che ci sta portando a nuove abitudini di acquisto.

Stanno aumentando ad esempio in maniera evidente gli acquisti di cibo low cost, con i discount che stanno vivendo un vero boom, facendo breccia anche tra coloro che prima li delegavano a seconda scelta e che ora invece accettano di sacrificare un po’ di qualità pur di risparmiare qualcosa: il numero di acquisti fatti al discount infatti è cresciuto del 10%. “Le famiglie – sottolinea la Coldiretti – tagliano gli acquisti e vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti”.

Con la diminuzione delle quantità acquistate a causa del caro prezzi si cerca anche di fare più attenzione agli sprechi, razionalizzando i consumi, comprando prodotti con prezzi calmierati (qui il piano del governo per vendere alcuni prodotti a prezzo fisso) e optando per una dieta sempre più sostenibile. Dalla cucina degli avanzi alla “schiscetta” al lavoro, dalla doggy bag al ristorante agli orti sul balcone, passando per un’attenzione quasi maniacale alle date di scadenza e ai cibo bio, sono diverse le strategie che si stanno diffondendo sempre di più per risparmiare.