È il mondo di Pharrell, ma ci viviamo tutti dentro

Tra perplessità e commozione, il debutto di Pharrell Williams alla direzione creativa di Vuitton è stata un'esperienza cinematografica.

La prima collezione menswear di Pharrell come direttore creativo di Vuitton è un argomento così importante da aver dominato – negli ultimi giorni – le pagine di tutti i principali quotidiani del mondo, compresi quelli generalisti. L’appuntamento era sul Pont Neuf di Parigi, dove si è svolto uno spettacolo completamente open air arricchito dalla presenza di alcune tra le maggiori celebrità mondiali – dalle chiacchieratissime coppie Rihanna/Asap Rocky e Beyoncè/Jay-Z, fino alle superstar dello sport LeBron James e Paul Pogba, che hanno contribuito ad ancorare ulteriormente l’etichetta di proprietà di LVMH alla cultura pop globale.

Il concept della collezione è stata la parola “Lovers”, che ha reso omaggio sia allo Stato d’origine di Pharrell, la Virginia, sia al giorno in cui il neo direttore creativo ha iniziato a lavorare alle prime bozze per LV, quello di San Valentino. “È coinvolgente. Ed è molto ispirata all’amore e al sostegno delle persone che ho avuto la fortuna di poter vivere e frequentare negli ultimi 30 anni”, ha detto Williams parlando della collezione durante presentazione che si è tenuta prima della sfilata.

Non è mancato ovviamente lo spirito di Virgil Abloh, al quale Pharrell non è venuto meno di rendere omaggio. “Sono il secondo uomo di colore ad aver mai sperimentato questo, la guida della più grande casa di moda al mondo”, aveva detto in un’intervista prima dello show, facendo riferimento proprio al designer scomparso che lo ha preceduto. Tra i giornalisti e i critici europei vi erano stati molti dubbi sul fatto che una star musicale e un produttore come Pharrell Williams potesse avere la capacità di  realizzare una collezione importante per una gigantesca maison.

Eppure, nessuno è rimasto deluso: Pharrell ha aperto e chiuso la sfilata con una sartoria eccezionale. Si è mosso con maestria dalla semplicità di un abito color stucco indossato con i pantaloncini, ad uno smoking doppio petto finale degno dei grandi maestri della sartoria italiana. Ma a coinvolgere maggiormente sia gli addetti ai lavori che il pubblico è stato il cosiddetto “Damouflage”:  un pattern – apparso in primis sui social e poi anche in passerella – che ha fuso l’iconico motivo Damier della maison con i quadretti dei pixel, dando vita ad un nuovo iconico leitmotiv dell’era Pharrell.

Da quando ha firmato con Vuitton a febbraio, Pharrell si è trasferito a Parigi e, a sentire chi lavora con lui, fa spesso turni di 12 ore nel suo studio, situato proprio sopra Pont Neuf, il luogo della sfilata. Proprio lì, dove ieri anche tutto il mondo della moda era presente a rendergli omaggio nella sua nuova professione: in prima fila sedevano i colleghi Jeremy Scott, Jonathan Anderson, Francesco Ragazzi, Nigo, e il suo compagno di scuderia, il designer delle collezioni donna di Vuitton, Nicolas Ghesquière.