Le lauree che fanno guadagnare di più: la classifica

AlmaLaurea ha analizzato la situazione economica e lavorativa dei laureati oggi, individuando i titoli di studio che, una volta conseguiti, fanno guadagnare di più

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Federica Petrucci

Consulente del lavoro, redattore

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

I laureati hanno più possibilità, ad oggi, di trovare lavoro: lo stabilisce un report di AlmaLaurea, che ha stilato anche la classifica dei titoli di studio che, una volta conseguiti, fanno guadagnare di più. L’indagine sulla condizione occupazionale fotografa un tendenziale miglioramento del tasso di occupazione a un anno dalla conclusione del percorso di studi universitario, segnando +2,9 punti percentuali rispetto al 2019 per i laureati di secondo livello e +0,4 punti per i laureati di primo livello.

Positivo anche il trend delle retribuzioni, che risultano – come appena accennato – maggiori: rispetto all’indagine del 2019 si è registrato un aumento del +9,1% per i laureati di primo livello e del +7,7% per quelli di secondo livello. La retribuzione mensile netta a cinque anni dal conseguimento della laurea è pari a 1.554 euro per i laureati di primo livello e 1.635 euro per i laureati di secondo livello, con un incremento rispetto al 2019 rispettivamente di +8,3% e +7,3%. C’è però chi, una volta iniziato il percorso come professionista, guadagna tendenzialmente di più di altri, proprio di conseguenza al tipo di formazione conclusa.

Laurearsi, in Italia, conviene ancora

Probabilmente, se ci sono pochi laureati in Italia (abbiamo un numero totale tra i più bassi in Europa) le cause sono da ricercarsi nella scarsa fiducia nelle Istituzioni e nel diffuso fenomeno di precariato che non esclude di certo professionisti e giovani specializzati. Tuttavia, secondo il rapporto AlmaLaurea 2022 sulla condizione sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati in Italia, i numeri sembrano suggerire tutt’altro, ovvero che – ad oggi – laurearsi conviene ancora, specie se si vuole trovare lavoro.

Il Rapporto sul Profilo dei Laureati si basa su una rilevazione che coinvolge circa 300 mila laureati nel 2021 di 77 Atenei e restituisce un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche e della loro condizione occupazionale. A questo ha poi fatto seguito il Rapporto sulla Condizione occupazionale dei Laureati, un’indagine che ha riguardato 660 mila laureati di 76 Atenei e analizza i risultati raggiunti nei mercati del lavoro dai laureati nel 2020, 2018 e 2016, contattati rispettivamente a 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo.

E i dati, spiegano gli esperti, parlano chiaro: “All’aumentare del livello del titolo di studio posseduto diminuisce il rischio di restare intrappolati nell’area della disoccupazione“. Infatti, “i laureati godono di vantaggi occupazionali importanti rispetto ai diplomati di scuola secondaria di secondo grado durante l’arco della vita lavorativa”, perché “secondo la più recente documentazione Istat, nel 2021 il tasso di occupazione della fascia d’età 20-64 è pari al 79,2% tra i laureati, rispetto al 65,2% di chi è in possesso di un diploma. Inoltre, la documentazione più recente OECD a disposizione evidenzia che, nel 2017, un laureato guadagnava il 37,0% in più rispetto ad un diplomato di scuola secondaria di secondo grado”.

Il tasso di occupazione aumenta ancora se si tiene conto di uno specifico arco di tempo. Dal report AlmaLaurea 2022 è emerso infatti che nell’89,6% dei casi i laureati di primo livello trovano lavoro entro cinque anni dalla fine degli studi (percentuale che si attesta a 88,5% per i laureati di secondo livello nello stesso periodo).

Aumentano anche le retribuzioni: le lauree che fanno guadagnare di più

Oltre alle possibilità di trovare un impiego, aumentano anche le retribuzioni dei laureati. In particolare, rispetto all’analoga rilevazione del
2019 si registra un aumento delle retribuzioni pari a +8,3% per i laureati di primo livello e a +7,3% per quelli di secondo livello.

Tra i laureati magistrali biennali sono soprattutto i laureati di ingegneria industriale e dell’informazione e di informatica e tecnologie ICT che possono contare sulle retribuzioni più alte: rispettivamente 1.893 e 1.851 euro mensili netti. Non raggiungono invece i 1.400 euro mensili le
retribuzioni dei laureati dei gruppi educazione e formazione, psicologico e letterario-umanistico.

AlmaLaurea, retribuzioni laureati
Fonte: AlmaLaurea
AlmaLaurea, retribuzioni laureati

Tra i magistrali a ciclo unico le retribuzioni più elevate sono percepite dai laureati del gruppo medico e farmaceutico (1.898 euro). Più contenute quelle del gruppo di educazione e formazione, che si attestano a 1.404 euro mensili.

Rapporto AlmaLaurea
Fonte: AlmaLaurea
Rapporto AlmaLaurea, retribuzioni laureati

Infine, oltre il 60% degli occupati, a un anno, considera il titolo di laurea “molto efficace o efficace” per lo svolgimento del proprio lavoro.

Le lauree più richieste

Un approfondimento interessante, affrontato dall’analisi di AlmaLaurea, riguarda anche le lauree più “spendibili”, ovvero quelle che ad oggi risultano più richieste nel mondo del lavoro.

Da quello che è emerso, le migliori performance occupazionali, con un tasso di occupazione del 90%, si registrano tra i laureati in:

  • informatica e tecnologie ICT;
  • ingegneria industriale e dell’informazione;
  • architettura e ingegneria civile;
  • gruppi economici in generale.

Sono invece al di sotto della media, in particolare, i tassi di occupazione dei laureati dei gruppi educazione e formazione, arte e design nonché letterario-umanistico (il tasso di occupazione è inferiore all’83,0%). C’è da dire però che, al momento, nel settore digitale e tecnologico (uno dei pochi che non conosce crisi, dove la domanda di forza lavoro è maggiore dell’offerta) sempre più spazio si stanno facendo le figure che si sono formate in ambito umanistico.

Infine, si evidenziano importanti differenze tra i gruppi disciplinari anche tra i laureati magistrali a ciclo unico, intervistati a cinque anni. In particolare, i laureati del gruppo medico e farmaceutico hanno le più elevate performance occupazionali, tant’è che registrano un tasso di occupazione pari al 92,9%. Al di sotto della media, invece, i laureati del gruppo giuridico, dove il tasso di occupazione si ferma all’81,2%.

In generale, però, le percentuali sono comunque più incoraggianti rispetto a chi ha preso solo il diploma (e a proposito, qui gli ultimi concorsi pubblici banditi aperti ai diplomati), dove circa il 65,2% riesce a trovare lavoro dopo aver concluso il percorso di scuola superiore secondaria. E non solo minori solo le possibilità di impiegarsi, ma anche quelle di guadagnare di più. Secondo la documentazione più recente resa nota dall’ente intergovernativo OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) già nel 2017 un laureato guadagnava il 37,0% in più rispetto ad un diplomato di scuola secondaria di secondo grado.

Per concludere, si legge nel rapporto AlmaLaurea (consultabile per intero qui): “In generale il 90,5% dei laureati si dichiara complessivamente soddisfatto dell’esperienza universitaria appena conclusa. Tale quota è tendenzialmente in aumento negli ultimi anni: nel 2011 era pari all’87,1%. In particolare, si tratta del 90,8% tra i laureati di primo livello, dell’88,1% tra i magistrali a ciclo unico e del 90,9% tra i magistrali”.  biennali.