Malati oncologici e lavoro: diritti, agevolazioni e tutele

Cancro in età lavorativa: la situazione in Italia a norma di legge

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

Qualche anno fa rilevammo che il cancro in età lavorativa è una condizione che in Italia interessa oltre un milione di persone. A rivelarlo i dati dell’Associazione Italiana Registri TumoriAirtum.

Nel 2019 indicammo altresì i risultati dell’indagine Favo-Censis, la quale svelò che in Italia circa 274 mila persone furono licenziate o sono costrette alle dimissioni a seguito della diagnosi di tumore. Il 78 per cento dei malati oncologici, inoltre, ha subito un cambiamento nel lavoro: il 36,8 per cento ha fatto assenze, il 20,5 è stato costretto a lasciare la propria occupazione e il 10,2 si è dimesso o ha interrotto l’attività di autonomo.

L’associazione Aimac ha mostrato altri dati utili a capire le dimensioni del fenomeno: in Italia circa 130mila persone, ogni anno, si ammalano di cancro proprio durante l’età lavorativa. Una brutta notizia sia per il dipendente o la dipendente, che per il datore di lavoro che si trova a dover gestire il peggiorato stato di salute di chi ha in precedenza assunto.

L’Aimac, da anni, si impegna per far conoscere i diritti dei pazienti attraverso progetti di sensibilizzazione nelle imprese. Ma qual è la situazione attuale nel nostro paese tra diritti, agevolazioni e tutele per i malati oncologici in età lavorativa?

Ebbene, con i citati numeri e percentuali, appare assolutamente doveroso fare il punto della situazione, al fine di capire quali sono gli strumenti a favore di coloro che si imbattono nel cancro durante l’età lavorativa. Ecco la panoramica su ciò che c’è da sapere.

Parlare della malattia al lavoro è una scelta opportuna?

Chi ha scoperto di avere un cancro, si troverà innanzi ad un bivio: dirlo o no ai colleghi e al proprio responsabile, superiore o capo? Ebbene, vi sono evidenze scientifiche che indicano che continuare a lavorare – pur durante il periodo di cure e trattamenti – potrà certamente contribuire al benessere generale dei pazienti, in quanto ciò li aiuterà a:

  • restare attivi dal punto di vista fisico e mentale
  • mantenere orari e routine giornalieri
  • proteggere le relazioni sociali ed evitare l’isolamento

D’altra parte però, la notizia della malattia sarà di per sé fonte di stress e porterà, quasi inevitabilmente, a qualche ripercussione a livello di produttività in ufficio. Preoccupazioni, emozioni, ansia e cambiamenti nello stile di vita condurranno la persona malata a dover ritrovare l’equilibrio tra famiglia, affetti, passatempi e lavoro.

Ma quindi al lavoro è preferibile parlare o no del problema? Ebbene, l’Airc – Associazione Italiana Ricerca sul Cancro rimarca che si tratta di una scelta assolutamente personale e discrezionale. In caso di disturbo non lieve, però, la malattia potrà diventare evidente o influenzare la propria capacità di lavorare: in tali circostanze, potrebbe essere raccomandabile parlarne quanto prima al capo o al proprio responsabile.

Ovviamente la decisione su quanti dettagli fornire sarà sempre discrezionale, e il datore di lavoro non potrà esigere risposte specifiche a domande troppo ‘private’ che, anzi, farà bene a non porre.

Per capire se parlare o no della malattia del cancro, bisognerà considerare l’ambiente di lavoro, chiedendosi se la condivisione della notizia potrà essere effettivamente fonte di sostegno, di una tempestiva revisione dell’affidamento degli incarichi e di rimedio a possibili malintesi con i colleghi (basti pensare alle assenze per malattia ad es.).

D’altro lato la comunicazione in oggetto potrebbe portare a sensazione di disagio dei colleghi, preoccupazioni per un possibile aumento del carico di lavoro e, nelle peggiori ipotesi, discriminazioni o casi di mobbing (scopri qui come difenderti dai comportamenti persecutori).

In linea generale, ogni lavoratore – o lavoratrice – con il cancro dovrà ricordare che esistono, per legge, tutele specifiche per i pazienti oncologici. Ma, per accedere, almeno il responsabile in ufficio dovrà essere informato della propria condizione di salute.

Permessi, assenze per malattia, assegni e indennità a sostegno dei lavoratori malati di cancro

Tornare al lavoro dopo la diagnosi del cancro, magari affaticati dalle prime cure e trattamenti, non è di certo facile. Oltre all’opzione dello smart working, utile a combinare gli orari giornalieri in caso di terapie, i malati oncologici debbono sapere che, a seconda del tipo di invalidità riconosciuta, hanno diritto ad una pluralità di prestazioni o agevolazioni, ovvero:

  • permessi
  • assenze per malattie retribuite
  • indennità di accompagnamento
  • indennità di frequenza
  • pensione di inabilità
  • assegno di invalidità

Il sito web dell’Airc è molto chiaro nello spiegare come funziona l’assenza per malattia: i lavoratori ai quali sia stata riconosciuta una riduzione della capacità lavorativa maggiore del 50%, a causa dell’insorgenza del cancro, potranno fruire ogni anno di un periodo fino a 30 giorni di congedo per cure – a totale carico dell’azienda o datore di lavoro.

Inoltre, i sopra citati permessi saranno accordati laddove sia stato acclarato lo stato di disabilità grave. In particolare, si tratta di tre giorni di permesso mensile, frazionabili in ore, o di due ore al giorno, che diventano un’ora se l’orario di lavoro è inferiore alle sei ore.

Tutela del posto di lavoro e diritto al trasferimento

Non solo. Una fondamentale tutela per i lavoratori assenti dal lavoro per malattia oncologica è la seguente: essi hanno diritto alla conservazione del posto, per il periodo cd. di comporto – garantito dalla legge.

In specifici casi il periodo di comporto è esteso, escludendo dal computo i giorni di assenza per effettuare cure e trattamenti. Su ciò di riferimento sarà il proprio Ccnl.

La protezione del malato si estenderà anche al trasferimento. Infatti il lavoratore o la lavoratrice, se riconosciuti portatori di handicap “grave”, avranno diritto a essere trasferiti alla sede di lavoro più vicina al proprio domicilio ed, inoltre, non potranno essere spostati senza il loro consenso.

Cambio mansioni, lavoro notturno, part time e smart working

Il lavoratore disabile, inoltre, ha il diritto di essere assegnato a mansioni adeguate alla capacità lavorativa, mantenendo il trattamento corrispondente alle mansioni di provenienza.

Ancora, il dipendente malato di cancro potrà chiedere di non essere assegnato a turni di notte, e dunque ad attività di lavoro che per loro natura possono essere più faticose – specialmente per i malati oncologici.

Il malato oncologico che intende continuare a lavorare durante i trattamenti potrà altresì usufruire di forme di flessibilità, come ad esempio il tempo parziale. Inoltre, è possibile chiedere di continuare a lavorare, ma da casa o da un luogo diverso dalla sede di lavoro.

Se, invece, è il datore di lavoro a proporre lo smart working, il dipendente – se contrario – avrà diritto di rifiutare l’offerta, senza che ciò vada a costituire un motivo di licenziamento o di modifica delle condizioni del rapporto di lavoro.

Anzianità di servizio, aspettativa non retribuita, ferie solidali, pensionamento anticipato

Le tutele non sono finite qui. Al dipendente malato oncologico è assicurata un’indennità di malattia commisurata allo stipendio, il beneficio della maturazione dell’anzianità di servizio per tutto il periodo di assenza per malattia, come pure l’aspettativa non retribuita. Quest’ultima – e su ciò sarà di riferimento il singolo Ccnl di categoria – potrà superare il periodo di comporto, senza che si abbia il licenziamento.

Le ferie solidali rappresentano un’altra agevolazione per i malati oncologici, ossia la possibilità che i colleghi decidano volontariamente di conferire una porzione delle proprie giornate di ferie o riposo a un lavoratore affetto dal cancro.

Dal punto di vista previdenziale, invece, il malato avrà diritto al pensionamento anticipato, con l’assegnazione di due mesi di contribuzione figurativa:

  • per ogni anno di servizio effettivamente svolto da invalido per ragioni oncologiche
  • a patto che sia stata acclarata un’invalidità al di sopra del 74%

Qualche anno fa notammo che non esiste una normativa organica, che regolamenti in maniera specifica le assenze causate dalle malattie oncologiche per visite, esami o trattamenti. A sopperire vi sono però i Ccnl e alcune circolari ministeriali, che prevedono norme ad hoc di tutela.

Il lavoratore malato di cancro ha in ogni caso diritto a assentarsi per il periodo necessario per cure e terapie, conservando il posto di lavoro e percependo un’indennità commisurata alla retribuzione.

Tutele per lavoratori autonomi e liberi professionisti

Coloro che lavorano non in modo subordinato, se costretti a sospendere anche solo temporaneamente l’attività lavorativa a causa della malattia oncologica, avranno diritto a forme diverse di assistenza economica.

Vero è che gran parte delle suddette tutele si applicano ai lavoratori dipendenti, ma come ricordato da Airc nel proprio sito web, a favore dei lavoratori autonomi negli ultimi anni sono state varate forme di indennità in caso di malattia e di degenza ospedaliera.

In linea generale, però, per questa categoria di lavoratori le protezioni e le agevolazioni sono a oggi meno marcate rispetto a quelle del personale assunto con contratto di lavoro subordinato – e possono cambiare a seconda della cassa previdenziale di riferimento.