Meteo estremo in Italia: qual è il vero impatto del cambiamento climatico

I cambiamenti climatici stanno aumentando gli eventi meteorologici estremi, che stanno avendo conseguenze sempre più forti in tutto il mondo e anche in Italia

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Redazione

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Tra il 2010 e il 2022 in Italia sono stati registrati 1.503 fenomeni meteorologici estremi, che hanno coinvolto 780 comuni e hanno causato 279 morti. Questi dati emergono dal nuovo report “Il clima è già cambiato” dell’Osservatorio CittàClima 2022 realizzato da Legambiente, con l’apporto di Unipol.

Su 1.503 fenomeni atmosferici estremi, 529 sono stati allagamenti da piogge intense come evento principale, che diventano 768 se si esaminano gli effetti collaterali di altri eventi estremi, come le grandinate e le esondazioni. 531 sono i casi di fermo alle infrastrutture con 89 giorni di stop alle metropolitane e ai treni urbani, 387 eventi con danni generati da trombe d’aria.

Le aree che soffrono di più a causa degli eventi estremi

A soffrirne sono state specialmente le grandi città: a Roma, dove ci sono stati 66 eventi, sei solamente nell’ultimo anno, di cui oltre il 50%, 39, sono stati alluvioni successive a delle piogge intense. Anche a Bari, al secondo posto con totale 42 eventi, si sono verificati degli allagamenti da piogge intense (20) e danni da trombe d’aria (17). Agrigento, con 32 casi di cui 15 allagamenti e in seguito Milano, con 30 eventi aversi totali, dove sono state 20 le esondazioni, principalmente dei fiumi Seveso e Lambro. Tra le regioni più colpite invece, ci sono la Sicilia (175 eventi estremi), la Lombardia (166), il Lazio (136), la Puglia (112), l’Emilia-Romagna (111), la Toscana (107) e il Veneto (101).

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Manca un piano nazionale di adattamento al clima

Un quadro allarmante quello ritratto da Legambiente, che lancia un doppio invito: se da un lato a livello internazionale è basilare che si arrivi ad un accordo in grado di tenere vivo l’obiettivo dell’aumento di 1.5°C della temperatura globale e aiutare i Paesi più poveri e vulnerabili a fronteggiare l’emergenza climatica, dall’altro lato a livello nazionale è sostanziale che l’Italia faccia la sua parte. Al Governo Meloni e al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin l’associazione ambientalista reclama, in primis, che venga approvato entro la fine del 2022 il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC), rimasto in bozza dal 2018.

Sono ormai 24 i Paesi europei che hanno adottato un piano nazionale di adattamento al clima. Rimane ancora senza l’Italia che in più, stando ai dati disponibili da maggio 2013 a maggio 2022 e rielaborati da Legambiente, ha speso 13,3 miliardi di euro tra gli importi indicati dalle regioni per lo stato di emergenza e la ricognizione dei fabbisogni determinata dal commissario delegato, in fondi per le emergenze climatiche. Si tratta di una media di 1,48 miliardi/anno per la gestione delle emergenze, in un rapporto di quasi 1 a 4 tra spesa per la prevenzione e quella per riparare i danni.

Miliardi di euro spesi negli ultimi anni

Se si analizza la spesa realizzata in questi anni per gli interventi pianificati di messa in sicurezza e prevenzione, emerge che dal 1999 al 2022 sono stati 9.961 i provvedimenti avviati per limitare il rischio idrogeologico in Italia, per un totale di 9,5 miliardi di euro (dati elaborati da Legambiente su fonte Ispra), con una media di 400 milioni di euro annui.

I dati della Protezione Civile sugli stati di emergenza derivanti da eventi meteorologici, dal maggio 2013 a maggio 2022, indicano 123 casi, segnando un leggero aumento in confronto al 2021, in ogni caso in crescita rispetto ai 103 del 2020. E poi ci sono i fondi assegnati per le emergenze che, sempre nello stesso periodo, giungono a poco meno di 13,3 miliardi di euro.

Buone pratiche d’interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici

Il programma sperimentale d’interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici in ambito urbano, emanato nel 2021 dal Ministero della Transizione Ecologica, prevede il finanziamento di diverse tipologie di interventi di adattamento nelle aree urbane italiane. Sono molte, infatti, le città che hanno presentato e ricevuto un finanziamento per almeno un progetto di adattamento. Tra questi, ad esempio, Lucca con Le scuole verdi di Lucca, Cremona con i Boschi della Villetta e La strada in Verde, Ferrara dove le azioni di adattamento riguarderanno Piazza Cortevecchia e L’Aquila che sta portando avanti progetti di riforestazione urbana.

Esempi virtuosi in Italia e nel mondo

Alcuni risultati nella prevenzione del rischio e nell’adattamento al cambio climatico li ha raggiunti Milano con il Piano Aria e Clima, diretto a diminuire l’inquinamento atmosferico e a rispondere all’emergenza climatica. Anche Genova, con l’Action Plan Genova 2050, ha adottato uno strumento che contiene un insieme di azioni tangibili sulla sostenibilità ambientale, l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici, al fine di migliorare la qualità della vita dei residenti e non solo.

Da Forlì arriva l’esempio del Giardino dei Musei: un’azione inserita all’interno del progetto Life SOS4life che ha come obiettivo la riqualificazione e l’ottimizzazione di un’area, adibita a parcheggio sopraelevato, sostituendola con un’area a verde pubblico. A Perugia il progetto GIS (Geographic Information System) è nato per acquisire e analizzare i dati, integrando la dimensione geografica, per monitorare in tempo reale gli eventi e progettare in modo efficace la programmazione del futuro, riportando con precisione cosa sta succedendo in città.

Infine, il report di Legambiente cita anche delle buone pratiche provenienti dall’estero, che possano essere prese d’esempio nel nostro Paese. A Los Angeles è stato approvato un Piano per il riciclo delle acque reflue che prevede che il 70% dell’acqua sia di provenienza locale entro il 2035, per passare al programma degli incentivi per la permeabilità delle superfici voluto dall’amministrazione di Washington DC, in un’ottica di sviluppo del deflusso delle acque.