Tornare al lavoro dopo il cancro: cosa dice la legge, e come affrontare la situazione

Dopo la guarigione da un tumore, il ritorno nel mondo del lavoro: la situazione in Italia e i diritti sanciti dalla legge

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Di tumore al seno, guarisce l’87% delle donne. E, dopo 6 mesi, grazie alle nuove terapie si può tornare a svolgere le normali attività, lavoro compreso. Tuttavia, quella che dovrebbe essere una cosa scontata – all’atto della pratica – si rivela non semplice. Da un rapporto dell’Economist Intelligence Unit, commissionato da Pfizer, è emerso che il 22% delle donne che ha avuto un tumore dopo la malattia perde l’impiego, mentre il 70% denuncia difficoltà con i colleghi. È un problema, questo, che merita di essere analizzato: in Europa, l’Italia è al 6° posto per casi di cancro al seno con 162.9 casi ogni 100.000 donne. La media, per i Paesi del sud del continente, è di 102.4 casi. Ecco perché è tanto importante agevolare il ritorno nel mondo del lavoro di tutte queste donne.

La Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, nel 2012, effettuò uno studio in collaborazione col Censis che dimostrò come 274.000 lavoratori guariti dal cancro siano stati licenziati, costretti al prepensionamento o a dare le dimissioni. E, sebbene i dati in materia non siano moltissimi, l’incidenza dei tumori al seno in Italia si attesta attorno al 20%: gli economisti ritengono quindi che sia del 20%, appunto, la percentuale di donne costrette a non lavorare più dopo la malattia. Nel 2016, un ulteriore studio di Europa Donna Italia ha evidenziato che, su 122 donne in età lavorativa, la metà ha avuto difficoltà a rientrare sul lavoro, il 24% a esercitare i suoi diritti.

In realtà, in Italia come nel resto dell’Europa, chi rientra al lavoro dopo un tumore ha numerosi diritti sanciti dalla legge. Se prima si tornava al lavoro 18 mesi dopo la guarigione, il progredire della medicina e della terapia consente ora di tornarci dopo 6: per due anni, il lavoratore in ogni caso non può essere licenziato, può chiedere il part-time anziché il tempo pieno, e ha il diritto di rifiutare mansioni o turni incompatibili con la sua salute.

La cosa importante, quindi, non è rientrare al lavoro per il timore di perdere il posto: la legge è dalla parte del lavoratore. Bisogna farlo quando si è pronti, per tornare ad una situazione di normalità e per recuperare la dignità che – spesso – i malati temono di perdere. Per aiutare invece i datori di lavoro, Pro-Job – ormai da qualche anno – fornisce un servizio di consulenza che li aiuta a capire le loro responsabilità giuridiche, e a reintegrare i pazienti affetti da tumore.