Anticipo Tfs dipendenti pubblici, stop dell’Inps al trattamento di fine servizio

Il documento dell'Inps pone un freno netto al trattamento di fine servizio: stop all'inoltro di nuove domande

Foto di Luca Incoronato

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

L’Inps ha di fatto posto un freno all’anticipo del trattamento di fine servizio per i dipendenti pubblici. Gli statali non hanno più chance di presentazione di nuove domande. L’ultimo giorno utile è stato il 24 aprile 2024, in seguito al quale si è rinviato tutto a “nuova comunicazione”.

Anticipo Tfs bloccato

Il motivo di tutto ciò è rintracciabile nel quasi esaurimento delle risorse. Situazione ben delineata dall’ente di previdenza, che in un documento ha chiarito come la presentazione di nuove domande sia attualmente inibita.

Quando si parla di Tfs, si fa riferimento all’indennità per la chiusura del rapporto lavorativo, che va corrisposta ai dipendenti pubblici nel caso in cui l’assunzione sia avvenuta prima del 1° gennaio 2001.

Tutti coloro che hanno trovato occupazione nella Pubblica amministrazione in seguito, rientrano nel novero dell’attribuzione del Tfr. L’Inps non è attualmente in grado di gestire un ulteriore carico, tenendo conto di come il Tfs si calcoli sulla base dell’ultima retribuzione percepita integralmente. Uno stop che grava su quelli che sono già i termini cronologici per l’erogazione, da 105 giorni a 24 mesi, a seconda delle cause del rapporto di cessazione del lavoro.

Risorse in esaurimento

Ecco quanto recita il documento diramato dall’Inps: “Con riferimento alla prestazione di anticipazione ordinaria del TFS/TFR in favore degli iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali istituita con la deliberazione del Consiglio di Amministrazione dell’ n. 219 del 9 novembre 2022, si comunica che le risorse finanziarie a essa destinate nel Bilancio di previsione dell’INPS per l’anno 2024 sono, sulla base delle stime effettuate, in via di esaurimento”.

Si ricorda come il Regolamento sottolinei che l’erogazione dell’anticipazione ordinaria del Tfs, così come quella del Tfr, avvenga “nei limiti delle disponibilità finanziarie destinate annualmente nel bilancio dell’Inps”.

Una situazione che non fa che attirare polemiche. Questo stop, infatti, è in netto contrasto con il chiaro messaggio lanciato dalla Consulta a giugno 2023. Si pretendeva la fine dei ritardi, tramutatisi in alcuni casi in anni d’attese, per il pagamento della liquidazione ai dipendenti statali. Un sistema definito portatore di “lesioni delle garanzie costituzionali” del lavoratore.

A febbraio 2024 sono state raccolte numerose segnalazioni, che hanno portato il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps a rilevare dei significativi ritardi dettati dall’introduzione di un termine dilatatorio di un anno, ma non solo. Nel mirino infatti anche altri fattori, come la carenza di personale dedicato a questa specifica attività, così come operatori non formati a sufficienza.

Di grande interesse quanto avvenuto lo scorso 20 marzo. La Ragioneria generale dello Stato ha posto un freno alle proposte di legge per l’anticipo del trattamento di fine servizio dei dipendenti pubblici.

Ecco le parole di Walter Rizzetto, presidente della commissione Lavoro della Camera: “La disposizione, attraverso la riduzione dei termini per il pagamento da 12 a 3 mesi, così come la rivalutazione dei limiti di importo per l’erogazione rateale del medesimo trattamento, possono generare effetti peggiorativi sui saldi di finanza pubblica”.