Aumenti record per le pensioni nel 2023: a quando gli anticipi

Tornano le tanto attese rivalutazioni pensionistiche in base all'inflazione. Appuntamento a ottobre e novembre, secondo meccanismi e requisiti diversi. Ecco come funziona

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Redazione

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L’inflazione record da 40 anni a questa parte e l’aumento dei prezzi, dall’energia al carrello della spesa (ne abbiamo parlato qui), produrranno effetti consistenti anche sulle rivalutazioni delle pensioni (come avevamo anticipato qui).

Gli attesi aumenti sugli assegni pensionistici arriveranno in autunno, prima rispetto ai programmi, grazie all’anticipo sulle rivalutazioni dei trattamenti previdenziali deciso dal governo nel Dl Aiuti bis. Le pensioni riceveranno dunque un ricalcolo delle somme dovute sulla base dei livelli di inflazione già a partire da ottobre e non dal 1° gennaio 2023.

La rivalutazione delle pensioni

A gennaio di ogni anno, le pensioni vengono rivalutate adeguandole all’andamento dell’inflazione dell’anno precedente. Un adeguamento che è però provvisorio e viene “aggiustato” l’anno seguente. Dal 2023, in base ai meccanismi previsti dalla perequazione automatica, assisteremo a un incremento degli assegni mensili dell’ordine del 7-8%. Alle condizioni attuali, la spesa per le pensioni potrebbe salire di 32 miliardi di euro lordi nei prossimi 3 anni (5,7 miliardi nel 2023, 11,2 miliardi nel 2024 e 15,2 miliardi nel 2025).

Si ricorda che la rivalutazione, che fino a una certa soglia di importo è pari al 100%, per le pensioni più alte spetta solo in parte. Il Decreto Aiuti bis (cosa prevede sullo smart working? Ne parliamo qui) dispone l’anticipo dell’adeguamento per il 2023, sul dato inflazionistico del 2022, al quarto trimestre di quest’anno. Anticipando parte dell’aumento, quindi, da ottobre 2022. Il provvedimento prevede però due meccanismi distinti di incremento:

  • un aumento, valido per tutte le pensioni, dello 0,2% per recuperare sull’inflazione 2021 l’adeguamento del 2022 (che era stato troppo basso);
  • un anticipo, valido solo per i pensionati con reddito annuo fino a 35mila euro, di un ulteriore 2% sulla rivalutazione 2023.

Gli aumenti pensionistici di ottobre

Non tutti gli aumenti arriveranno dunque a gennaio 2023, ma anche tre mesi prima. Solo per i pensionati con reddito annuo fino a 35mila euro, a ottobre arriverà un acconto (del 2%) che lo Stato ha stabilito sulle risultanze dell’inflazione dei primi sei mesi dell’anno. A novembre l’anticipo riguarderà invece tutti i pensionati, in anticipo rispetto all’originaria programmazione stabilita per gennaio 2023. Con il cedolino di novembre saranno corrisposti anche gli arretrati maturati dal 1° gennaio al 30 settembre 2022.

In tutto parliamo dunque di un incremento del 2,2% fino a fine anno, ma solo per coloro che percepiscono assegni da 2.692 euro al mese. Gli acconti saranno poi defalcati dalle rivalutazioni previste da gennaio 2023.

La rivalutazione di gennaio 2023: di quanto aumenta la pensione?

Sarà però a gennaio che scatterà la piena rivalutazione della pensione per tutte le categorie. Sempre per chi percepisce un reddito pensionistico annuo da 35mila euro, si parla di un incremento compreso fra 188 e 215 euro al mese per 13 mensilità. La spesa previdenziale assorbirà in definitiva una parte consistente di risorse dal prossimo bilancio statale per la perequazione automatica.

Nel dettaglio, prendendo in esame l’adeguamento dello 0,2%, la somma appare modesta: 2 euro lordi al mese per pensioni da 1.000 euro. Per quanto riguarda invece l’adeguamento anticipato del 2%, si andrà dai 10 ai 50 euro mensili (in base all’importo della pensione). Questo aumento partirà dal mese di ottobre, ma essendo riferito al secondo semestre 2022 il conguaglio potrebbe “fruttare” di più: la forbice va dai 10 ai 130 euro totali.

Le pensioni più alte

Non tutti godranno tuttavia della rivalutazione piena della pensione. Per chi percepisce redditi alti, l’incremento sarà ridotto. Al momento la legge prevede le seguenti fasce per la rivalutazione delle pensioni:

  • 100% per importi fino a 2.6062,32 euro al mese;
  • 80,9% per importi da 2.602,33 e 2.577,90 euro al mese;
  • 77,4% per importi superiori a 2.577,91 euro al mese.