Arrivano i taxi robot senza autista: sono sicuri?

A San Francisco i 'robotaxi' sono una realtà, tanto che le autorità hanno dato il via libera ad estendere il servizio, nonostante i dubbi sulla sicurezza

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Salireste a bordo di un taxi senza conducente? La nuova frontiera del trasporto pubblico è diventata realtà negli Stati Uniti, in particolare a San Francisco, dove la Commissione servizi pubblici ha sdoganato ufficialmente i cosiddetti ‘robotaxi’ autorizzando le due compagnie che gestiscono il servizio, Cruise e Waymo, a far circolare i loro mezzi in fasce orarie più ampie e in più aree, e permettendo loro di introdurre una tariffa, dato che finora le corse sono gratuite. Una decisione che ha però posto ancora di più il problema di sicurezza relativo ai veicoli autonomi.

Il servizio ‘robotaxi’

Waymo, società di Alphabet, il gruppo che controlla Google, ha a disposizione una flotta di circa 200 auto in zone delimitate, ma al momento fornisce il servizio di trasporto senza poter addebitare alcuna somma ai passeggeri. Cruise, società che fa capo a General Motors, è presenta invece in tre città, San Francisco (dove fa pagare una tariffa soltanto in un’area limitata) Austin e Phoenix, nelle quali opera una media di 1000 viaggi al giorno grazie a una flotta di 300 auto.

Prima di allargare orari e aree di circolazione dei ‘robotaxi’, la Commissione servizi pubblici ha ascoltato numerose testimonianze di cittadini, tra portatori di istanze contrarie e favorevoli al trasporto pubblico senza conducente (qui abbiamo parlato dell’istruttoria dell‘Antitrust in Italia contro i tassisti).

Negli ultimi mesi diversi automobilisti hanno protestato per i timori sulla sicurezza legati ai servizi senza conducenti. I test su strada di Waymo sono iniziati a ottobre 2018, mentre quelli di Cruise nel dicembre 2020 e finora non sarebbero stati registrati gravi incidenti. Non sono però mancati gli imprevisti, come fermate improvvise, urti contro gli idranti lungo i marciapiedi, soste improvvise in mezzo alla pista ciclabile e in qualche caso anche intralcio ai soccorsi (qui avevamo parlato degli aerotaxi eVtol mentre qui avevamo scritto dell’arrivo dei taxi volanti a Milano).

Tutti imprevisti che in molte occasioni hanno creato dei disagi al traffico in città per l’esasperazione dei cittadini, i quali per fermare i ‘robotaxi’ hanno spesso messo in pratica uno stratagemma: mettere un cono stradale sul cofano dell’auto, che in questo modo si blocca fino a quando non interviene qualche addetto delle società.

Secondo un recente studio di un team dell’Università di Copenhagen, riportato da ‘IlSole24Ora’ i veicoli a guida autonoma contribuirebbero effettivamente alla congestione del traffico e potrebbero essere potenzialmente pericolose a causa della loro incapacità di comprendere il comportamento umano.

Il caso Tesla

Nella svolta alle auto senza conducente è interessata ovviamente anche Tesla, che dal 2019 ha introdotto nei propri veicoli il sistema di assistenza alla guida ‘Autopilot’, finito sotto delle autorità federali per i circa 800 incidenti che si sono verificati in questi anni, nei quali hanno perso la vita 17 persone.

Nonostante le implementazioni nel software sviluppate dalla compagnia di Elon Musk, il team dell’Università di Copenhagen ha evidenziato che le effettive prestazioni su strada di questi veicoli sono sconosciute perché nascoste da un segreto commerciale. Lo stesso Musk, aveva annunciato i robotaxi Tesla per il 2020, obiettivo poi spostato al 2024, anche perché il progetto si baserà sul sistema in fase di sviluppo Full Self-Driving.