Il mondo dei tassisti senza regole: l’Antitrust indaga

Il sistema taxi in Italia ha dei seri problemi da correggere. Parte dei conducenti delle auto bianche è infatti terminato nel mirino dell'Antitrust

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Sono svariate le zone d’ombra all’interno delle quali si muovono alcuni tassisti. Una questione tremendamente trasversale, che riguarda in qualche modo l’Italia intera. I furbetti sono infatti un po’ ovunque e l’Antitrust li ha posti nel proprio mirino. I “trucchi” adottati regolarmente, tanto con i clienti italiani quanto con i turisti stranieri, saranno severamente puniti.

L’indagine dell’Antitrust

I comportamenti insoliti, sospetti o illegali di alcuni tassisti sono una realtà in tantissimi Paesi. Questi è innegabile. L’Italia sembra però aver deciso di affrontare la situazione, ancora una volta, intervenendo in maniera netta contro atteggiamenti a danno della clientela.

È stata avviata una vera e propria indagine da parte dell’Antitrust, incentrata su quelle che vengono definite pratiche scorrette regolarmente messe in atto da una fetta di questa categoria professionale.

A riportare la notizia è Il Messaggero, che propone un decalogo delle regole interne, tutt’altro che legali, fatte passare come mere eccezioni. In realtà si tratta di un sistema di quotidiana applicazione che, in quanto tale, ha ovviamente un peso sul sistema finanziario delle auto bianche.

Le regole irregolari dei tassisti a Roma

Uno degli esempi di pratiche scorrette frequenti, riportate, è quello dello sconto garantito ai clienti che pagano in contanti a Roma, presso l’aeroporto di Fiumicino, a discapito di quelli che intendono saldare il conto con carte e bancomat, ai quali viene applicata una maggiorazione.

La situazione non migliora a Ciampino, dove a essere discriminati non sono i metodi di pagamento, o almeno non solo, ma in generale i clienti italiani. Si preferiscono gli stranieri, con i quali è probabilmente molto più semplice gestire il prezzo al rialzo, percorrere strade un po’ più lunghe o notoriamente trafficate e altro ancora.

Il quotidiano ha rivolto lo sguardo soprattutto sulla Capitale, ma l’indagine dell’Antitrust è, come detto, su scala nazionale. Segnalata anche la problematica della stazione Termini, o per la precisione della poco distante piazza dei Cinquecento. La fila dei pendolari in attesa è perenne, eppure il numero di auto in sosta a garantire il servizio è sempre carente.

Tendenzialmente, infatti, le tratte richieste in questo caso risultano brevi, dunque poco remunerative. Detto ciò, è bene ricordare ancora una volta come l’indagine è atta a individuare i furbetti, non a smantellare un’intera categoria, nella quale le mele marce, per quanto facciano più rumore e generino maggiori disagi, rappresentano un’eccezione.

La situazione a Milano

Dando uno sguardo a Milano e Napoli, volendo sofferamarsi soltanto su tre delle svariate grandi città generalmente prese d’assalto dai turisti, la situazione continua a evidenziare una porzione marcia del sistema taxi.

A Milano si registrano maggiori ostacoli alla sera, quando circa il 30% delle chiamate si conclude con un “riprovi più tardi”. Una situazione più volte denunciata, quella della scarsità di operatori disponibili dopo le 18 e nel fine settimana (il traffico incide enormemente sulle capacità di raggiungere i clienti. Questa la versione ufficiale, ndr). Si ha necessità di aumentare il numero di licenze, ma il tentativo effettuato in passato era stato bloccato dalla Regione (mozione approvata per richiedere uno studio che accertasse il reale fabbisogno, scientificamente provato, ndr).

Si è tornati ad affrontare il delicato tema nel 2023, con il Comune pronto a chiedere mille licenze taxi in più alla Regione Lombardia. Il numero esatto dovrà poi essere discusso, ma intanto i tassisti si dicono contrari, volendo tentare di risolvere il problema delle chiamate inevase con la collaborazione familiare, prima di pensare a nuove licenze.

Le problematiche di Napoli

A Napoli sono tre le principali problematiche dei taxi. La prima, e più grande, è quella degli operatori abusivi, che affollano le postazioni di sosta riservate alle auto bianche regolarmente provviste di licenza. I controlli, così come le tutele, scarseggiano, quando non sono del tutto inesistenti. Basti pensare a piazza Garibaldi, all’esterno della stazione Centrale, in parte terra di nessuno. Tassisti lasciati soli a difendere le proprie ragioni e il proprio diritto al lavoro. Una situazione d’abbandono che peggiora nelle ore della sera, andando a evidenziare le altre due problematiche.

Da una parte c’è il chiaro contrasto con gli operatori di Uber e altri servizi a mezzo app. In tempi recenti sono state denunciate infatti delle violente aggressioni. A ciò si aggiunge il problema sicurezza, con richieste ufficiali di dashcam a bordo, che favorirebbero anche un corretto comportamento con la clientela, per poter denunciare al meglio episodi come quello avvenuto proprio in piazza Garibaldi, con alcuni giovani che hanno assaltato delle auto bianche con degli estintori. Una telecamera installata dal Comune a bordo, come detto, potrebbe anche offrire materiale utile all’Antitrust in merito alle tariffe praticate. Ad oggi, infatti, alcuni tassisti richiedono fino a 90 euro per raggiungere Pompei dal centro storico di Napoli, e fino a 140 euro per condurre i turisti a Sorrento.

Considerando le grandi difficoltà della Circumvesuviana, spesso in ritardo, con pochi treni a disposizione e, in determinati orari soprattutto, stracolma, affidarsi ai taxi è l’unica soluzione immediata possibile. Ci si ritrova, però, in balia di un sistema che spesso di ufficiale e strutturato ha ben poco. Si denuncia, infatti, anche la pratica del tassametro spento per chi richieda di raggiungere l’aeroporto di Capodichino, ad oggi di certo non ben collegato col centro cittadino. Il Messaggero sottolinea come alcuni decidano semplicemente di concordare un prezzo con il cliente, imponendo una tariffa in nero.

Come detto, queste sono soltanto le problematiche cardine di tre grandi città italiane. Lo sguardo dell’Antitrust è invece rivolto sull’intera nazione, da nord a sud. La speranza è quella di riuscire a far breccia in un sistema molto chiuso e, a tratti, in grado di operare indisturbato. Basti pensare ai tanti servizi de Le Iene, che hanno evidenziato come a subire per primi i soprusi siano gli stessi tassisti onesti. Spesso si critica la categoria in toto, quando in realtà proprio tra queste fila ci sono i più agguerriti sostenitori di un cambio di marcia netto. Un esempio su tutti è rappresentato da Roberto Mantovani, il “RedSox” di Bologna, che ha dato il via a una battaglia contro i colleghi conducenti che rifiutano i pagamenti con il Pos. Qualcosa deve cambiare, e presto, questo è chiaro.