Fallimento Evergrande, fondatore accusato di frode per conti gonfiati per 78 miliardi

Guai senza fine per Evergrande e il suo fondatore Hui Ka Yan, accusato di frode per aver gonfiato i conti prima del fallimento del produttore immobiliare cinese

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Nuovi e importanti retroscena sul fallimento di China Evergrande Group, il real estate developer epicentro della crisi del mattone cinese, che secondo l’autorità di controllo delle borse cinesi – la China securities regulatory commission (CSRC) – avrebbe truccato i conti negli anni precedenti al crollo. Le accuse, infatti, sono quelle mosse al fondatore Hui Ka Yan che sarebbe colpevole di aver gonfiato le entrate di oltre 78 miliardi di dollari nei due anni precedenti al fallimento.

Evergrande e la frode prima del fallimento

Secondo quanto riferito da CSRC, il fondatore ed ex presidente di Evergrande Group Hui Ka Yan avrebbe messo in atto degli strani movimenti prima del fallimento dell’azienda. Le accuse dell’autorità di controllo delle borse cinesi, infatti, ruotano attorno ai risultati di Hengda, la principale unità cinese della conglomerata. Sotto la lente di ingrandimento gli aumenti dei ricavi nel 2019 di circa 214 miliardi di yuan (pari a 29,7 miliardi di dollari), imputando vendite in anticipo, e altri 350 miliardi di yuan nei bilanci del 2020.

L’autorità ha puntato il dito proprio contro il fondatore che, stando alle accuse, avrebbe incaricato altri manager di “gonfiare falsamente” i risultati annuali di Hengda per quei due anni. Poi, in qualità di supervisore in carica, Hui ha utilizzato mezzi particolarmente “eclatanti”, ha affermato l’autorità di regolamentazione, con Hengda che è stata anche accusata di aver emesso in modo fraudolento obbligazioni per un totale di 20,8 miliardi di yuan.

I profitti sarebbero stati ritoccati rispettivamente del 63% e dell’87% nei due anni, ha affermato l’autorità di regolamentazione, con Hui Ka Yan che è stato giudicato responsabile dei ritardi nella pubblicazione dei rapporti sugli utili di Hengda e della mancata divulgazione delle cause legali affrontate, nonché dei pagamenti del debito non saldati.

Per queste accuse, dunque, la China securities regulatory commission ha deciso di multare Hui Ka Yan di 47 milioni di yuan per i risultati falsificati e altre presunte violazioni, e lo ha bandito a vita dalle attività sui mercati dei capitali. Multe e sanzioni anche per Hengda, che dovrà pagare 4,18 miliardi di yuan. Ma potrebbe non essere finita qui, perché nel mirino dei controlli ci sarebbero anche l’ex amministratore delegato di China Evergande, Xia Haijun, e il direttore finanziario Pan Darong, che potrebbero presto essere raggiunti da provvedimenti.

La fine di un impero

La notizia che circola dalla Cina, con le accuse mosse dalla China securities regulatory commission al real estate developer, sancisce un’altra pagina nera della storia di Evergrande e del suo fondatore. Un vero e proprio colpo di grazia per Hui Ka Yan, 65enne tra i miliardari più potenti del continente asiatico, che nel giro di pochi anni ha visto andare in fumo il suo impero.

Una galassia, quella del capo supremo di Evergrande, che spaziava dall’immobiliare ai veicoli elettrici e che ha cominciato a sciogliersi come neve al sole quando le autorità di regolamentazione hanno imposto severe restrizioni sui prestiti, mentre il rallentamento economico e la pandemia ne stavano ostacolando le vendite.

Problemi che hanno visto crollare il castello di Hui, che dai 42 miliardi di ricchezze possedute nel 2017 si è sgretolato fino ad arrivare a circa 1 miliardo di dollari dopo il default della sua creatura nel 2021.