Israele, ripresi i finanziamenti all’Unrwa: la posizione degli Usa e dell’Italia

Buona parte dei Paesi che finanziavano l'Unrwa hanno ripreso a fornire fondi, ma non gli Usa

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Molti Paesi hanno ripreso a finanziare l’Unrwa, l’agenzia Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi a Gaza e in Cisgiordania. Il flusso di denaro si era interrotto dopo le accuse da parte di Israele all’agenzia riguardo una possibile collaborazione di alcuni suoi dipendenti negli attacchi del 7 ottobre 2023 compiuti da Hamas in territorio israeliano.

L’Italia aveva poi rivelato di aver immediatamente sospeso il proprio finanziamento all’Unrwa proprio a ottobre. Lo Stato dal quale però dipendono la maggior parte dei fondi dell’agenzia sono gli Usa, che non sembrano aver intenzione di ricominciare a erogarli.

I Paesi che hanno ricominciato a finanziare l’Unrwa

Secondo quanto riportato dal direttore dell‘Unrwa Philippe Lazzarini, buona parte dei Paesi che nello scorso gennaio avevano smesso di finanziare l’agenzia Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi hanno ripreso a erogare fondi. Mancano ancora però all’appello gli Usa, principali finanziatori dell’agenzia così come di molte altre parti delle Nazioni Unite. I finanziamenti si erano interrotti quando Israele aveva accusato l’agenzia di aver coperto alcuni suoi dipendenti che avrebbero preso parte agli attacchi del 7 ottobre.

Un’accusa emersa appunto nello scorso gennaio, ma che non è poi stata supportata da prove incontrovertibili della colpevolezza dell’Unrwa o del suo direttore. Alla pubblicazione delle accuse il ministro degli esteri Antonio Tajani aveva rivelato che già in seguito agli attacchi del 7 ottobre, l’Italia aveva interrotto il proprio finanziamento all’agenzia, pur senza darne notizia. L’agenzia è finanziata per il 44,3% da Paesi dell’Ue, che le danno oltre 520 milioni di dollari l’anno. Gli Usa sono però il singolo Stato che pesa di più sul bilancio dell’Unrwa.

“La buona notizia è che la maggior parte dei Paesi che avevano sospeso i finanziamenti hanno rivisto la propria decisione riprendendo a contribuire, o riavviando il loro contributo all’agenzia. Altri Paesi più ‘riluttanti’ hanno comunque una posizione più morbida. L’unico paese che non contribuirà sono gli Usa, il principale donatore dell’agenzia. Sappiamo che fino a marzo 2025 non ci saranno contributi e quindi dobbiamo trovare il modo di ‘riempire’ questo vuoto. Molti dei miei sforzi sono volti a incoraggiare gli attuali donatori ad aumentare il loro contributo, o a coinvolgere nuovi donatori” ha dichiarato il direttore dell’Unrwa Lazzarini.

I rifugiati palestinesi e le accuse di Israele: cos’è l’Unrwa

L’Unrwa nasce nel 1949 per gestire l’emergenza creatasi dai rifugiati della prima guerra arabo-israeliana. Molti palestinesi infatti si erano spostati dalle zone interne della regione alla Striscia di Gaza e in Cisgiordania, per paura dell’occupazione israeliana o su invito di Egitto e Giordania, che occupavano quelle porzioni di territorio. Parte di loro fuggì anche il Libano e oltre il Giordano, in quella che doveva essere una sistemazione temporanea.

Negli anni successivi però Israele consolidò le conquiste territoriali fatte e i rifugiati palestinesi restarono nei campi profughi, che divennero vere e proprie città. L’Unrwa continuò quindi ad occuparsi di buona parte dei loro bisogni. Anche se è presente in tutti i campi profughi palestinesi, l’Unrwa è molto importante nella striscia di Gaza. La situazione economica particolarmente fragile della regione la rende il principale datore di lavoro e un elemento cruciale per la sopravvivenza di milioni di palestinesi.

A gennaio 2024 il Governo di Israele accusò alcuni dipendenti dell’Unrwa di aver preso parte agli attacchi del 7 ottobre 2023, in seguito ai quali Tel Aviv aveva preso la decisione di invadere la Striscia di Gaza. Successivamente, l’Idf avrebbe anche scoperto un collegamento tra un centro di intelligence di Hamas e un ospedale dell’Unrwa, che sarebbe stato utilizzato come scudo per difendere i tunnel dai bombardamenti.