Il crac Evergrande rischia di provocare un’altra crisi mondiale?

Il colosso immobiliare fa tremare le borse di tutto il mondo e rievoca il fantasma del fallimento della Lehman Brothers, che diede inizio alla crisi del 2008

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Un brivido corre per le borse di tutto il mondo dopo la richiesta di procedura fallimentare protetta presentata da Evergrande al Tribunale di New York e fa tornare alla mente il fallimento della Lehman Brothers, che diede inizio alla crisi mondiale del 2008. Il colosso immobiliare cinese rischia di innescare un effetto contagio nella galassia di fondi fiduciari strettamente connessa con il mercato del mattone del Dragone, già profondamente in crisi.

L’istanza fallimentare

Con sulle spalle un debito da circa 340 miliardi di dollari, equivalente al 2% del Pil cinese e superiore al prodotto interno di Paesi come il Portogallo, la Grecia o la Finlandia, Evergrande ha invocato il cosiddetto “Chapter 15”, procedura che negli Stati Uniti è prevista per le società insolventi straniere quotate a Wall Street, con l’obbiettivo di proteggerle dai creditori nel corso della ristrutturazione del debito.

Il colosso immobiliare cinese ha cercato di dare rassicurazioni sulla propria posizione, precisando che “la società sta portando avanti la sua ristrutturazione del debito offshore come previsto”.

“L’istanza è una normale procedura di ristrutturazione del debito offshore e non comporta istanza di fallimento” è il chiarimento fornito da Evergrande, che ha aggiunto come il ricorso alla Corte di New York tramite il Capitolo 15 del codice fallimentare degli Stati Uniti sia legato agli accordi di ristrutturazione con Hong Kong e le Isole Vergini britanniche (qui abbiamo riportato la richiesta di fallimento protetto da parte di Evergrande).

Alla notizia della richiesta di fallimento le Borse asiatiche hanno reagito negativamente, a partire proprio da quella di Hong Kong, crollata del 2,07%, e di quella di Shenzhen, giù del 1,75%, con perdite registrate anche a Shanghai (1%), Seul (0,61%) e Tokyo (0,43%).

Il sussulto dei mercati ha raggiunto anche l’Europa, seppure più lievemente, dove Francoforte e Londra hanno perso rispettivamente lo 0,65% e lo o,63%, seguite da Piazza Affari (0,42%) e Parigi (0,38%).

Il quadro

Gli effetti sull’Occidente sono stati attenuati dal fatto che il mondo della finanza fosse in allerta da due anni dopo l’insolvenza dichiarata in Cina da Evergrande nel 2021 (qui avevamo parlato della sospensione dei titoli di Evergrande alla Borsa di Hong Kong) ma in caso di fallimento del colosso immobiliare il rischio di un effetto Lehman Brothers sul sistema finanziario cinese potrebbe affondare l’economia del Dragone.

In caso di crisi del secondo colosso economico del mondo, le ripercussioni a livello globale sarebbero inevitabili, e non solo per i Paesi dipendenti dalla Cina o legati ai progetti infrastrutturali della Nuova Via della Seta.

Secondo la Banca d’Inghilterra la situazione del mercato immobiliare cinese “potrebbe avere un impatto sulla stabilità finanziaria del Regno Unito attraverso il commercio o le ricadute finanziarie”.

Nonostante gli investimenti stranieri in Cina siano calati negli ultimi 7 mesi del 4%, i timori serpeggiano nei mercati finanziari rallentando i titoli del greggio e dei petroliferi, del gas, dell’oro, delle banche e del lusso, tra cui diversi italiani ed europei.