Cannabis light, il governo Meloni cambia tutto: dove sarà venduta

Il ministero della Salute riprende un decreto di Speranza e inserisce i prodotti con Cbd nella tabella degli stupefacenti: ecco come acquistarli

Foto di Luca Incoronato

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Il governo Meloni non fa passi indietro sul tema della cannabis light. Da venerdì 22 settembre è fatto assoluto divieto di vendita di prodotti per uso orale a base di cannabidiolo, o com’è meglio noto Cbd. Ciò risulta estratto dalla cannabis e il decreto del ministro alla Salute, Orazio Schillaci, pone il tutto ufficialmente nella tabella delle sostanze stupefacenti. Esiste però un’alternativa al divieto di vendita e di seguito ne parliamo nel dettaglio.

Cbd: addio ai canapa shop

Non si tratta di un’assoluta novità, è bene sottolinearlo. Si era già mosso in questa direzione Roberto Speranza, predecessore di Schillaci al ministero. Il suo atto era però stato congelato nel 2020. Una sospensiva revocata, che di fatto mette la parola fine al prodotto di punta di “canapa shop”. La vendita di prodotti a base di Cbd (ben distinto dal Thc, con effetti psicotropi, ndr) è però avvenuta negli ultimi anni anche in altri locali, come erboristerie e tabaccheria, che dal 22 settembre dovranno interrompere la fornitura.

Leggendo il documento, si scopre come la decisione ministeriale riguardi nel dettaglio “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo”. Il Cbd trova ora spazio nella tabella 2B dei medicinali stupefacenti. Il risultato ultimo non sarebbe quello di vietare la sostanza in sé, quanto di regolamentarne l’uso. Il divieto entrerà in vigore, come detto, il 22 settembre 2023, ovvero 30 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Dove comprare il Cbd

Come detto, il governo di Giorgia Meloni non mira a far sparire del tutto i prodotti a base di Cbd. Si intende però regolamentarne la vendita. È dunque necessario essere in possesso di una ricetta medica per poter ottenere ciò di cui si ha bisogno.

Al di là di quella che è l’opinione pubblica, che spesso erroneamente pone sullo stesso piano Cbd e Thc, considerando come gli effetti siano identici, tali prodotti verranno equiparati a tutti gli effetti a dei farmaci a partire dal 22 settembre. Sono infatti svariate le malattie i cui effetti possono essere alleviati dall’uso di prodotti di vario genere a base di Cbd, come ad esempio l’epilessia, citata proprio nel documento del ministero della Salute. La vendita sarà dunque consentita esclusivamente in farmacia, dietro presentazione di una ricetta del proprio medico curante.

Tutto ciò ha sollevato non poche polemiche, come prevedibile. Una concentrazione al di sotto del 10%, infatti, porta a considerare tali prodotti alla pari di semplici integratori. Si richiede, dunque, un’analisi dettagliata del caso, offrendo così delle differenziazioni che rendano possibile la vendita di determinate sostanze.

L’associazione dei consumatori Aduc dichiara: “Saremo l’unico Paese in Europa a considerare le preparazioni ad uso orale di Cbd come uno stupefacente. Il ministero della Salute ha riesumato un provvedimento sulla canapa di tre anni fa, tanto assurdo da essere stato sospeso a meno di un mese dalla sua emanazione”.

Il Cbd non ha effetto stupecacente, spiega Federcanapa, che sottolinea come la decisione del ministero, concentratosi sui prodotti a uso orale, non impedirà la libera circolazione di alimenti e cosmetici al Cbd, prodotto in altri Paesi d’Europa: “Danneggerà unicamente i produttori italiani”.