Pfas, negli Usa limite zero nell’acqua potabile per salvare milioni di persone

La decisione dell'Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente è passo molto importante per la salute delle persone, Europa e Italia restano a guardare

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Un passo storico per la tutela della salute pubblica negli Stati Uniti: il governo americano ha varato la prima legge federale che definisce limiti stringenti per la presenza di sostanze chimiche pericolose nell’acqua potabile. Il provvedimento, fortemente sostenuto dalla comunità scientifica e da diverse associazioni ambientaliste, mira a ridurre l’esposizione della popolazione ai Pfas (sostanze per- e polifluoroalchiliche), noti anche come “inquinanti eterni” a causa della loro persistenza nell’ambiente e del legame con gravi rischi per la salute, tra cui il cancro.

L’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa) ha fissato un nuovo standard per i livelli di Pfas nell’acqua potabile, abbassando la soglia massima consentita da 70 a 4 parti per trilione (ppt). Un cambiamento significativo che riflette la crescente preoccupazione per gli effetti nocivi di queste sostanze.

Il nuovo quadro normativo impone alle autorità locali e ai fornitori di servizi idrici di monitorare la presenza di cinque tipi di Pfas nell’acqua potabile. Entro tre anni, dovranno completare le loro valutazioni e, in caso di superamento dei limiti stabiliti, saranno obbligati ad installare entro due anni sistemi di filtraggio specifici per la rimozione dei Pfas.

Allarme Pfas, una minaccia invisibile

Le sostanze chimiche sintetiche note come Pfas, utilizzate in vari prodotti di uso quotidiano, dall’igiene personale alla cucina, rappresentano una minaccia per la salute pubblica a causa della loro persistenza nell’ambiente e dei loro potenziali effetti dannosi. Studi hanno dimostrato che i Pfas sono associati a un aumento del rischio di tumori, problemi riproduttivi, cardiaci e alla tiroide oltre a patologie epatiche.

L’Environmental Working Group ha rivelato che oltre 200 milioni di persone negli Stati Uniti sono esposte ad acqua potabile contaminata da Pfas, un problema che sta colpendo anche altre parti del mondo. I Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie confermano la diffusa presenza di queste sostanze nel sangue degli americani.

La definizione di un nuovo standard è stata accolta con favore dagli esperti, come David Andrews dell’Environmental Working Group, che la definisce “storica”. Questo sviluppo normativo segna un passo importante verso la tutela della salute pubblica e la garanzia di acqua potabile sicura, dimostrando un impegno concreto nel contrastare gli effetti dannosi di questi inquinanti emergenti.

Nuovi standard per l’acqua potabile negli Stati Uniti: tutela della salute pubblica e prevenzione

La presenza di sei molecole del gruppo dei Pfas (sostanze poli- e perfluoroalchiliche) nelle acque potabili, come abbiamo appena visto, è associata a numerosi problemi per la salute. Due di queste molecole, il Pfoa (riconosciuto come cancerogeno per l’uomo) e il Pfos (potenziale cancerogeno), hanno un limite fissato dall’Epa pari allo zero tecnico. Con l’implementazione di questo provvedimento, l’agenzia statunitense prevede di ridurre l’esposizione di circa cento milioni di persone ai Pfas nell’acqua potabile nei prossimi anni, prevenendo migliaia di decessi attribuibili a queste sostanze nocive.

Investimenti storici per la tutela dell’acqua potabile contro i Pfas

L’Epa ha recentemente fissato limiti estremamente bassi non solo per il Pfos e il Pfoa, ma anche per il Pfhxs, il Pfna e l’Hfpo-da, noto anche come GenX Chemicals. Inoltre, sono stati stabiliti limiti per le miscele di due o più di questi tre ultimi Pfas, insieme al Pfbs, che ha sostituito il Pfos in numerose applicazioni industriali nel corso degli anni. Questa azione è parte integrante della Pfas Strategic Roadmap dell’Epa.

L’amministrazione Biden ha stanziato una cifra senza precedenti di nove miliardi di dollari per affrontare il problema degli inquinanti persistenti. Questi fondi saranno utilizzati per assistere le comunità nell’affrontare l’inquinamento dell’acqua potabile causato dai Pfas e da altri contaminanti emergenti. A questa somma vanno aggiunti altri 12 miliardi di dollari destinati al miglioramento generale della qualità dell’acqua potabile, compresa la lotta contro i Pfas di nuova generazione.

Il presidente Biden ha posto la lotta contro i Pfas come una priorità assoluta, investendo risorse senza precedenti per affrontare queste sostanze chimiche dannose e proteggere le comunità in tutto il paese. Questo impegno è stato spiegato dall’amministratore dell’Epa, Michael Regan, come una necessità urgente per porre fine alla lunga sofferenza delle comunità a causa dell’acqua potabile contaminata dai Pfas.

Impatto economico e sfide nelle infrastrutture dell’acqua potabile negli Stati Uniti

Gli esperti prevedono che il nuovo standard avrà benefici soprattutto nelle località americane con infrastrutture per l’acqua potabile carenti, ma che avranno difficoltà a coprire i costi dei sistemi di monitoraggio, trattamento e depurazione richiesti dalla normativa.

Secondo le stime dell’Epa, i servizi idrici dovranno sostenere costi annuali fino a 1,5 miliardi di dollari per adeguarsi alle norme federali, mentre alcuni gruppi del settore prevedono che i costi per monitorare e rimuovere i Pfas potrebbero raggiungere i 3,2 miliardi di dollari all’anno.

In una lettera all’Epa, Brandon Farris, vicepresidente per la politica energetica dell’Associazione delle aziende manifatturiere statunitensi, ha sottolineato che il regolamento richiede risorse finanziarie al di là delle capacità delle aziende e dei sistemi idrici pubblici con infrastrutture obsolete. Questo solleva il rischio che la produzione di sostanze critiche possa spostarsi al di fuori degli Stati Uniti, dove le normative ambientali sono meno rigorose.

La legge bipartisan sulle infrastrutture, approvata nel 2021, prevede un finanziamento di 9 miliardi di dollari per affrontare la contaminazione da Pfas. L’Epa ha specificato che un miliardo di dollari di questi fondi sarà destinato a sostenere gli stati nei primi passi della valutazione e del trattamento. Si stima che il 6-10% dei 66.000 sistemi pubblici di approvvigionamento idrico negli Stati Uniti abbia livelli di contaminazione nocivi.

Differenze normative tra Stati Uniti ed Unione europea sui Pfas

Le azioni intraprese dall’Unione Europea sono di natura diversa. Mentre negli Stati Uniti le aziende hanno recentemente convenuto di interrompere l’uso di Pfas nei materiali per imballaggi alimentari, l’Unione Europea ha adottato un approccio più articolato.

Attualmente, il regolamento Ue sugli imballaggi prevede il divieto di utilizzare Pfas a contatto con gli alimenti, in linea con l’accordo americano. In parallelo, il Parlamento europeo ha recentemente confermato un’intesa politica con i governi per rivedere le norme sulla gestione e il trattamento delle acque reflue delle città. Sebbene la presenza di inquinanti chimici, inclusi i Pfas, sarà soggetta a un rigoroso monitoraggio, non sono previsti obblighi specifici in questa fase.

Attualmente, il divieto di produzione riguarda solo alcune sostanze Pfas, come Pfos e Pfoa. Per le altre sostanze Pfas, esistono delle soglie fissate a livello europeo nel 2006, ma queste soglie sono ritenute insufficienti per tutelare la salute umana.

Tuttavia, nel 2023, cinque Paesi europei (Danimarca, Germania, Svezia, Paesi Bassi e Norvegia) hanno presentato una proposta di revisione del Regolamento Reach del 2006 all’Agenzia europea che si occupa della regolamentazione delle sostanze chimiche. Questa proposta mira a vietare l’uso di tutte le sostanze Pfas negli imballaggi alimentari.

È importante sottolineare che l’Europa ha adottato una direttiva nel 2020, che entrerà in vigore nel 2026, che stabilisce limiti per la presenza di Pfas nell’acqua. Il limite per la somma di venti Pfas sarà di cento nanogrammi per litro, mentre per tutti i Pfas sarà di cinquecento nanogrammi per litro.

Iniziativa europea per il controllo dei Pfas

Alcuni stati europei hanno già adottato misure più restrittive rispetto alla direttiva europea, stabilendo limiti per i Pfas fino a cinquanta volte più bassi. La Danimarca, ad esempio, ha imposto un limite di due nanogrammi per litro per la somma di quattro sostanze (Pfoa, Pfos, Pfna e Pfhxs) e ha vietato l’uso di Pfas nei contenitori alimentari. Allo stesso modo, Svezia, Paesi Bassi e la regione belga delle Fiandre stanno adottando misure simili per ridurre la presenza di Pfas nelle acque.

Recentemente, il 4 aprile, la Francia ha deciso di vietare la produzione e la vendita di prodotti non essenziali contenenti Pfas. Il disegno di legge proposto dal deputato ecologista Nicholas Thierry è stato approvato in Parlamento con ampio consenso trasversale, con 187 voti a favore e solo cinque contrari. A partire dal 1 gennaio 2026, i Pfas saranno vietati nei cosmetici, nella sciolina e nella produzione di abbigliamento, ad eccezione di quelli utilizzati per la protezione professionale. Al momento, il divieto non include pentole e altri utensili da cucina, ma potrebbe essere considerato in futuro.

Pfas in Italia: emergenza nazionale fuori controllo, l’appello di Greenpeace per una legge

In Italia, nonostante i casi di contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), come quello del Veneto, non si intravedono provvedimenti significativi per affrontare questa emergenza ambientale e sanitaria. Il ministero della Salute ha fissato limiti di 500 nanogrammi per litro per i Pfoa e 300 nanogrammi per litro per i Pfos nelle acque destinate al consumo umano, ma questi valori sono considerati ancora troppo elevati.

Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna inquinamento di Greenpeace Italia, ha evidenziato la gravità della situazione: “Il Veneto è teatro di uno dei più grandi casi di contaminazione da Pfas al mondo, e Greenpeace Italia ha rilevato la presenza di queste sostanze anche nei corsi d’acqua della Toscana e nelle acque potabili di diversi comuni della Lombardia e del Piemonte, a concentrazioni che, da oggi, negli Stati Uniti sono considerate pericolose per la salute umana.”

Ungherese ha sottolineato l’urgenza di adottare misure severe per limitare l’uso e la produzione di Pfas, seguendo l’esempio degli Stati Uniti. “In Italia – ha spiegato Ungherese –  l’inquinamento da Pfas è un’emergenza nazionale fuori controllo, soprattutto per la mancanza di provvedimenti che limitino l’uso e la produzione di queste sostanze a tutela dell’ambiente e della salute. Il governo Meloni segua l’esempio degli Stati Uniti e adotti subito una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di queste pericolose molecole. Non c’è più tempo da perdere: bere acqua pulita e priva di Pfas è un diritto che le istituzioni devono garantire”.