Il Pablo Neruda “italiano” di Massimo Troisi: l’incrocio a distanza di due geni

L'infinito amore dell'Italia per Pablo Neruda deriva anche dal tocco romantico e geniale de "Il Postino" di Massimo Troisi: due geni a confronto

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Il genio di Pablo Neruda non aveva di certo bisogno de Il Postino per riuscire a ottenere il meritato riconoscimento. È innegabile, però, come il capolavoro di Massimo Troisi, fortemente voluto anche a scapito della propria salute, poi degenerata, lo abbia legato enormemente, nella memoria popolare, all’Italia.

Si tratta di una storia decisamente interessante, che mescola politica, poesia e cinema. Una vicenda che vede, seppur a distanza nel tempo l’uno dall’altro, due geni a confronto, spinti a sfiorarsi nelle differenti poetiche sul piano delle idee.

Pablo Neruda in Italia

Non tutti sanno che, durante il suo esilio, Pablo Neruda visse per un periodo in Italia, precisamente a Napoli. Si divise tra Capri e Ischia, scegliendo località splendide del Sud del mondo, come il suo Cile. Furono diversi i Paesi toccati durante i suoi tanti spostamenti, fino ad approdare un giorno nel Golfo di Napoli. Fu proprio in questa fetta d’Italia, nella fase caprese, che venne pubblicata Los versos del capitan, canto d’amore dedicato a Matilde Urrutia, al tempo conosciuta da poco e destinata al suo fianco fino alla fine.

Il Postino di Massimo Troisi non poteva che poggiarsi sulle spalle di un cileno, Antonio Skarmeta, autore de Il Postino di Neruda. Un testo nato in condizioni complesse a dir poco. Un romanzo scritto durante la dittatura di Pinochet, che l’autore ha realizzato nel tentativo, spiegò, di recuperare almeno nella finzione quel paradiso imperfetto che aveva perduto.

Pablo Neruda secondo Massimo Troisi

In qualche modo il pubblico italiano ha effettuato una fusione del vero Pablo Neruda con quello portato su schermo da Philippe Noiret, affiancato da un immenso Massimo Troisi. Questi, dopo aver letto il romanzo di Skarmeta, volle a ogni costo acquistarne i diritti per realizzarne un film, ben differente sotto numerosi aspetti, ma in grado di restituirne svariate sfumature.

Al dramma che fu di Neruda, che trova ampio spazio nella pellicola, che lo vede spesso mesto, malinconico e nostalgico, si unisce quello del postino Mario, così come del genio Troisi, afflitto da una salute altalenante.

Il suo umile postino si ritrova a essere esaltato dal genio di Neruda, tale da riuscire a individuare anche in un lavoratore analfabeta, con tanti sentimenti e nessun mezzo per esprimerli, il seme della poesia.

Mario riesce così a comporre una poesia in grado di esprimere perfettamente quei sentimenti provati, covati e mai rivolti in maniera chiara alla propria amata. Le parole che mette nero su bianco sono in realtà di Pablo Neruda. Uno dei suoi capolavori, Nuda, sei semplice, tratto da Centro sonetti d’amore:

Nuda sei semplice come una delle tue mani,

liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,

hai linee di luna, strade di mela,

nuda sei sottile come il grano nudo.

 

Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,

hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,

nuda sei enorme e gialla

come l’estate in una chiesa d’oro.

 

Nuda sei piccola come una delle tue unghie,

curva, sottile, rosea finché nasce il giorno

e t’addentri nel sotterraneo del mondo.

 

come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:

la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia

e di nuovo torna a essere una mano nuda.