Con la circolare del 7 maggio 2024, l’Inps riconosce che i nipoti maggiorenni orfani, dichiarati incapaci al lavoro e dipendenti dai nonni, sono inclusi tra coloro che hanno diritto alla pensione di reversibilità.
La nota dell’Istituto chiarisce così una sentenza della Corte Costituzionale del 1999, dove era stato deciso che i nipoti minorenni possono essere equiparati ai figli se sono a carico dei nonni, anche se i genitori sono presenti.
Cos’è la pensione di reversibilità
La pensione ai superstiti è un trattamento pensionistico concesso ai familiari sopravvissuti in caso di decesso del pensionato o dell’assicurato, chiamato rispettivamente pensione di reversibilità e indiretta.
La pensione di reversibilità consiste in una percentuale della pensione dell’assicurato deceduto, quella indiretta è erogata quando l’assicurato ha accumulato almeno 15 anni di contributi e assicurazione o almeno 5 anni di contributi e assicurazione, di cui almeno 3 anni nel quinquennio precedente la data del decesso.
Questa particolare pensione può essere assegnata al coniuge, ai figli e ai loro equivalenti. In assenza di questi, potrebbe essere attribuita ai fratelli celibi e alle sorelle nubili dell’assicurato o del pensionato, a patto che al momento del decesso di quest’ultimo essi siano inabili al lavoro, non beneficiari di una pensione diretta o indiretta e dipendenti finanziariamente dal lavoratore deceduto. Prima la normativa non prevedeva in nessun caso l’assegnazione della pensione di reversibilità o indiretta ai nipoti.
La nota dell’Inps che cambia tutto
Secondo l’Inps, “la presenza di uno o entrambi i genitori non è un ostacolo al riconoscimento del diritto alla pensione di reversibilità, a condizione che sia accertata l’incapacità dei genitori di sostenere i figli, non avendo alcuna attività lavorativa e non beneficiando di alcun reddito”.
Quindi, se i genitori non sono in grado di provvedere economicamente ai figli e questi erano a carico dei nonni, alla morte di questi ultimi i nipoti hanno diritto alla stessa quota di pensione di reversibilità spettante ai figli (70% in assenza del coniuge). Questo principio si applica anche ai minori di 21 anni se sono studenti, e ai minori di 26 anni nel caso siano studenti universitari.
Nonostante siano passati molti anni dalla sentenza, fino ad oggi il diritto alla pensione di reversibilità era stato negato ai nipoti maggiorenni e incapaci di lavorare del defunto pensionato, anche se risultavano a suo carico al momento della morte. Un’esclusione percepita da molti come una forma di discriminazione, tanto che la questione è stata portata davanti alla Corte Costituzionale.
Le nuove regole
I nipoti maggiorenni per rientrare tra i destinatari diretti della pensione di reversibilità devono essere a carico del pensionato al momento del suo decesso ed incapaci di lavorare. I nipoti vengono così equiparati ai figli in tutte le circostanze e diventano beneficiari della pensione di reversibilità se erano a carico del nonno o della nonna al momento della morte e soddisfano uno dei seguenti criteri:
- Sono minori.
- Sono maggiorenni e frequentano scuole o corsi di formazione professionale entro i 21 anni di età (entro i 26 anni nel caso di studenti universitari).
- Sono maggiorenni e incapaci di lavorare, indipendentemente dall’età.
Non è necessario che il nipote (sia minore che maggiorenne) sia convivente con il defunto al momento della sua morte. Tuttavia, come specificato dall’Inps in un’altra circolare del 18 novembre 2015, in caso di non convivenza, oltre alla dimostrazione di non autosufficienza economica, è necessario provare il mantenimento abituale da parte dell’ascendente.
Come cambiano ora i pagamenti Inps
Nella circolare, l’Inps fornisce inoltre istruzioni su come procedere nel caso in cui in passato sia stata respinta una domanda di pensione di reversibilità presentata per conto di un nipote maggiorenne incapace di lavorare. Le domande precedentemente respinte devono essere riesaminate su richiesta degli interessati. La pensione sarà quindi retroattiva alla prima data possibile, ma tale retroattività sarà limitata dalla prescrizione (cinque anni) e dalla decadenza.
Ma attenzione, perché il riconoscimento della reversibilità ai nipoti comporterà un ricalcolo delle pensioni precedentemente riconosciute a favore di altre categorie di superstiti. Con l’aggiunta del nipote, infatti, la pensione di reversibilità assegnata al coniuge o ai figli deve essere ricalcolata secondo le aliquote di legge, con effetto dalla data di decorrenza originaria.
Se dal ricalcolo emerge che gli altri familiari superstiti hanno beneficiato di un importo maggiore rispetto a quello spettante, l’eccesso non sarà richiesto indietro dall’Inps, ma la pensione sarà revocata per quelle categorie di superstiti la cui percezione risulterà incompatibile con quella dei nipoti, ossia i genitori o i fratelli e sorelle del defunto. Anche in questo caso, tuttavia, le somme già erogate non dovranno essere restituite.