Si fa un gran parlare del taglio al cuneo fiscale ma, statistiche e confronti con precedenti manovre a parte, proviamo a capire cosa cambierà nel concreto per i lavoratori.
Giunge in soccorso il lavoro svolto dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Commercialisti. Sono state infatti svolte alcune simulazioni, pubblicate da Il Messaggero, che hanno posto in risalto quelle che sono le categorie di lavoratori che beneficeranno maggiormente dall’operato del governo Meloni. In pratica, ecco quali carriere oggi conviene un po’ di più perseguire.
Taglio al cuneo fiscale: cosa cambia
Nella Giornata dei Lavoratori, l’1 maggio, il Consiglio dei ministri ha deciso il taglio del cuneo fiscale, il che comporterà un aumento degli stipendi compreso tra i 48 e i 65 euro (cifra netta, ndr). Le simulazioni condotte dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Commercialisti aiutano a comprendere la portata dell’intervento, nel suo dettaglio.
Un lavoro svolto incrociando quelle che sono le retribuzioni medie dei dipendenti pubblici con i dati dell’intervento governativo sul cuneo, con riduzione di altri quattro punti percentuali per chiunque vanti guadagni fino a 35mila euro lordi annui.
Un beneficio che andrà a toccare 2.2 milioni di dipendenti impegnati nel Pubblico impiego sull’intero territorio italiano. Sguardo rivolto però anche ai ministeri ma non ai politici, bensì a quelli che vengono generalmente definiti operatori, dai generici assistenti agli uscieri.
Nel primo caso si registra uno stipendio medio annuo lordo di 24.980 euro, che comporterebbe un aumento netto mensile di 54.8 euro. Cifra che va a sommarsi ai 41 euro circa del precedente taglio, per un totale di poco meno di 96 euro. Nel secondo caso, invece, si registra un’entrata annua lorda pari a 29.258 euro, stando alla media stilata. In questo caso l’aumento sarà di 61.6 euro.
Taglio del cuneo fiscale: i dipendenti più avvantaggiati
L’analisi condotta per valutare fino in fono il taglio al cuneo fiscale voluto dal governo Meloni ha volto lo sguardo anche verso l’Agenzia delle Entrate e altre del settore. In questo ambito gli stipendi sono generalmente più elevati, il che spinge verso un beneficio dal taglio alquanto ridotto, in relazione a poche centinaia di soggetti.
I dipendenti più avvantaggiati nel settore pubblico sono impegnati nell’ambito scolastico e sanitario, nello specifico insegnanti e infermieri. Nel primo caso la retribuzione annua lorda è in media di 29.834 per più di 1.17 milioni di insegnanti. A loro andranno 58.5 euro d’aumento netto mensile, sommati ai 32.7 già in vigore.
Leggermente superiore, invece, il miglioramento di stipendio per gli infermieri, che in media guadagnano 31.623 euro annui e riceveranno 59.4 euro in più in busta paga. La cifra più alta in assoluto, pari a 64.9 euro mensili netti, spetterà ai dipendenti degli enti pubblici non economici. Parliamo ad esempio di Inail e Inps, che vantano retribuzione più elevate della media ma, al tempo stesso, al di sotto dei 35mila euro annui. La cifra nello specifico è di 34.573 euro lordi annui.
Il processo avviato dal governo Meloni avrà vita breve, restando in vigore per un totale di sei mesi e, va sottolineato, non comprenderà la tredicesima mensilità. In dubbio la riconferma nel 2024, per la quale serviranno trovare fondi per un totale di 10 miliardi di euro.