Il ministero dell’Università e della Ricerca sta lavorando all’erogazione di borse di studio e incentivi che, destinati alle Università italiane e alle imprese, puntano all’inserimento lavorativo di quasi 19 mila giovani. Si tratta, nello specifico, di fondi in arrivo all’Italia grazie al PNRR (qui i soldi in arrivo all’Italia), che saranno utilizzati per sbloccare le assunzioni, favorendo la collaborazione tra pubblico e privato.
I nuovi fondi in arrivo e le assunzioni previste
I dati sui fondi PNRR a disposizione sono stati forniti dall’OReP – l’Osservatorio sul Recovery Plan – uno strumento di conoscenza, proposta e monitoraggio del PNRR, promosso dal Dipartimento di Economia e Finanza dell’Università di Roma Tor Vergata e da Promo PA Fondazione.
Tale monitoraggio ha come scopo quello di “valutare il complesso percorso del piano, dall’elaborazione fino alla parte attuativa, dal punto di vista e nell’interesse dei beneficiari finali, istituzioni ed enti sul territorio nonché cittadini e imprese, nelle loro componenti associative”.
Proprio in quest’ottica, e con questi propositi, mercoledì 1 marzo l’OReP ha annunciato che l’intenzione è quella di finanziare – nel 2023 – ben 18.770 borse di dottorato per l’avvio al lavoro, che interesseranno le Università italiane, attraverso fondi pari a 726 milioni di euro, messi a disposizione dell’Italia.
Incentivi a chi assume
Il piano di intervento, in questo settore, non finisce qui, anzi, per certi versi è già stato avviato e mira a protrarsi ancora per un po’.
Infatti, per incentivare la collaborazione tra Università e imprese, a metà febbraio è stato introdotto un esonero contributivo a favore delle imprese che finanziano l’attivazione di dottorati innovativi e assumono a tempo indeterminato personale in possesso del titolo di dottore di ricerca formatosi con borse PNRR oppure ricercatori. L’esonero sarà applicato per 24 mesi a partire dal 1° gennaio 2024, con un massimo di 7.500 euro a assunzione, con un tetto di due posizioni attivabili per ciascun dottorato finanziato.
Inoltre, il Ministero dell’Università – ha comunicato l’OReP – sta predisponendo una piattaforma dedicata per agevolare l’incontro tra le Università e le imprese e incentivare la ricerca comune dei dottorati. “La speranza è che possa essere attivato un numero elevato di borse”, si legge nella nota ufficiale rilasciata il primo marzo.
Come verranno assegnati i fondi PNRR?
Non si sa ancora molto su come verranno assegnati i fondi PNRR alle Università per questo particolare progetto ma, tenendo conto che non si tratta di un’iniziativa unica, perché già nell’aprile 2022 il precedente governo aveva approvato due decreti per per 7.500 borse di dottorato finanziati dai fondi PNRR, è plausibile credere che le procedure non si discosteranno da quelle precedenti.
L’11 aprile 2022, sono stati pubblicati sul sito del ministero dell’Università e della Ricerca due decreti, firmati dall’ex ministro Maria Cristina Messa, sui dottorati di ricerca finanziati con investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza: 300 milioni di euro di investimenti sono previste borse per dottorati di ricerca PNRR, per la pubblica amministrazione, il patrimonio culturale, per programmi dedicati alle transizioni digitali e ambientali e per dottorati industriali.
Si trattava, in tutto, di 7.500 borse previste per l’anno accademico 2022/2023, per attività che dovevano essere avviate entro il 31 dicembre dell’anno in corso. In particolare:
- 5.000 borse per dottorati innovativi erano destinate a rispondere ai fabbisogni delle imprese e promuovere l’assunzione dei ricercatori da parte di queste ultime;
- 1.200 erano state riservati ai dottorati di ricerca rientranti, comunque, negli ambiti di interesse del PNRR;
- 1.000 per dottorati per la Pubblica Amministrazione, 200 per il patrimonio culturale e 100 per dottorati in programmi dedicati alle transizioni digitali e ambientali.
In entrambi i decreti, le risorse erano assegnate alle università statali e non statali legalmente riconosciute, incluse le università telematiche, e agli Istituti universitari a ordinamento speciale (Gran Sasso Science Institute, la Scuola IMT Alti Studi Lucca, la Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia, la Scuola Normale Superiore di Pisa, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste).
Sempre entrambi i decreti, poi, prevedevano la possibilità di usare le borse assegnate sia per potenziare corsi di dottorato già esistenti sia per attivarne di nuovi, in forma singola o in consorzi, anche nell’ambito di dottorati di interesse nazionale. È probabile, quindi, che anche quest’anno i fondi vengano utilizzati per stabilizzare i precari con dei contratti di assunzione ma anche per per l’avvio di nuovi percorsi, sempre in ambito ricerca e istruzione.
L’obiettivo di queste misure rimane comunque quello di aumentare, promuovere e valorizzare l’alta formazione e la specializzazione post-laurea (qui, a proposito, le lauree più richieste), innovando i percorsi di dottorato e promuovendoli anche all’interno delle amministrazioni pubbliche e nel patrimonio culturale, supportando così queste realtà verso una maggiore digitalizzazione, verso la “cultura dell’innovazione” e l’internazionalizzazione.