Emergenza caldo: le misure allo studio. Sindacati propongono stop con 33 gradi

E' quanto emerge dopo l'ìncontro con il Ministro Calderone al Ministero del Lavoro. Allo studio un protocollo congiunto. Ipotesi bollino di allerta

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Redazione

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Le misure vigenti di tutela dai picchi di calore, che stanno facendo anche impennare i ricoveri ospedalieri, e la possibilità offerta dall”INPS di chiedere la cassa integrazione ordinaria se si superano i 35 gradi,  non sono sufficienti a far fronte all’attuale caldo record. Per questo la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone ha incontrato associazioni datoriali e sindacati, nel tentativo di trovare soluzioni per far fronte all’emergenza caldo che impatta sul mondo del lavoro, e un nuovo incontro è programmato per lunedì prossimo.

I temi sul tavolo

Maggiori controlli, task force per la comunicazione delle misure di prevenzione del rischio, protocollo condiviso per la modifica dei modelli organizzativi. Questi i temi sul tavolo del primo incontro in videocollegamento che è stato l’occasione per dare un “check up” delle misure. Sono state, infatti, passate in rassegna le misure vigenti di tutela dai picchi di calore e valutate eventuali nuove iniziative.

Le richieste dei sindacati

Forte il pressing dei sindacati per misure più nette. La Uil ha chiesto “un decreto immediato che fermi le attività lì dove si superino i 32/33 gradi“, sottolineando anche come non ci sia tempo per proseguire il confronto e arrivare a un eventuale protocollo. Per la Cgil servono “interventi immediatamente operativi” perché “la situazione è ad alto rischio”. La Cisl giudica invece positiva la proposta della ministra “di procedere speditamente alla definizione di un protocollo trilaterale, riconvocando il tavolo lunedì prossimo per approfondire e definire le possibili intese”. E tra i possibili strumenti di aiuto contro l’emergenza figura anche il progetto coordinato da Cnr e Inail sui bollini rossi di allerta caldo per la salute dei lavoratori. Si tratta di una mappa del rischio che fornisce una classificazione in base ad aree geografiche, di tre giorni in tre giorni, con le ore da evitare per tipologia di lavori, dai più pesanti, attività fisica intensa, a quelli più leggeri, attività fisica moderata.

La linea del ministero del Lavoro

“Stiamo affrontando oggi un’emergenza che si è già verificata nelle scorse estati. Ci proponiamo di intervenire potenziando gli strumenti già esistenti e disegnando ulteriori strategie che, oltre all’intervento normativo, prevedano anche il coinvolgimento delle parti sociali nell’adozione di buone prassi e di interventi organizzativi capaci di rendere più efficace il presidio della sicurezza dei lavoratori e tutelino la loro salute – ha spiegato in una nota la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali al termine del tavolo sull’emergenza caldo –. L’obiettivo  è la gestione integrata dell’emergenza caldo di oggi attraverso modifiche sui modelli organizzativi capaci di fronteggiare le future crisi dovute ai cambiamenti climatici. Possibile anche un potenziamento dello smart working che però non convince i sindacati. Il ministero si è reso disponibile a collaborare alla stesura di un protocollo congiunto con le parti sociali, in cui affrontare i temi dell’organizzazione del lavoro, delle misure e delle buone prassi da adottare per combattere l’emergenza caldo, con la fornitura di Dpi ad hoc e supporti anticalore. Il ministero, inoltre, effettuerà anche una valutazione su interventi prospettati nel corso della riunione, che richiedono interventi normativi ulteriori, come per esempio la gestione ad ore della cassa integrazione ordinaria in tutti i settori”.