Decreto agricoltura, freno sul fotovoltaico e a rischio gli obiettivi climatici

La normativa potrebbe bloccare l'installazione di nuovi impianti, compromettendo gli obiettivi di decarbonizzazione per il 2030, sia a livello nazionale che europeo

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Il decreto legge relativo agli aiuti all’agricoltura è stato approvato, incorporando una vasta gamma di disposizioni che includono anche normative riguardanti l’ex Ilva di Taranto. Questo provvedimento, elogiato da Francesco Lollobrigida come “estremamente importante”, è stato sottoposto all’attenzione del Consiglio dei ministri durante la riunione del 6 maggio. Non sono emerse tensioni all’interno del governo Meloni, nonostante fossero stati segnalati alcuni contrasti tra il cognato della Presidente del Consiglio e il Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. La questione controversa riguardava la restrizione sui pannelli fotovoltaici, con l’indicazione che il rappresentante di Forza Italia e i suoi uffici non fossero stati coinvolti nella decisione di bloccare le nuove installazioni di moduli fotovoltaici a terra sui terreni agricoli. Alla fine, si è optato per una limitazione parziale, consentendo nuove installazioni di pannelli fotovoltaici solo su terreni coltivati e sollevati da terra, in modo da non ostacolare l’attività agricola sottostante.

Limitazioni dell’installazione di fotovoltaico a terra: dichiarazioni del Ministro dell’Agricoltura

Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha enfatizzato che il decreto mira a porre fine all’installazione incontrollata di impianti fotovoltaici a terra, intervenendo in modo pragmatico per preservare determinate aree. Lollobrigida ha specificato che il divieto sarà limitato alle aree produttive, consentendo ad esempio la produzione energetica nelle cave. Ha inoltre assicurato che verranno tutelati i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), i quali non saranno messi in discussione in nessun modo.

Limitazioni e opportunità nello sviluppo delle rinnovabili

Il compromesso individuato vieta l’installazione di pannelli fotovoltaici a terra nei terreni produttivi. Tuttavia, vengono create nuove opportunità per lo sviluppo delle energie rinnovabili in altre aree, come cave o miniere dismesse. Inoltre, si consentirà l’installazione di impianti fotovoltaici nei terreni di proprietà del gruppo FS (Ferrovie dello Stato) o dei gestori aeroportuali. Anche gli impianti industriali o gli stabilimenti produttivi potranno ospitare nuovi impianti fotovoltaici, compresi quelli situati entro un perimetro di 500 metri da tali ambienti o stabilimenti.

È stato anche dato il via libera per l’installazione di nuovi impianti green nelle aree adiacenti alla rete autostradale, entro una distanza di 300 metri. Inoltre, sarà possibile realizzare nuovi impianti sulle aree in cui già esistono impianti per il rifacimento, la modifica o la revisione, senza ulteriore occupazione di suolo.

Riformulazione per salvaguardare i procedimenti autorizzati e gli investimenti del Pnrr

Il Ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin, ha chiarito che la riformulazione del decreto è stata frutto del lavoro dei tecnici al fine di garantire la salvaguardia dei procedimenti già autorizzati. Tuttavia, ha sottolineato che sarà necessaria una procedura per valutare cosa includere e cosa escludere. Fratin ha poi aggiunto che il decreto protegge gli investimenti previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), in particolare quelli legati alle comunità energetiche rinnovabili. Ha assicurato che ciò non influirà sull’obiettivo del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec) al 2030, che prevede un aumento significativo della capacità solare. Il Ministro ha previsto che gran parte di questa capacità sarà fornita dal fotovoltaico nelle aree agricole, occupando circa lo 0,35% della superficie agricola totale, secondo i piani del Ministero dell’Ambiente e della Transizione Ecologica (Mase).

Agrivoltaico sì, pannelli a terra no: Lollobrigida ribadisce la sua linea

Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha ribadito con fermezza il principio che regola l’installazione di impianti fotovoltaici nel settore agricolo. Si conferma il via libera esclusivamente all’agrivoltaico, ovvero all’installazione di pannelli solari sui tetti delle stalle, sulle serre e sui fabbricati agricoli. Gli impianti sui terreni possono essere ammessi solo se posti ad un’altezza tale da non interferire con la produzione agricola. Lollobrigida ha chiarito che i pannelli solari possono anche fungere da protezione dalle radiazioni solari e dalle intemperie per le coltivazioni sottostanti. Per quanto riguarda gli impianti a terra, il Ministro ha sottolineato che sarebbe necessario cambiare la destinazione d’uso dei terreni, in quanto non sarebbe possibile ottenere o mantenere i benefici previsti per i terreni agricoli destinandoli a un’attività diversa, come la produzione di energia.

“Misure per l’agricoltura: stop al fotovoltaico selvaggio e sostegno alle imprese”

In un post sui social, Giorgia Meloni ha annunciato una serie di misure per il settore agricolo. Tra queste, lo stop al fotovoltaico senza regole per evitare il consumo di suolo agricolo e la promozione di energia pulita. Inoltre, sono previsti aiuti alle imprese in difficoltà con la moratoria sui mutui e il sostegno alle filiere, 130 milioni di euro di credito d’imposta per chi investe nel Mezzogiorno e sgravi contributivi e fiscali per i lavoratori agricoli nelle zone alluvionate. La premier ha anche annunciato controlli più rigidi e norme più efficaci contro la concorrenza sleale, nonché misure per contrastare la siccità e le emergenze sanitarie e climatiche.

Cia-Agricoltori Italiani, prime risposte concrete per le esigenze del settore

Il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, esprime parere favorevole sul Decreto Agricoltura, definendolo una risposta alle emergenze più urgenti del settore agricolo. Tuttavia, sottolinea la necessità di includere Granaio Italia, auspicando un’immediata azione parlamentare per il suo reintegro. Fini commenta il decreto all’indomani della presentazione a Palazzo Chigi, notando che, nonostante l’attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, già si intravedono le prime risposte concrete alle esigenze agricole.

Tra le misure apprezzate vi sono il sostegno al credito attraverso la moratoria, le risorse aggiuntive destinate a kiwi e cereali, i ristori per flavescenza e peronospora, nonché l’impegno per contrastare la proliferazione dei cinghiali, compreso l’intervento dell’esercito per fronteggiare la PSA. Fini accoglie positivamente anche la regolamentazione del fotovoltaico a terra, purché non ostacoli le attività agricole.

Legambiente chiede la sospensione del decreto sulle energie rinnovabili

Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, ha chiesto lo stop al decreto che vieta in modo generico di installare i pannelli solari sui terreni agricoli e che trasferisce il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari (Cufaa) dell’Arma dei carabinieri dal ministero dell’Ambiente a quello dell’Agricoltura. Secondo Ciafani, il provvedimento non affronta le vere cause dell’incessante consumo di suolo agricolo, causato soprattutto dalle nuove edificazioni, e dà luogo a una sorta di smantellamento del Cufaa che rischia di pregiudicare seriamente l’attività di contrasto della criminalità ambientale nel nostro Paese.

Ciafani denuncia due gravi pericoli che si nascondono nel testo del decreto. In primo luogo, il divieto di installare i pannelli solari sui terreni agricoli è una norma senza senso, che non risolve il problema dell’eccessivo consumo di suolo. Inoltre, l’articolo in questione della bozza di decreto è pericolosamente onnicomprensivo, vietando il fotovoltaico a terra anche nelle aree classificate come agricole dove non si dovrebbe o non si può coltivare, come ad esempio la “solar belt”, i terreni all’interno dei siti di interesse nazionale (SIN) e regionale (SIR) da bonificare, quelli accanto alle autostrade e alle ferrovie, e le aree agricole dove ci sono le cave.

Ciafani sottolinea che la diffusione delle rinnovabili non è in antitesi con l’agricoltura, anzi è di grandissimo interesse anche per il mondo agricolo, che paga le bollette impazzite a causa delle speculazioni sul gas ed è tra le prime vittime della crisi climatica. Esistono soluzioni avanzate come l’agrivoltaico innovativo e quello più tradizionale, con i filari di pannelli molto distanziati, che garantiscono da tempo la convivenza tra la produzione agroalimentare ed energetica. Per questi motivi, Ciafani fa appello alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni affinché sospenda l’approvazione del decreto.

Legambiente propone soluzioni concrete contro il consumo di suolo

Ciafani ha espresso la sua preoccupazione per il consumo di suolo in Italia, definendolo “una vera emergenza da affrontare con serietà“. Se il governo Meloni vuole davvero fermare la perdita di terreni agricoli, come auspicato da ambientalisti e agricoltori, deve approvare al più presto una norma specifica, anche utilizzando il decreto legge vista l’urgenza. La soluzione dovrebbe favorire la rigenerazione urbana e semplificare gli abbattimenti e le ricostruzioni degli edifici esistenti, a partire da quelli nelle aree a rischio idrogeologico, esteticamente più brutti e quelli che necessitano di un miglioramento dell’efficienza energetica e della sicurezza sismica. Ciafani sottolinea che questa soluzione è ormai condivisa anche dalle imprese edili e critica l’approccio del decreto, che “indica la luna ma poi guarda il dito”.

Smantellamento del Cufaa: un grave errore

Ciafani ha inoltre espresso la sua contrarietà allo smantellamento del Cufaa, il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei carabinieri, che rappresenta la più importante polizia ambientale a livello internazionale. Spezzettarlo tra diversi ministeri, trasferendolo in larga parte al ministero dell’Agricoltura e lasciando al ministero dell’Ambiente la dipendenza del solo Comando Tutela Ambientale e Sicurezza Energetica, come previsto dal decreto, sarebbe un grave errore. I due principali Comandi del Cufaa in termini di personale (Tutela forestale e parchi e Tutela della Biodiversità, con oltre 6.000 unità su 7.000 complessive) svolgono infatti attività strettamente collegate alle deleghe assegnate al ministero dell’Ambiente. I Nipaf (Nuclei investigativi di polizia ambientale e forestale) presenti su tutto il territorio, insieme ai Nuclei operativi ecologici, rappresentano un presidio insostituibile nella prevenzione e repressione della criminalità ambientale e dell’ecomafia.

Ciafani ha concluso sottolineando che il decreto rischia di compromettere la priorità della tutela ambientale nel lavoro delle istituzioni. Questa perdita non è sostenibile per il Paese, specialmente considerando la necessità di evitare il rischio di illegalità e infiltrazioni criminali nell’ambito dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Preoccupazione per il blocco degli impianti fotovoltaici agricoli

Il Coordinamento Free (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica), composto da oltre 25 associazioni nazionali di impresa e ambientaliste, esprime forte preoccupazione per il decreto Agricoltura che potrebbe ostacolare lo sviluppo di impianti fotovoltaici su terreni agricoli. Molti progetti fotovoltaici rischiano di essere bloccati, compromettendo gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 stabiliti a livello nazionale ed europeo. Questo potrebbe portare l’Italia a essere soggetta a una procedura di infrazione comunitaria e a non poter utilizzare i fondi previsti dal Pnrr per la transizione energetica. Il Coordinamento Free ha espresso queste preoccupazioni in una lettera aperta indirizzata alla Premier Giorgia Meloni.

Contraddizioni nel decreto Agricoltura e impatto sulle energie rinnovabili

“È sorprendente constatare – scrive il Coordinamento Free – che il decreto Agricoltura contenga una norma che va in netta controtendenza con l’obiettivo recentemente sottoscritto dall’Italia e dalle altre sei nazioni del G7 Ambiente, Clima ed Energia di triplicare le energie rinnovabili entro il 2030″.

Secondo l’Associazione, questa disposizione appare anche contraddittoria rispetto alle indicazioni presenti nella bozza del Decreto Aree Idonee, la cui pubblicazione era prevista entro giugno 2022. Inoltre, metterebbe in discussione persino l’obiettivo di sviluppo del fotovoltaico al 2030 delineato nella bozza del Piano Nazionale Integrato Energia Clima, già considerato troppo timido e inadeguato alle sfide attuali.

“Va sottolineato – prosegue il Coordinamento Free – che la trasparenza normativa eliminerebbe qualsiasi conflitto tra lo sviluppo delle rinnovabili e la tutela agricola. Al contrario, la transizione energetica rappresenta la soluzione strutturale per contrastare l’emergenza climatica, che sta già influenzando pesantemente il settore agricolo. È importante considerare che triplicare le installazioni rinnovabili richiederebbe meno dell’1% delle aree agricole italiane, mentre per raggiungere l’obiettivo del REPowerEU sarebbe sufficiente lo 0,5% dei terreni agricoli“.

Le fonti rinnovabili rappresentano le risorse energetiche più abbondanti, competitive ed efficaci per garantire l’indipendenza energetica del Paese e la stabilità dei prezzi dell’elettricità. Nel solo anno 2022, il parco rinnovabile ha permesso ai cittadini italiani di risparmiare circa 25 miliardi di euro, riducendo il ricorso ai combustibili fossili per il fabbisogno energetico.

L’importanza degli impianti fotovoltaici a terra per ridurre i costi dell’energia

Per ridurre il costo dell’energia elettrica a vantaggio di famiglie e imprese, è necessario realizzare anche impianti rinnovabili a terra di medie e grandi dimensioni. L’elettricità prodotta con gli impianti fotovoltaici utility scale, infatti, costa circa un terzo rispetto a quella generata dagli impianti fotovoltaici residenziali sui tetti.

L’Italia ha le competenze e le tecnologie per diventare leader nella produzione di energia rinnovabile. La filiera è pronta a crescere, creare nuovi posti di lavoro e consolidare la capacità produttiva nazionale. Ma per farlo serve un quadro normativo stabile e favorevole.

Lo stop ai nuovi progetti fotovoltaici è un ostacolo alla nostra indipendenza energetica e alla lotta al cambiamento climatico. “In un momento di tensioni geopolitiche e di incertezza sugli approvvigionamenti energetici – scrive il Coordinamento FREE – non possiamo permetterci di rinunciare a questa importante fonte di energia pulita e conveniente”.

L’Associazione si auspica che si possa avviare un dialogo costruttivo su questi temi, essenziali per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, coinvolgendo noi e le associazioni di categoria che rappresentiamo.