Pensioni, per chi potrebbe scattare l’aumento delle tasse

Per i contribuenti che vedranno aumentare le loro pensioni minime potrebbe, di contro, verificarsi un aumento delle tasse da versare, già a partire da novembre

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Redazione

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Per i contribuenti che vedranno aumentare le loro pensioni potrebbe, già a partire da novembre, verificarsi un aumento delle tasse. Il sistema di rivalutazione degli assegni, infatti, non esclude dal versamento dell’Irpef. Questo vuol dire che, superati determinati limiti Isee, anche le imposte potrebbero accrescere proporzionalmente.

Aumento pensioni grazie alla rivalutazione: come funziona

L’aumento degli assegni pensionistici non è una novità. Ogni anno, infatti, un sistema permette di adeguare le pensioni al tenore di vita, tenendo conto dell’indice dell’aumento dei prezzi Istat. La novità, questa volta, ha a che fare con i tempi. Con l’inflazione sempre più incalzante e il fenomeno caro prezzi diventato quasi ingestibile (qui le app che aiutano a risparmiare), il governo ha infatti deciso di anticipare la rivalutazione delle pensioni a novembre. Il conguaglio, quindi, vedrà alcuni assegni previdenziali aumentare, ad eccezione delle:

  • prestazioni a carico delle assicurazioni facoltative (VOBIS, IOBIS, VMP, IMP), delle pensioni a carico del fondo clero ed ex ENPAO (CL, VOST), dell’indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale (INDCOM), che vengono perequate singolarmente;
  • prestazioni a carattere assistenziale (AS, PS, INVCIV) e delle pensioni che usufruiscono dei benefici previsti per le vittime di atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice, di cui alla legge 3 agosto 2004, n. 206, che vengono rivalutate singolarmente e con criteri propri;
  • prestazioni di accompagnamento a pensione (027-VOCRED, 028-VOCOOP, 029-VOESO, 127–CRED27, 128–COOP28, 129–VESO29, 143–APESOCIAL, 198-VESO33, 199-VESO92, 200-ESPA), che non vengono rivalutate per tutta la loro durata;
  • pensioni di vecchiaia in cumulo a formazione progressiva, per le quali non siano stati utilizzati tutti i periodi assicurativi accreditati presso le gestioni di cui all’articolo 1, comma 239, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, come modificata dall’articolo 1, comma 195, della legge 11 dicembre 2016, n. 232.

L’importo di perequazione eventualmente spettante sul trattamento complessivo viene ripartito sulle pensioni in misura proporzionale, con le modalità illustrate nella circolare n. 102 del 6 luglio 2004 (qui il documento consultabile).

La percentuale di aumento per variazione del costo della vita si applica:

  • per intero sull’importo di pensione non eccedente il triplo del minimo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti;
  • per le fasce di importo comprese tra il triplo e il quintuplo del minimo la percentuale di aumento è ridotta al 90%;
  • per le fasce d’importo eccedenti il quintuplo del minimo la percentuale di aumento è ridotta al 75%.

Dal 1° gennaio 2022, invece,  l’indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato secondo il meccanismo stabilito dall’articolo 34, comma 1, della legge n. 448 del 23 dicembre 1998, ovvero:

  • nella misura del 100% per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici fino a quattro volte il trattamento minimo Inps;
  • nella misura del 90% per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra quattro e cinque volte il trattamento minimo Inps;
  • nella misura del 75% per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici superiori a cinque volte il predetto trattamento minimo.

Di quanto aumentano le pensioni e chi rischia di pagare più tasse

Con la circolare n. 15 del 28 gennaio 2022 è stato comunicato che la variazione percentuale ai fini della perequazione automatica delle pensioni, calcolata dall’ISTAT, è stata pari all’1,90%. Tale valore rappresenta l’indice di perequazione automatica da attribuire alle pensioni, in via definitiva, per l’anno 2022. Conseguentemente, si è proceduto al conguaglio da perequazione rispetto al valore dell’1,70% utilizzato in sede di rinnovo per l’anno 2022.

Proprio a ottobre, con apposita circolare (e prima degli aumenti di novembre, qui il calendario dei pagamenti), l’Inps ha reso noti i valori definitivi per l’anno 2022 (qui la tabella).

L’aumento delle pensioni, ovviamente, riguarda anche (e soprattutto) gli importi più bassi. A subire un incremento, quindi, saranno anche le pensioni minime. Il paradosso è che, con un importo maggiore, le tasse potrebbero proporzionalmente aumentare. In particolare, con la rivalutazione della pensione, rischia di pagare maggiori imposte chi:

Ad oggi, nulla è dovuto ai fini impositivi da chi ha un reddito minore a 8.145,00 euro (no tax area), ovvero chi non rientra nemmeno nel primo scaglione Irpef. Resta fermo che, anche una volta superato questo limiti, continuano a valere per i redditi bassi tutte le altre agevolazioni che invece il sistema previdenziale assicura. Bonus sociali, assegni previdenziali, reddito o pensione di cittadinanza laddove il soggetto e/o la famiglia risulta essere in possesso dei requisiti richiesti.