Call center in appalto Tim in rivolta, sciopero previsto il 18 marzo

Sindacati preoccupati per quattro aziende di call center che lavorano per Tim. Le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno annunciato uno sciopero per il 18 marzo

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Problemi per il settore dei call center in appalto di Tim, con i sindacati delle Tlc Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil che segnalano una situazione critica e annunciano un giorno di sciopero per l’intera giornata del 18 marzo 2024. Le organizzazioni sindacali sono in allerta a causa della riduzione dei volumi da parte dell’ex monopolista Tim, che agisce come committente principale per quattro aziende chiave: Abramo Cc, Ennova, Gruppo di distribuzione e Konecta.

Situazioni appalti in peggioramento

La tensione è palpabile mentre si discute della situazione in questi call center che impiegano oltre 5.000 lavoratori. Le organizzazioni sindacali hanno evidenziato che la situazione sta peggiorando mese dopo mese e che è necessaria un’azione immediata per affrontare la crisi. Il quadro è preoccupante, con richieste di ammortizzatori sociali già presentate e altre in arrivo, con la prospettiva di esuberi per 1.500 addetti entro marzo 2024 e oltre 2.000 entro la fine dell’anno, come si legge sul comunicato stampa slc-cgil.

Nello specifico, le aziende coinvolte stanno già attivando meccanismi di ammortizzatori sociali per far fronte alla riduzione dei volumi di lavoro. Abramo Cc, ad esempio, ha segnalato una pianificazione di ammortizzatori pari al 60% per il mese di marzo, con incertezza sulla proroga delle attività. Callmat del Gruppo Distribuzione ha richiesto formalmente degli ammortizzatori sociali, mentre Ennova e Konecta hanno annunciato cali di volumi di attività gestite per conto di Tim.

Le richieste dei sindacati

Le richieste sindacali sono accompagnate da un senso di preoccupazione per il futuro dei lavoratori nei call center di Tim. Si chiedono infatti strumenti idonei per gestire la transizione in atto nel settore delle TLC e nella stessa azienda.

In questo contesto, i sindacati sperano in un incontro urgente col Ministero del Lavoro, Mimit e col capo di gabinetto della premier per discutere della situazione. È fondamentale, sostengono, che il confronto in azienda sia seguito parallelamente da un tavolo governativo, specialmente dopo il mancato rifinanziamento del Contratto di Espansione di Tim. Nel comunicato si legge: “Ad oggi non sono disponibili strumenti idonei per favorire le uscite in modo non traumatico e, più in generale, gestire la complessa transizione in atto in azienda e nel settore Tlc tutto. Partendo dalle aperture ricevute lo scorso febbraio e constatando, non senza rammarico, il mancato rifinanziamento del Contratto di Espansione riteniamo indispensabile che il confronto in azienda debba necessariamente essere seguito parallelamente dal tavolo governativo, soprattutto a valle della presentazione delle linee guida del Piano Industriale di Tim che avverrà il prossimo 7 marzo”.

Il prossimo 7 marzo, infatti, è prevista la presentazione delle linee guida del Piano Industriale di Tim, un momento cruciale che potrebbe gettare luce sul futuro del settore.

Infine, come già preannunciato, il 18 marzo, le lavoratrici e i lavoratori operanti su tutte le attività di customer care di TIM si preparano allo sciopero, seguendo una suddivisione territoriale ed aziendale ben definita. In particolare, le sedi coinvolte includono Abramo CC in AS con presenze a Montalto Uffugo (CS), Catanzaro, Crotone e Palermo; Ennova con sedi a Pomezia, Crotone e Cagliari; il Gruppo Distribuzione con sedi a Roma, Matera e Palermo; e infine Konecta con sedi a Livorno, Rende (CS), Palermo e Olbia.