Stellantis taglia altri 1.087 posti: ancora uscite incentivate dagli stabilimenti italiani, ma Fiom non firma l’accordo

Il gruppo automobilistico ha sottoscritto con i sindacati un piano di esuberi per un totale di 3.597 uscite volontarie dei lavoratori delle fabbriche di tutta Italia

Foto di Claudio Carollo

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Il piano svuota stabilimenti di Stellantis non si ferma. Dopo le oltre 2.500 uscite incentivate tra Mirafiori, Cassino e Pratola Serra, annunciate martedì 26 marzo, il giorno dopo tocca agli altri centri di produzione del gruppo automobilistico in tutta Italia fare i conti con 1.087 nuovi tagli al personale, per un totale di 3.597 esuberi in 24 ore. Un ridimensionamento previsto dall’accordo quadro tra la multinazionale e i sindacati, che non è stato però firmato dalla Fiom. “È sempre più evidente il piano di dismissione industriale di Stellantis dall’Italia, mascherato dall’esigenza di far fronte alla transizione” ha commentato Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore Mobilità.

Il piano esuberi di Stellantis

A registrare il numero più alto di uscite incentivate è lo storico stabilimento di Mirafiori, con 1.520 esuberi, seguito da quelli di Cassino (che dice addio a 850 dipendenti) e Pratola Serra (100). L’intesa sottoscritta dalle sigle dovrebbe prevedere fino a a 150.000 euro di incentivi su formazione e outplacement per i lavoratori di diversi reparti, dagli Enti centrali alle Carrozzerie, dagli impiegati degli uffici di servizi e finanza agli operai delle Meccaniche (qui abbiamo parlato del piano di incentivi di Stellantis per l’esodo di Mirafiori).

Nel piano di esuberi saranno coinvolte anche le sedi di Melfi con 500 licenziamenti, Pomigliano d’Arco (424), Termoli (121), Cento (30) e Verrone (129) (qui avevamo riportato l’accordo per le uscite volontarie in Italia di Stellantis).

La reazione della Fiom

Nonostante l’accordo sugli esuberi sia stato firmato dalla quasi totalità dei sindacati, l’esodo dagli stabilimenti di Stellantis preoccupa in particolar modo una delle sigle più rappresentative, la Fiom, che si è rifiutata di sottoscrivere l’intesa e chiede alla premier Giorgia Meloni di intervenire.

L’associazione di settore della Cgil ha infatti bollato il programma di uscite volontarie come un “piano per spegnere il lavoro”: nel 2023 le fabbriche del gruppo hanno prodotto 751.384 veicoli, numeri che segnano una ripresa rispetto alle 685.753 dell’anno prima, ma lontani dagli oltre 800mila del 2019 e dell’obiettivo del milione di unità.

“La situazione si sta dimostrando ancora più grave di quella che già avevamo denunciato e che, tra l’altro, ha portato alla dichiarazione di sciopero unitario il 12 aprile a Torino” si legge nella nota congiunta del segretario generale Fiom-Cgil, Michele De Palma e del responsabile settore mobilità, Samuele Lodi.

“Il Governo deve assolutamente intervenire in vista dei tavoli della prossima settimana. Stellantis sta dimostrando di volere proseguire nella sua strategia di svuotamento degli stabilimenti e di disimpegno dal nostro Paese” scrivono.

Gli obiettivi dei tavoli automotive al Mimit della prossima settimana risultano fortemente indeboliti – si legge ancora nel comunicato – Gli incentivi, le agevolazioni, le risorse pubbliche non possono essere riconosciuti ad un’azienda che non ha nessuna intenzione di investire in Italia: di non garantire adeguati volumi produttivi né gli stabilimenti, di non investire in ricerca e sviluppo e di non tutelare l’occupazione. La Fiom-Cgil, coerentemente, non sta firmando nemmeno a livello territoriale gli accordi sugli esuberi. Non c’è più tempo da perdere”.

È urgente che venga convocato un incontro a Palazzo Chigi con la Presidente del Consiglio e l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares. È ora che tutti si assumano le proprie responsabilità per salvare l’automotive in Italia” concludono i rappresentanti sindacali.