Maxi licenziamenti nei call center con la fine del mercato tutelato

Si teme una raffica di tagli nei call center con il passaggio al mercato libero dell'energia. Il governo ha fatto saltare la clausola di salvaguardia. Le richieste dei sindacati

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Lavoratori e sindacati temono una raffica di licenziamenti nei call center, realtà che danno lavoro a migliaia di persone soprattutto al Sud. La fine del mercato tutelato dell’energia potrebbe portare a una serie di tagli fra amministrativi e addetti all’assistenza telefonica.

Mercato libero dell’energia e tagli nei call center

Le aste per il mercato libero dell’Arera prenderanno il via il 10 gennaio per cui si teme che i licenziamenti possano essere imminenti. Covisian, una delle società leader nel settore, ha già messo in cassa integrazione oltre 200 addetti ai servizi alla clientela, come riporta Il Messaggero. La notizia è stata accolta dai lavoratori con uno sciopero a oltranza.

Il nodo della questione riguarda “il famoso articolo 36 Ter del DL Lavoro dello scorso Maggio con cui si garantiva la continuità occupazionale dei lavoratori dei call center nel passaggio dal Mercato Tutelato al Mercato Libero”, denunciano i sindacati di categoria.

Sindacati sul piede di guerra

Con il passaggio parlamentare con cui il governo ha varato il decreto Energia, quell’articolo è saltato. “Questa norma di civiltà è stata cancellata con un colpo di mano del Governo, sottacendo a biechi interessi economici e lobbistici, mettendo di fatto a rischio 1.500 lavoratori nel Paese, di cui diverse centinaia pugliesi delle aziende Covisian (Taranto) e Network (Molfetta)”. Questa la denuncia – fra le altre – dei sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Tlc di Puglia.

Quella clausola di salvaguardia, che è saltata nel testo recentemente pubblicato in Gazzetta Ufficiale, era stata prevista dal ministero dell’Ambiente lo scorso luglio. Il meccanismo avrebbe ricollocato i lavoratori dei call center tra gli operatori del mercato libero. Sempre Il Messaggero svela che dietro lo stop alla tutela dei lavoratori ci sarebbe un presunto altolà di Bruxelles per il rispetto delle regole Ue sulla concorrenza.

Assunzione degli operatori nelle società energetiche

I sindacati hanno chiesto un incontro urgente con Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Le delegazioni pugliesi, che operano in uno dei territori maggiormente minacciati dai tagli, invocano anche un tavolo fra Regione, aziende coinvolte, Enel e altre imprese del territorio operanti nel mercato libero.

La richiesta è quella di far tornare la clausola di salvaguardia con un emendamento parlamentare durante la conversione in legge del decreto. Gli operatori di call center in esubero potrebbero così – secondo le speranze dei sindacati – essere assunti dagli aggiudicatari delle aste in modo proporzionale ai lotti assegnati.

Dal mercato tutelato al mercato libero

Non c’è solo lo spettro del licenziamento per migliaia di lavoratori che negli anni hanno spesso sopportato paghe basse e contratti precari: con il passaggio dal mercato tutelato al mercato libero dell’energia si teme anche il rialzo dei prezzi per i consumatori. Attualmente le offerte medie del mercato libero sono generalmente più convenienti rispetto a quelle del servizio di maggior tutela. Ma c’è un’incognita: data la bocciatura della proroga e considerati i tempi strettissimi, è possibile che una quantità di utenti sentendosi alle corde accettino contratti peggiorativi.