La Francia introduce un bonus per riparare i vestiti al posto di buttarli

La misura prevede tra i 6 e i 25 euro di sconto diretto in fattura, per le riparazioni effettuate presso le sartorie e le calzolerie che aderiscono all’iniziativa

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Il governo francese ha approvato un nuovo bonus per la riparazione di vestiti e scarpe, che entrerà in vigore il prossimo ottobre. Il bonus prevede rimborsi fino a 25 euro per i cittadini francesi che provvedono alla riparazione di abiti e accessori vecchi.

L’obiettivo della misura è ridurre gli sprechi e i consumi non necessari, oltre a tutelare gli artigiani del mondo della moda. Ogni anno in Francia vengono gettati via 600.000 tonnellate di vestiti, di cui solo il 10% viene riciclato. Il bonus rammendo punta a incentivare le persone a riparare i propri abiti invece di buttarli, in modo da ridurre l’impatto ambientale e creare occupazione nel settore della riparazione.

La misura potrebbe approdare anche in Italia, su proposta dell’associazione del comparto Lapam Federimpresa. La Lapam è un’associazione di imprese artigiane che operano nel settore della riparazione, del riciclo e del recupero di materiali. L’associazione ha già presentato una proposta di legge al Parlamento italiano per l’introduzione di un bonus rammendo simile a quello francese.

Il bonus rammendo è una misura importante per promuovere un’economia più circolare e sostenibile. Incoraggiando le persone a riparare i propri vestiti, invece di buttarli, il bonus può aiutare a ridurre l’impatto ambientale e creare occupazione nel settore della riparazione.

Fast fashion: un’emergenza ambientale e sociale

Ogni anno in Francia, 700mila tonnellate di vestiti vengono gettate via, e due terzi di esse finiscono nelle discariche, mentre solo un terzo viene riutilizzato. Questo problema è comune a tutti i paesi che si affidano alla cosiddetta “fast fashion,” ovvero una moda a breve termine basata sulla produzione di massa di capi d’abbigliamento economici e di scarsa qualità, praticamente usa e getta.

Secondo le Nazioni Unite, questo settore rappresenta un’“emergenza ambientale e sociale” essendo una delle attività umane con l’impatto ambientale più elevato a livello globale. I problemi includono la produzione di acque reflue cariche di componenti chimici, smaltite senza adeguati controlli, le emissioni di gas serra e la dispersione di microplastiche. Inoltre, si registrano numerosi casi di sfruttamento di lavoratori nei paesi in via di sviluppo.

Senza azioni concrete per trasformare radicalmente questo settore e scoraggiare l’uso della fast fashion, il problema dei rifiuti peggiorerà ancora di più. La Banca Mondiale ha lanciato l’allarme, stimando che entro il 2050, il totale dei rifiuti prodotti a livello globale raggiungerà 3,4 miliardi di tonnellate all’anno, rispetto ai 2,01 miliardi del 2016.

Il governo francese lancia il Fondo riparazione per ridurre gli sprechi

Come parte dei suoi sforzi per affrontare il problema dello spreco e dei rifiuti, il governo francese ha introdotto il Fonds réparation textile. La ministra dell’Ecologia, Bérangère Couillard, ha lanciato questa iniziativa con l’obiettivo di prolungare la durata dei beni di consumo, ridurre gli sprechi e incoraggiare il cambiamento culturale verso una mentalità più sostenibile.

L’obiettivo ambizioso del Fonds réparation textile è aumentare del 35% il volume di calzature e tessuti riparati in Francia entro il 2028. Per incentivare i consumatori a riparare i propri vestiti o scarpe, il progetto offre prezzi di riparazione inferiori di un terzo rispetto al prezzo di acquisto. Il finanziamento per i prossimi 5 anni è garantito grazie a un fondo dedicato di 154 milioni di euro, raccolti appositamente per questo scopo a partire dal 2020.

Questa iniziativa si aggiunge ad altre azioni intraprese dal governo francese per ridurre i rifiuti e promuovere la sostenibilità. Nel 2020, è stata introdotta la cosiddetta “legge anti spreco” che ha vietato l’uso di sacchetti di plastica nei supermercati, le confezioni monouso nei fast food e ha introdotto bonus per la riparazione di elettrodomestici, giocattoli e altri prodotti. Inoltre, sono stati costruiti punti di rifornimento di acqua potabile in tutti gli spazi pubblici per ridurre l’uso di bottiglie di plastica e dal 2024, le aziende potranno esporre l’eco-score sui propri prodotti, una certificazione volontaria che indica l’impatto ambientale e la facilità di riparazione. Queste misure combinano gli sforzi della Francia per affrontare l’emergenza ambientale legata allo spreco e promuovere un’economia circolare più sostenibile.

Incentivi e azioni per una moda sostenibile

Il Fondo Riparazione in Francia si basa su due strumenti fondamentali per promuovere la sostenibilità nel settore tessile. Il primo, noto come “bonus rammendo“, ma ufficialmente chiamato “bonus riparazione tessile“, prevede sconti diretti in fattura per i consumatori che scelgono di rammendare o riparare i propri indumenti, come vestiti o scarpe.

Questo bonus offre diversi livelli di sconto a seconda del tipo di riparazione effettuata. Ad esempio, sostituendo la pelle consumata di un paio di scarpe, si può ottenere uno sconto fino a 25 euro, mentre per incollare una suola staccata lo sconto è di 8 euro. Se invece si decide di rammendare la fodera di un cappotto, lo sconto sarà tra i 10 e i 25 euro, a seconda dell’estensione del lavoro necessario. Considerando che il costo medio per rimettere a posto una suola è di circa 10 euro, le cifre dello sconto risultano significative.

Il secondo strumento del Fondo, denominato “Actions complémentaires au bonus“, ovvero “azioni complementari al bonus”, comprende campagne di sensibilizzazione pubblica sul servizio, formazione per gli operatori del settore e una campagna di pubblicizzazione dell’iniziativa. Queste azioni mirano a promuovere e diffondere la conoscenza dell’importanza della riparazione tessile e dell’approccio sostenibile al consumo di abbigliamento.