Direttiva case green, via libera Ue ma l’Italia vota contro: cosa succede adesso

La direttiva Case Green è stata approvata dall'Ecofin: l'Italia è stato uno degli unici due Paesi a votare contro: cosa cambia ora

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

La riunione dei ministri delle Economia e delle Finanze europei, l’Ecofin, ha approvato la cosiddetta direttiva Case Green. La riforma punta a ridurre sensibilmente le emissioni prodotte dagli edifici residenziali in Europa, portando il loro impatto carbonico a zero entro il 2050.

L’Italia, insieme all’Ungheria, ha votato contro la direttiva, Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute mentre tutti gli altri Paesi dell’Unione europea hanno votato a favore.

Cosa prevede la direttiva Case Green approvata dall’Ecofin

La cosiddetta Case Green è una direttiva europea che punta a ridurre di molto le emissioni delle abitazioni in Ue nei prossimi 25 anni. Trattandosi di una direttiva, la norma indica obiettivi che gli Stati dovranno obbligatoriamente raggiungere e le date entro le quali andranno raggiunti. Lascia però ai singoli Governi l’opportunità di scegliere con quali norme. In caso la direttiva non venga rispettata, questo porta a una procedura di infrazione.

Gli obiettivi della direttiva Case Green sono:

  • Tutti i nuovi edifici privati costruiti dal 2028 in avanti dovranno essere a emissioni zero
  • Tutti i nuovi edifici pubblici costruiti dal 2026 in avanti dovranno essere a emissioni zero
  • Tutti gli edifici che si sottopongono a un’importante ristrutturazione dovranno montare pannelli solari dal 2032
  •  Gli edifici residenziali dovranno raggiungere minimo la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033
  •  Gli edifici non residenziali e quelli pubblici dovranno raggiungere minimo la classe di prestazione energetica E entro il 2027, e D entro il 2030

Le classi indicate non sono quelle già in vigore, ma una nuova classificazione che parte da un assunto. La classe minima, quella G, sarà composta dal 15% degli edifici meno efficienti dal punto di vista energetico. Sono esclusi dalla direttiva Case Green i luoghi di culto e gli edifici di grande importanza storica o architettonica. Le nuove misure prevedono anche che le caldaie a gas per il riscaldamento della casa non potranno più essere utilizzate dal 2040.

Perché l’Italia ha votato contro la direttiva Case Green

L’Italia è stata, con l’Ungheria, uno dei pochi Paesi ad opporsi alla nuova direttiva. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha commentato a margine dell’Ecofin che ha preso la decisione: “È una direttiva bellissima, ambiziosa, ma alla fine chi paga? Abbiamo esperienze in Italia  in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi che ci ha messo lo Stato, cioè tutti gli altri italiani e diciamo che è un’esperienza che potrebbe insegnare qualcosa”.

Il ministro Giorgetti fa riferimento ai bonus edilizi, in particolare al Superbonus, che il Governo sta lavorando per smantellare. Il costo eccessivo di queste misure, che non avevano un tetto massimo di spesa, sta infatti pesando sui conti pubblici in maniera significativa, restringendo sensibilmente le possibilità di spesa dell’esecutivo.

Secondo i calcoli del think tank Ecco, la direttiva potrebbe costare tra i 20mila e i 60mila euro a famiglia per le ristrutturazioni degli edifici privati. il miglioramento di efficienza energetica potrebbe però portare a un risparmio fino al 40% sulla bolletta del riscaldamento e dell’elettricità, calcolato in circa 1.000 euro all’anno. Inoltre le abitazioni ristrutturate aumentano di valore in media di circa il 44%.