Quanto vale il mercato online dei vestiti usati? Parlano gli influencer

Piattaforme come Vinted continuano a moltiplicare il numero di transazioni effettuate ogni anno per la vendita degli abiti di seconda mano: tutti i numeri del fenomeno

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Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

Ogni volta che osserviamo le immagini degli oceani invasi dai rifiuti e le periferie delle nostre città invase delle montagne di scarti, il sentimento che proviamo è quello di un forte disgusto unito ad un senso di impotenza. D’altronde, tutti siamo consapevoli che la lotta al cambiamento climatico e alla salvaguardia ambientale passa anche dal riutilizzo dei prodotti di scarto che produciamo ogni giorno attraverso le nostra attività quotidiane. Il problema è che, fino ad oggi, l’Occidente non è ancora riuscito a diminuire il volume complessivo di merce non riciclata.

In questo senso, una delle pratiche più utili ed efficaci per ridurre il quantitativo di rifiuti immesso nell’ambiente riguarda la vendita dei vestiti usati. Una pratica, quella del second-hand clothing (un’espressione tradotta dall’inglese con “vestirsi con abiti di seconda mano”), che in questi anni sta crescendo ad un ritmo pazzesco, registrando numeri record in particolare per quanto riguarda gli scambi di vestiti e denaro sul mercato online.

Come funzione la vendita online dei vestiti usati e quanto vale il commercio di abiti di seconda mano

Le proiezioni per il prossimo futuro mostrano numeri davvero eclatanti, anche (e soprattutto) grazie alle piattaforme web specializzate in questo servizio. Secondo le ultime statistiche diffuse in materia, il volume complessivo dell’abbigliamento di seconda mano che verrà scambiato nel 2030 sarà pari a 77 miliardi di euro. Solo per avere un termine di paragone, la cifra equivale a oltre tre volte la manovra finanziaria approvata dal governo di Giorgia Meloni per l’anno 2024.

Un fenomeno che però, al momento, va in controtendenza rispetto alla cosiddetta fast fashion, ossia la tendenza ormai irrefrenabile che porta le persone (soprattutto quelle più giovani) ad acquistare capi e accessori nuovi “di moda” – nel senso che li vedono sui profili Instagram degli influencer – con l’unico intento di mostrarli sui propri canali social, senza avere la reale intenzione di indossarli.

Che fine fanno questi prodotti comperati per pura apparenza? Le possibilità sono due: o vengono sepolti nei cassetti e nei mobili di casa, per poi finire nel bidone dell’immondizia appena escono dal circuito dell’attenzione mediatica; oppure vengono messi in vendita sulle piattaforme dedicate al commercio online, tra cui la più celebre è sicuramente Vinted. Uno store tutto digitale di cui, nonostante tutto, sappiamo ancora davvero poco.

Vendere abiti usati sul web: il caso di Fedez su Vinted e le star che aprono un account per i vestiti di seconda mano

In queste settimane ha fatto parlare molto la scelta di Fedez di aprire un proprio “armadio” (così viene denominato in gergo tecnico) su Vinted per scopi legati alla beneficenza. In sostanza, il rapper più famoso d’Italia ha creato un proprio account sulla piattaforma web, inserendo tantissimi capi di abbigliamento di sua proprietà e mettendoli in vendita ad un prezzo molto più economico rispetto ai cartellini esposti in negozio per l’acquisto del prodotto nuovo. Il tutto annunciando che il ricavato sarebbe stato devoluto per una buona causa.

Quella di sfruttare a fin di bene l’immensa quantità di vestiti accumulati in casa con partnership pubblicitarie e campagne social non è una pratica nuova: nel passato anche recente (quando internet non era alla portata di tutti e la merce veniva allestita solo nei simpaticissimi “mercatini dell’usato”) tante altre celebrità – da icone globali come Britney Spears e Jon Bon Jovi, fino ai nostri Luciano Ligabue, Elisabetta Canalis, Valentino Rossi e altri – hanno scelto di aiutare fondazioni e associazioni di beneficenza facendo spazio nel proprio guardaroba.

Nel caso dell’ex marito di Chiara Ferragni, dopo un’analisi approfondita degli abiti inseriti sul suo nuovo profilo di Vinted, possiamo fare un rapido resoconto della merce esposta. Chiaramente si trova di tutto, da felpe e cappellini indossati durate i suoi tanti concerti, fino a giacche e abiti da sera donate al cantante dagli sponsor con cui ha collaborato nel corso degli anni. A livello di massima, le tipologie di capi in cui è possibile imbattersi sono due:

  • quelli griffati dalle grandi marche, venduti a prezzi ben più alti rispetto al costo stabilito dalle case produttrici (come una maglia di Moschino molto attenzionata dagli utenti, proposta al prezzo di75 euro, mentre in negozio la si trova a molto meno);
  • quelli prodotti da aziende meno popolari, inseriti a prezzi più in linea con quelli del classico mercato dei vestiti usati (come un paio di jeans inseriti su Vinted al costo di 65 euro, quando si possono acquistare nuovi a 93 euro).

Quanto può guadagnare un utente vendendo abiti di seconda mano sul web? Le esperienze degli influencer

“La tattica per vendere bene e tanto su Vinted è quella di inserire volta per volta gli indumenti tipici della stagione” mi spiega Maddalena, 26 anni, influencer della provincia di Napoli, che dall’attività di vendita sulla piattaforma online riesce a incassare “un secondo stipendio rispetto a quello che percepisco svolgendo il mio lavoro ufficiale, ossia quello di cassiera: in entrambi i casi, l’entrata equivale a circa 1.500 euro”.

Situazione molto simile a quella di Sara, che di anni ne ha 43 e mi risponde da Bologna. “Il grande vantaggio di Vinted e delle altre applicazioni che utilizzo – facendo tutto rigorosamente tramite telefono – è che non serve la partita iva per vendere i propri vestiti. Lo può fare chiunque. Inoltre” aggiunge “un altro vantaggio riguarda la tassazione: trattandosi di una compravendita concretizzatasi esclusivamente tra privati, l’impatto dei costi fissi si riduce al solo trasporto e le imposte statali sono nulle. Quindi il guadagno della vendita è netto”

L’ultimo a cui telefono è Edoardo, un giovane libero professionista della provincia di Ascoli Piceno. Usa Vinted per arrotondare: “L’importante è fidelizzare i clienti. Molti di loro si focalizzano su determinate tipologie di articoli, spesso molto ricercati e difficili da trovar: sono disposti a fare follie per accaparrarsi ciò che vogliono. Ho avuto clienti pronti a spendere anche 50mila in una singola transazione”. Di fronte a questi numeri, è facile capire come l’aumento dei guadagni abbia portato ad una crescita anche del numero complessivo di abiti presenti sul mercato online: difatti, ormai da diversi anni, tutte le statistiche parlano di un carico complessivo che supera i 100 miliardi di capi ogni anno nel mondo.