Come deve fare la dichiarazione dei redditi uno YouTuber

Come devono essere gestiti, nella dichiarazione dei redditi, i guadagni di uno youtuber. Scopriamo cosa prevede la legge.

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Come deve essere gestita, fiscalmente parlando, l’attività di YouTuber? È necessario aprire la partita Iva? O è possibile gestire gli incassi in maniera diversa? Cerchiamo di capire quali sono gli adempimenti fiscali a cui uno YouTuber deve sottostare e quando deve presentare la dichiarazione dei redditi. La domanda fondamentale che ci stiamo ponendo è la seguente: come vengono tassati i guadagni dei video caricati su YouTube?

Nel momento in cui uno youtuber ha un proprio seguito di followers, riceverà ogni mese dalla piattaforma gli introiti che provengono dalle inserzioni pubblicitarie che compaiono sui vari video pubblicati e che vengono visualizzate dagli utenti. Le cifre, le quali arrivano mensilmente, possono essere grandi o piccole: in ogni caso è necessario provvedere ad inserirle all’interno della dichiarazione dei redditi.

YouTuber, gli errori da non commettere

Un errore, che accomuna molti influencer e altrettanti YouTuber, è ritenere che la tassazione delle imposte sui redditi, quindi anche quelle relativa all’Irpef, dipenda direttamente dall’apertura o meno della partita Iva. Nella realtà dei fatti non accade così: in molte occasioni non è necessario aprire una partita Iva, soprattutto quando l’attività di YouTuber risulta essere amatoriale ed occasionale.

Altro discorso, invece, riguarda quello che deve essere inserito all’interno della dichiarazione dei redditi, dove devono essere indicati tutti i guadagni, che sono stati percepiti nel corso dell’anno a qualsiasi titolo. Quindi, in estrema sintesi, anche quelli che provengono dalla monetizzazione dei vari video.

Ma a questo punto, forse, è bene andare a ribadire la domanda effettuata in apertura: quali sono gli adempimenti fiscali di un qualsiasi creatore su YouTube? E volendo entrare un po’ più nello specifico, come devono essere indicati nella dichiarazione dei redditi i proventi dell’attività dello YouTuber?

Quali sono i guadagni con YouTube

Prima di addentrarci ulteriormente nella gestione contabile ed amministrativa dei compensi dei vari YouTuber, è bene comprendere da dove arrivano i guadagni di questi contribuenti. YouTube permette ai creatori di video di monetizzare le visualizzazioni, grazie a delle inserzioni pubblicitarie, che possono comparire all’inizio del video o durante lo stesso. Le inserzioni vengono inserite attraverso il programma AdSense, che, in maniera automatica, provvede a contabilizzare i guadagni e, soprattutto, permette allo YouTuber di ricevere i pagamenti sul proprio account, una volta che sia stata raggiunta una soglia minima prevista.

Gli YouTuber riescono ad ottenere dei guadagni, oltre che dagli annunci pubblicitari, da:

  • eventuali abbonamenti al canale. In questo caso gli abbonati possono accedere a dei vantaggi riservati a loro, in cambio di un pagamento ricorrente;
  • dalle eventuali vendite di prodotti, per quanti dovessero aprire uno store sulla piattaforma. È anche possibile collegare il canale You Tube al proprio sito e-commerce;
  • dai sostenitori You Tube Premium, che hanno la possibilità di partecipare ai vari programmi di fidelizzazione;
  • grazie a strumenti come Superchat e Super Sticker, i quali permettono agli spettatori di acquistare messaggi e metterli in evidenza nelle varie discussioni, anche live.

Quando è necessario aprire una partita Iva

Quando è effettivamente necessario aprire una partita Iva per lo YouTuber? I diretti interessati sono tenuti ad effettuare questo passo nel momento in cui la pubblicazione dei video è continuativa, e non rappresenta, unicamente, un’attività occasionale. Questo a prescindere dall’ammontare dei guadagni, che vengono regolarmente realizzati. Nel momento in cui si superano i 5.000 euro annui, inoltre, è necessario aprire anche una posizione previdenziale presso la gestione separata Inps: a questo punto sarà anche obbligatorio provvedere al versamento dei contributi minimali, che sono previsti per i commercianti e gli artigiani.

Quale codice Ateco è necessario indicare quando si apre la partita Iva? Per l’attività di YouTuber, i cui principali proventi arrivano dalle campagne pubblicitarie, il codice Ateco dovrà essere uno dei seguenti:

  • 73.11.02 – Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari
  • 73.11.01 – Ideazione di campagne pubblicitarie.

Questi codici Ateco sono ideali anche per gli influencer sui social, come Instagram e TikTok. Creator particolarmente affermati, che hanno una grande attività sulla piattaforma come quantità di video pubblicati e visualizzati e che, quindi, hanno una molteplicità di affiliazioni commerciali, hanno la possibilità di scegliere il seguente codice Ateco:

  • 73.12.00 – Attività delle concessionarie pubblicitarie.

Una volta che lo YouTuber è munito di una partita Iva, dovrà scegliere il regime tributario più adatto alle sue esigenze: ordinario, semplificato o forfettario. Nel caso in cui i ricavi o i compensi rimangano al di sotto degli 85.000 euro è possibile optare per il regime forfettario. In questo caso la tassazione avverrà in maniera forfettaria al 15%, mentre sarà al 5% per i primi cinque anni (solo se si è una nuova attività).

La dichiarazione dei redditi: chi la deve fare

L’appuntamento con la dichiarazione dei redditi deve essere messo in agenda da tutti gli YouTuber, indipendentemente che abbiano la partita Iva o meno. I proventi, che derivano dalle varie monetizzazioni dei video su YouTube, fanno reddito a tutti gli effetti. Ai sensi del TUIR, ossia il Testo Unico delle Imposte sui Redditi, costituiscono dei redditi diversi. Sotto questa voce, il legislatore ha inserito un’ampia categoria residuale di redditi, che comprendono tutte quelli che non rientrano nelle categorie comuni, come sono quelli da capitale, da lavoro, da fabbricati e d’impresa.

È necessario ricordare che i redditi diversi sono imponibili a tutti gli effetti. Rientrano, tra l’altro, nel coacervo dei redditi complessivi. Vengono tassati allo stesso modo dei redditi da lavoro autonomo occasionale. Per questo motivo devono essere riportati all’interno della dichiarazione dei redditi, che può essere effettuata con il Modello 730, nel quadro D o con il Modello redditi, nel quadro RL.

Qui siamo davanti ad una situazione, che può avere dei risvolti paradossali. Uno creatore di contenuti su YouTube senza partita Iva, che nel corso dell’anno abbia incassato solo e soltanto 1.000 euro, pagherà, grazie al meccanismo degli scaglioni Irpef, un’imposta lorda di 230 euro: l’aliquota minima è del 23%.

Un creator invece dotato di partita Iva, che ha guadagnato 5.000 euro ed ha optato per il regime forfettario, pagherà solo e soltanto il 15%. Le tasse, tra l’altro, non si pagano sull’intero ricavo, ma sulla percentuale del 78% dell’ammontare (depurato dei costi forfettari al 22%), quindi solo 585 euro. E se è nei primi 5 anni di attività l’aliquota scende al 5%.