Italia primo Paese al mondo per utili nascosti all’estero, in oltre 3 milioni di conti: il record

L'Italia detiene il record per utili depositati in conti correnti offshore occulti e per numero di transazioni verso banche estere, oltre al primato di truffe nell'Ue

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Non esiste Paese al mondo con più utili nascosti in paradisi fiscali come l’Italia. Sono 3,45 milioni i conti correnti aperti all’estero dai nostri connazionali, nei quali sono stati depositati oltre 200 miliardi di euro sottratti al sistema imprenditoriale italiano. È quanto emerge dall’ultima rilevazione della rete internazionale di scambio automatico di informazioni sui conti finanziari, aggiornata al 2021.

Il record italiano sugli utili nascosti all’estero

Secondo i calcoli del Global Tax Evasion Report, di questo enorme ammontare, 181 miliardi sarebbero depositati nei conti correnti delle banche estere oppure in altre attività finanziarie come azioni, obbligazioni, fondi di investimento, polizze vita, mentre 15,5 miliardi sarebbero investiti in patrimoni immobiliari sparsi per il mondo.

Stando alle stime del rapporto sull’evasione mondiale, dei 181 miliardi di euro dislocati offshore, il 45,5%, equivalente a 82,6 miliardi, si trova negli istituti di credito svizzeri, il 33,8%, pari ad altri 61,5 miliardi, è depositato nelle aree fiscali protette all’interno dell’Unione Europea, il 14,6% (26,6 miliardi) in Asia e 11 miliardi, il 6% nei paradisi fiscali del continente americano (qui l’approfondimento su quanto è stato occultato dagli italiani nei paradisi fiscali).

L’Italia si distingue anche come Paese nel mondo con più trasferimenti di utili societari verso i paradisi fiscali, per un peso del 9,2% delle transazioni registrate in tutto il globo.

Il primato, se non per valore assoluto delle somme depositate all’estero, fa posizionare l’Italia al terzo posto dietro Germania e gli Stati Uniti per numero di operazioni, ma la piazza stabilmente in testa alla classifica del valore dei profitti esportati in nazioni con fiscalità meno severe.

Il record emerge da un recente studio del centro di ricerca congiunto (Jrc) dell’Unione europea, citato da IlFattoQuotidiano, che analizza le conseguenze del dumping fiscale in oltre 100 Paesi, passando al setaccio su quasi 2,28 milioni di bilanci societari depositati tra il 2009 e il 2020.

Nel periodo preso in analisi, il team di economisti ha calcolato una “transumanza fiscale” di oltre 13.500 miliardi di dollari di utili societari trasferiti all’estero su un totale di 37.500, pari al 36% del totale dei profitti esaminati.

In questo quadro, dall’Italia sono stati registrati 72.385 casi, pari al 9,2% del totale di oltre 789 mila dati relativi ai Paesi di residenza dei beneficiari finali delle imprese che hanno trasferito utili nei paradisi fiscali.

Il primato italiano delle truffe nell’Ue

Come se non bastasse, l’Italia detiene anche il primato delle truffe nell’Unione europea, emerso in una recente analisi sul Pnrr, che riguarda la metà delle frodi relativi a tutti i fondi europei, non solo quelle relative al Recovery.

Su 1.371 casi registrati nel 2023, infatti, sono 556 quelli che hanno riguardato il nostro Paese, pari a 6 miliardi di danni sui 12,2 miliardi stimati a livello europeo.

Allo stesso modo l’Italia è coinvolta nella maggior parte delle indagini in corso sulle truffe nell’Unione europea: 618 casi per 7,3 miliardi su 1.927 e 19,2 miliardi a livello Ue (qui invece abbiamo riportato l’allarme della Consob sulle truffe finanziarie).

“Il numero delle frodi – ha spiegato la Procura Ue nel suo rapporto annuale 2023 – non può che aumentare nel contesto dell’attuazione accelerata dei finanziamenti Next Generation EU, tanto più che dall’anno scorso è emerso come i gruppi della criminalità organizzata siano coinvolti in questo tipo di attività fraudolente legate ai progetti dei Piani nazionali di ripresa e resilienza” (qui tutte le novità approvate dal governo italiano nell’ultimo decreto sul Pnrr).