Coca-Cola ritirata in Croazia per sospetto avvelenamento. Quanto vale il colosso in Italia

Le autorità sanitarie hanno ordinato a Coca-Cola di ritirare alcuni prodotti dal mercato. Quanto vale il business Coca-Cola e cosa fa in Italia

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Si sta parlando in questi giorni in Europa e nel resto del mondo – decisamente meno in Italia – di un fatto che sta accadendo in Croazia, dove le autorità sanitarie hanno ordinato a Coca-Cola di ritirare alcuni prodotti dal mercato e di vietarne temporaneamente la distribuzione. Sono infatti stati segnalati diversi casi di avvelenamento in tre città del Paese, dopo aver bevuto Coca e un’altra bibita prodotta dalla stessa azienda.

Cos’è successo in Croazia con Coca-Cola

Un 19enne è stato ricoverato in ospedale nella città di Fiume dopo aver bevuto un bicchiere dell’acqua aromatizzata Römerquelle Emotion, prodotta da Coca-Cola. Il ministro croato della Sanità Vili Beros ha detto che il ragazzo è in condizioni “stabili”, ma soffre di “gravi lesioni, compresi danni al tratto digestivo”, presumibilmente causati da sostanze “corrosive”. Altre 8 persone sono state ricoverate in ospedale, soprattutto a Zagabria e Varazdin, dopo aver ingerito Coca-Cola, ma la maggior parte presenta “sintomi relativamente lievi”. In totale, negli ultimi giorni negli ospedali di tutta la Croazia sono state esaminate 45 persone, ma solo 4 fortunatamente hanno riportato lesioni piuttosto importanti alla gola, all’esofago e allo stomaco.

Il sospetto è ricaduto su qualche tipo di contaminazione chimica. Gli agenti dell’Ispettorato statale hanno ispezionato le strutture di ristorazione e i distributori a Fiume. Lì dalle analisi è emerso un pH elevato nell’acqua Römerquelle servita al ragazzo. I funzionari hanno detto che probabilmente era contaminata da qualche agente detergente o sgrassante. Non è ancora chiaro se si sia trattato di un gesto intenzionale o di un incidente. Altri venti test condotti sulla stessa bevanda nella confezione originale hanno rivelato livelli di pH normali.

A seguito di un altro incidente presso l’Università di Zagabria, gli ispettori hanno prelevato tre campioni da un distributore automatico e da un negozio al dettaglio di Coca-Cola Original e Zero. I risultati hanno rilevato che il valore pH determinato non poteva causare i sintomi segnalati e anche gli altri parametri erano conformi alla legge.

“Nell’interesse della salute pubblica e per proteggere la salute delle persone, a causa dei sospetti sulla sicurezza alimentare, l’Ispettorato sanitario ha temporaneamente vietato alla società commerciale di distribuire sul mercato e ha ordinato il ritiro dei prodotti sospetti”, ha dichiarato in una nota ufficiale l’Ispettorato croato.

Beros ha denunciato anche la diffusione sui social network di “falsi messaggi” che denunciavano diversi casi di avvelenamento, soprattutto a Fiume. Ha detto che l’obiettivo di questo tipo di retorica è quello di provocare panico non necessario, aggiungendo: che “non c’è assolutamente spazio per il panico, ma è necessaria una certa vigilanza”, consigliando ai cittadini di bere l’acqua del rubinetto per il momento.

Nonostante le rassicurazioni di Beros, il più grande gruppo agroalimentare e di distribuzione del Paese, Fortenova, in attesa di “informazioni ufficiali da parte delle autorità sulla sicurezza dei prodotti e su come agire”, ha deciso di  ritirare “tutte le bevande analcoliche del produttore Coca-Cola” in maniera “preventiva” dalle sue reti di negozi.

Cosa sta facendo Coca-Cola

Coca-Cola Croazia ha affermato di aver agito secondo le istruzioni dell’Ispettorato, “anche se le (sue) analisi interne non hanno dimostrato alcuna irregolarità nella produzione o nei prodotti”. “Accogliamo con favore la chiarezza che i risultati porteranno ai nostri consumatori e clienti dopo l’incertezza dei giorni precedenti, e i nostri pensieri continuano ad essere con la persona colpita dall’incidente”, ha affermato Coca-Cola HBC Hrvatska. “Nell’interesse della sicurezza pubblica, la nostra priorità negli ultimi giorni è stata quella di fornire alle autorità il tempo necessario per completare le loro analisi, e continueremo a sostenere la polizia con piena trasparenza mentre lavorano sull’incidente di Fiume”.

Coca-Cola Croazia ha annunciato il ritiro temporaneo dal mercato di un lotto di Coca-Cola Original Taste 500ml in confezione di plastica PET (serie di prodotti Coca-Cola Original Taste, bibita gassata, 500ml PET prodotto l’11 ottobre 2023 con data di scadenza 11 aprile 2024).

Nella sua nota ufficiale l’azienda precisa che, “sebbene la nostra analisi interna non abbia mostrato alcuna irregolarità nella produzione o nei prodotti, abbiamo anche deciso di ritirare temporaneamente due lotti limitati di Römerquelle Emotion Blueberry Melograno 330ml in confezione di vetro fino al completamento dell’indagine ufficiale. Si tratta dei lotti prodotti il ​​27 maggio 2023, con scadenza fino a febbraio 2024, e il 22 giugno 2023, con scadenza fino a marzo 2024″. L’azienda ha anche chiarito che continuerà a collaborare con le autorità competenti e ad adottare azioni concrete per tutelare i consumatori.

Cosa fare se si bevono liquidi sospetti

L’Istituto croato di sanità pubblica (HZJZ) nel frattempo ha anche impartito istruzioni generali alla cittadinanza su come comportarsi in caso di ingestione di un liquido sospetto, visto che non si sa ancora di quale agente si tratti. Tanto per cominciare, massima attenzione a un gusto “modificato” della bevanda, a una eventuale improvvisa comparsa di dolore e bruciore nella cavità orale o a un sanguinamento dalla mucosa del cavo orale.

Se siamo di fronte a situazioni come queste, cosa dobbiamo fare? Sputare immediatamente il resto del liquido dalla bocca e smettere di bere ovviamente, contattare immediatamente il numero sanitario di emergenza del proprio Paese (112 o 118 in Italia), non indurre intenzionalmente il vomito, non assumere nulla per via orale, e conservare il resto della bevanda e la confezione originale da cui abbiamo bevuto per poter consentire alle autorità competenti di effettuare eventuali analisi.

La Coca-Cola fa male?

La domanda che migliaia di consumatori europei e italiani hanno iniziato a porsi dopo i fatti accaduti in Croazia è se la Coca-Cola possa essere pericolosa. Naturalmente dobbiamo attendere gli esiti delle analisi per capire cosa sia successo, ma più in generale questa è stata l’occasione per vari gruppi organizzati di muovere critiche pesanti al colosso Usa, come già avvenuto in passato molte volte. La Coca fa male o no?

Intanto la possibile contaminazione non riguarda il nostro Paese. Riguardo alla eventualità che bere Coca-Cola possa non fare bene, ciò che sappiamo di certo è che la bevanda contiene acqua, zucchero, colorante caramello, aromi naturali, caffeina e acido fosforico. L’acido fosforico le conferisce un valore di pH di circa 2,4, che quindi non risulta particolarmente dannoso a livello gastrico. La percentuale di zucchero cambia invece da Paese a Paese e a seconda delle versioni.

Nel 2015 in una celebre inchiesta il New York Times ha rivelato che la Coca-Cola avrebbe finanziato una rete globale di scienziati, il cosiddetto Global Energy Balance Network (GEBN), apparentemente per distogliere l’attenzione dalla responsabilità delle bevande zuccherate all’aumento di obesità nel mondo, incolpando invece lo scarso esercizio fisico. Come riporta un articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista Cambridge University Press, un anno dopo si scoprì che un alto funzionario dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie avrebbe comunicato con un ex dirigente della Coca-Cola delineando una strategia su come convincere l’OMS a collaborare con l’industria alimentare per promuovere lo stesso messaggio.

Queste rivelazioni – spiegano gli autori – hanno sollevato preoccupazioni sul fatto che Coca-Cola cerchi di influenzare i ricercatori della sanità pubblica per promuovere i propri interessi, “come fanno alcuni colossi dell’industria alimentare”. Le recenti preoccupazioni si concentrano – scrivono gli autori dell’articolo – sul finanziamento da parte dell’industria della scienza sulle bevande zuccherate, “con prove che gli studi finanziati dall’industria hanno maggiori probabilità di riportare conclusioni favorevoli alla posizione dell’industria di cui si sta parlando”. Risultati che, continua la Cambridge University Press, “contrastano con le ampie prove che le bevande zuccherate aumentano l’obesità infantile”. A parte alcune fonti trapelate, “c’è scarso accesso ai documenti interni della Coca-Cola, a differenza dei documenti dell’industria del tabacco ad esempio”.

Coca-Cola in Italia: quanto vale

Coca-Cola è un player fondamentale per l’economia mondiale. Per quanto riguarda l’Italia, in termini di risorse complessive distribuite a famiglie, imprese e Stato e per l’impatto occupazionale complessivo che genera, Coca-Cola si conferma la prima realtà nel settore delle bibite e delle bevande in Italia.

Secondo una ricerca svolta da SDA School of Management relativa all’impatto socio-economico di Coca-Cola Italia, Coca-Cola HBC Italia e Sibeg, le tre società che rappresentano Coca-Cola nel nostro Paese, le risorse generate e distribuite agli attori principali dell’economia italiana sotto forma di stipendi, acquisti di beni e servizi, investimenti, imposte e contributi nel 2022 ammontano a 1,2 miliardi di euro, pari allo 0,06% del nostro Pil. Sono in totale 1.463 i fornitori con cui l’azienda ha rapporti economici per l’acquisto di beni e servizi, per un valore pari a 628 milioni di euro: l’82% sono piccole e medie imprese locali, o addirittura micro.

Quanto lavoro crea (e che tipo di lavoro)

Il legame di Coca-Cola con l’Italia è storico, oltre che molto forte. Il colosso è presente con sedi e stabilimenti da Nord a Sud, in Piemonte, Lombardia, Veneto, Abruzzo, Campania, Basilicata e Sicilia, e si conferma il primo datore di lavoro nell’industria delle bibite e delle bevande: crea direttamente e attraverso il suo indotto 26.738 posti di lavoro – lo 0,1% degli occupati totali in Italia -, con un totale di oltre 60mila persone che beneficiano, parzialmente o totalmente, dai redditi di lavoro generati.

Secondo i dati di SDA Bocconi School of Management, c’è anche un effetto moltiplicatore enorme: ogni posto di lavoro dipendente diretto ne crea 11 all’interno dell’economia italiana. Se Coca-Cola per assurdo domani lasciasse il Belpaese, la percentuale di disoccupati si impennerebbe del +2,4% in Piemonte, +5,6% in Lombardia, +2,9% in Veneto, +2,8% in Abruzzo, + 0,5% in Campania, +1,4% in Basilicata e +0,4% in Sicilia.

Rispetto alla media italiana, nelle tre società ci sono più donne in posizioni di leadership, con un più alto numero di donne dirigenti (45% a fronte del 18%) e quadri (39% contro 31%), e, a parità di qualifica professionale, nelle retribuzioni dei dipendenti diretti si registra una minore sperequazione tra la remunerazione dei dirigenti e quella delle altre categorie.

Sempre sul fronte lavoro, lo scorso luglio Coca-Cola HBC Italia, principale produttore e distributore di prodotti a marchio The Coca-Cola Company sul territorio nazionale, ha siglato, con il supporto di Assolombarda, il nuovo contratto integrativo di II livello con le organizzazioni sindacali Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, per riconoscere più potere reddituale, conciliazione vita privata e lavorativa e sviluppo professionale ai dipendenti dell’azienda.

L’accordo integrativo prevede un aumento progressivo del premio di produzione fino a 2.710 euro nel 2025 e del valore dei buoni pasto aziendali fino a 10,5 euro nel 2025, e ancora il raddoppio dell’indennità di presenza per il personale di fabbrica che presta servizio in turni. Visti i risultati raggiunti, l’azienda ha poi deciso di erogare un ulteriore bonus a integrazione del 100% del premio di produzione 2022 a tutti i colleghi che ne possono beneficiare. Si inserisce in questa parte dell’accordo anche l’Energy Green Bonus, incentivo volto a promuovere la mobilità sostenibile tra i dipendenti della sede di Sesto San Giovanni, a cui viene riconosciuta una somma economica forfettaria finalizzata ad incentivare gli spostamenti casa-lavoro tramite mezzi di trasporto a minor impatto ambientale.

Cosa fa Coca-Cola per il sociale in Italia

Sul fronte sociale, nel solo biennio 2021-2022 la multinazionale Usa ha sostenuto solo in Italia realtà e iniziative che lavorano su tematiche di forte impatto sociale, per un totale di 87 progetti e un valore complessivo di quasi 2 milioni di euro: dal supporto della filiera agrumicola siciliana per un uso consapevole della risorsa idrica attraverso nuove tecnologie e la diffusione di buone pratiche tra la aziende del Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia, alla collaborazione pluriennale con Banco Alimentare, dal sostegno a Special Olympics, movimento sportivo che in Italia coinvolge oltre 12mila atleti con disabilità intellettive e di cui Coca-Cola è socio fondatore, fino al programma “YouthEmpowered“, che dal 2018 ha accompagnato oltre 200mila giovani nel passaggio dal mondo della scuola al mercato del lavoro.

Cosa fa Coca-Cola per l’ambiente

Lato green, è stata la prima azienda di bevande analcoliche a introdurre sul mercato italiano una bottiglia in 100% rPET (PET riciclato) e da quest’anno realizza con questo materiale tutte le bottiglie in PET dell’intero portafoglio di bibite, 100% riciclabili.

Un traguardo reso possibile anche grazie alla riapertura della storica fabbrica di Gaglianico, in provincia di Biella, diventata CCH CircularPET, polo di eccellenza in innovazione e sostenibilità ambientale, con tecnologie pioniere in Europa per la lavorazione del PET riciclato che, da stabilimento di imbottigliamento dismesso, è stato riconvertito in un impianto innovativo capace di trasformare fino a 30mila tonnellate di PET all’anno in nuove bottiglie in 100% PET riciclato.

Ha anche introdotto su tutti i suoi marchi i tethered caps”, i tappi uniti alla bottiglia, con l’obiettivo di ridurre la dispersione della plastica sull’ambiente, anticipando la direttiva UE sulla plastica monouso.