Leonardo rompe con Knds sui nuovi carri armati Leopard: problemi al piano Ue per la Difesa

Leonardo non produrrà i nuovi carri armati Leopard: saltato l'accordo con Knds, si cerca un nuovo partner

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Leonardo e Knds non produrranno insieme i nuovi Leopard per l’esercito italiano. Lo hanno comunicato in una nota entrambe le società di armamenti, mettendo fine a una trattativa che avrebbe dovuto portare alla collaborazione per una importante fornitura all’Italia, ma anche in futuro alla costruzione dei nuovi mezzi per gli eserciti europei. La commessa si aggira attorno agli 8 miliardi di euro e Leonardo sta cercando ora un nuovo partner per aggiudicarsela.

L’Unione europea sta spingendo perché le aziende del continente collaborino per la creazione dei nuovi mezzi standard degli eserciti Ue. Si tratta dei nuovi carri armati che supereranno i Leopard e dei mezzi corazzati di fanteria. Il piano è quello di spingere in maniera non forzata a un’integrazione delle risorse utilizzate dalle forze armate in modo da garantire una collaborazione più semplice in caso sia necessario in futuro un intervento militare da parte dell’Unione.

Leonardo rompe con Knds: i comunicati delle aziende

Leonardo, l’azienda controllata dallo Stato che si occupa di armamenti e sistemi di difesa, ha interrotto le trattative per una collaborazione con la tedesca Knds per la costruzione dei nuovi carri armati Leopard 2 A8. L’azienda italiana aveva proposto che una parte della torretta e altri sistemi fondamentali del mezzo fossero costruiti in Italia o da una partecipata tedesca del gruppo italiano, Hensoldt. Knds ha risposto proponendo invece un ruolo molto più marginale per Leonardo e la trattativa non è arrivata a conclusione.

La collaborazione era stata pensata soprattutto per aggiudicarsi una commessa di 8 miliardi di euro da parte dell’esercito Italiano. Le forze armate del nostro Paese devono infatti sostituire gli ormai obsoleti carri armati Ariete e, anche in un ottica di maggiore collaborazione con altri Paesi europei, i Leopard, tra i più diffusi mezzi di questo tipo in Europa, sono considerati una scelta appetibile. Senza l’alleanza tra Leonardo e Knds questa scelta appare ora molto meno scontata.

È stata la stessa Knds a comunicare per prima la rottura della trattativa: “Con 18 paesi europei utilizzatori, il Leopard 2 è il carro armato standard del nostro continente e della Nato. È più importante che mai salvaguardare questo standard, che fornisce un contributo significativo all’interoperabilità e alla potenza di combattimento congiunta degli eserciti europeo e della Nato. Le parti non sono riuscite a trovare un accordo sulla configurazione e di conseguenza anche le trattative sulla partecipazione strategica di Leonardo a Knds sono fallite. Eppure Knds continua a impegnarsi a sostegno dell’Esercito Italiano” ha dichiarato l’azienda tedesca.

Poche ore dopo è arrivato il comunicato di Leonardo: “In riferimento al comunicato stampa del 13 dicembre 2023, Leonardo comunica che le trattative con Knds per definire una configurazione comune per il programma Main battle tank dell’Esercito italiano e per sviluppare una più ampia collaborazione industriale sono state interrotte. Leonardo conferma il proprio impegno nel fornire all’Esercito italiano una soluzione performante, interoperabile e aggiornata, che soddisfi le esigenze attuali e rimanga ben posizionata per gli sviluppi futuri verso il Main ground combat system, anche attraverso la cooperazione con altri qualificati partner internazionali”. L’azienda ha ceduto più di 4 punti percentuali in Borsa dopo l’annuncio.

La ricerca di un nuovo partner, ancora in Germania

Anche se la commessa per la sostituzione degli Ariete era uno dei motivi principali a spingere Leonardo e Knds a collaborare, l’idea dietro a questa alleanza era molto più estesa. I Paesi europei stanno cercando di rendere più omogenei gli equipaggiamenti dei propri eserciti e di iniziare a produrre all’interno dei confini del Vecchio continente la maggior parte delle armi di cui le loro forze armate hanno bisogno.

In questo contesto si inseriscono due importanti progetti a cui diverse aziende europee stanno cercando di partecipare e per i quali saranno necessarie alleanze complesse:

  • Il Main battle tank (Mbt). Si tratta del nuovo carro armato pesante che dovrà superare gli attuali Leopard e imporsi come standard in tutte le forze armate dell’Unione europea
  • L’Armored infantry combat system (Aics). Un nuovo mezzo corazzato per il trasporto e il combattimento della fanteria meccanizzata che dovrebbe diffondersi tra tutti gli eserciti europei e che le forze armate italiane potrebbero richiedere insieme alla commessa di sostituzione degli Ariete, portandola a un totale di 20 miliardi di euro

Per non perdere queste occasioni, Leonardo starebbe pensando a una collaborazione con un’altra azienda tedesca, Rheinmetall. I fronti sarebbero due: quello di un tank pesante e quello di un mezzo corazzato di fanteria:

  • Il carro armato pesante proposto all’Esercito italiano per sostituire gli Ariete sarebbe in questo caso il Panther. Presentato due anni fa e già aggiornato per gli scenari di guerra moderni, con integrazioni riguardanti soprattutto l’utilizzo di droni.
  • L’Aics sarebbe invece sviluppato a partire dal Lynx, mezzo corazzato da combattimento sviluppato nel 2015 da Rheinmetall e attualmente in uso in Ungheria.

Il piano di integrazione degli eserciti europei

L’attività nell’ambito della difesa europea è stata iniziata dall’annuncio da parte della Commissione Ue di un piano di incentivi per spingere le aziende del continente alla collaborazione. I Paesi Ue, pur facendo parte della stessa alleanza militare, la Nato, in molti casi utilizzano armamenti molto differenti. Un problema emerso nelle forniture di armi all’Ucraina, dove sono arrivati mezzi di ogni tipo creando non pochi problemi agli ingegneri di Kiev nella manutenzione e nella riparazione.

In uno scenario di intervento comune, questa eterogeneità sarebbe un problema. Per questa ragione l’Ue vuole spingere le aziende della difesa europee ad allearsi per fornire la maggior parte degli armamenti di cui gli eserciti dei Paesi membri hanno bisogno. Al contempo, questo comporterebbe una maggiore integrazione delle forze armate Ue, che opererebbero tutte su mezzi simili. Un elemento che semplificherebbe sia le operazioni sul campo che quelle logistiche.

Il Mbt e l’Aics vanno in questa direzione, creando due standard per alcuni dei mezzi più utilizzati in assoluto durante le operazioni di terra: i carri armati pesanti e i mezzi da combattimento per la fanteria meccanizzata. L’obiettivo sarebbe quello di acquistare congiuntamente almeno il 40% delle armi europee entro il 2030 e che almeno il 35% del valore di mercato delle commesse militari sia distribuito all’interno dell’Ue entro lo stesso anno.