Via libera al rigassificatore italiano per l’indipendenza dalla Russia

Il nuovo rigassificatore che arriverà a Piombino potrà provvedere al 6,5% del fabbisogno di gas nazionale, ma ci sono dubbi per l'ambiente

Il governatore toscano Eugenio Giani ha firmato, nella sede della Regione a Firenze, l’autorizzazione all’installazione di un rigassificatore nel porto di Piombino. Dopo le opere propedeutiche per il suo posizionamento, la nave Golar Tundra è dunque pronta a portare il gas naturale liquefatto in Italia e trasformarlo per immetterlo nella rete nazionale.

Il presidente della Toscana ha siglato il documento dopo l’approvazione di un programma di 10 punti in cui, tra le altre cose, si chiede l’istituzione di una cabina di regia tra Regione, presidenza del Consiglio, Consiglio dei Ministri e Comune di Piombino per seguire tutte le fasi di installazione dell’infrastruttura.

Un’opera ritenuta cruciale per ottenere l’indigenza energetica dalla Russia. Che però non piace per i possibili danni che potrebbe fare nell’area. Per velocizzare le pratiche e ridurre i tempi burocratici, infatti, il Governo ha eliminato l’obbligo di procedere preventivamente con una valutazione di impatto ambientale.

Cos’è un rigassificatore di GNL e come funziona

Un rigassificatore è un impianto che permette di riportare un gas liquefatto allo stato gassoso. I gas industriali, come il metano, l’etilene, il GPL, l’ammoniaca e, appunto, il GNL sono infatti più facilmente trasportabili all’interno dei serbatoi, soprattutto sul mare, quando sono resi liquidi. Infatti in questa forma il loro volume è ridotto.

Il GNL viaggia anche tra i continenti all’interno di apposite navi metaniere, stoccato a temperature molto basse (-162° C) in appositi serbatoi.

Viene poi portato a temperatura all’interno dei rigassificatori, attraverso processi di riscaldamento controllato, che ne provocano l’aumento di volume. Una volta tornato allo stato gassoso, il GNL può essere immesso nella rete nazionale ed essere usato per le utenze domestiche e industriali.

Perché la Golar Tundra è una grande opera strategica

La nave Golar Tundra è stata acquistata dalla Snam per 330 milioni di euro. È lunga 293 metri e larga 47 e ha una capacità di stoccaggio di circa 170 mila metri cubi di GNL in forma liquida, pari a circa 5 miliardi di metri cubi di gas. Vale a dire il 6,5% del fabbisogno nazionale.

Arriverà nella banchina Est dello scalo portuale toscano nella primavera del 2023, dove rimarrà per tre anni. Oltre a essere una metaniera per il trasporto della materia prima in forma liquida, è essa stessa un impianto di rigassificazione.

Dopo il triennio a Piombino, sarà trasferita al largo per 22 anni, dove continuerà a operare lontano dalle coste toscane.

Oltre all’installazione della Golar Tundra, sarà realizzato un metanodotto sotterraneo lungo ben 8 chilometri, che collegherà la nave stessa alla rete nazionale del gas in un’area che attende da tempo la bonifica ambientale.

Dove si trovano gli altri rigassificatori in Italia

L’Italia ha altri tre rigassificatori sul proprio territorio. Il più grande è l’Adriatic LNG al largo del Delta del Po, che ha una capacità di 8 miliardi di metri cubi all’anno di GNL. Dunque ci sono quelli di Panigaglia, in provincia di La Spezia, con una capacità di 3 miliardi di metri cubi all’anno, e di Livorno, con una capacità di 3,75 miliardi di metri cubi all’anno. Qua il nostro approfondimento sui rigassificatori italiani.

A proposito di gas, vi abbiamo parlato qua del rischio razionamento a cui stiamo velocemente andando incontro. E qua del prossimo inverno, quando rischieremo di rimanere senza riscaldamento.