Svezia invia carri armati Leopard in Lettonia contro la Russia: pronta la difesa dei Baltici

La Svezia si impegna nella difesa degli alleati Nato nel baltico contro la Russia mobilitando i suoi Leopard

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

La Svezia sposterà alcune truppe meccanizzate e carri armati, inclusi i modelli Leopard di ultima generazione, in Lettonia, al fine di contrastare possibili minacce della Russia contro i Paesi baltici. Si tratta del primo vero atto di Stoccolma da Paese membro della Nato, dopo decenni di neutralità.

L’Ucraina intanto ha ricevuto i nuovi missili Atacms, utilizzabili con i sistemi di lancio Himars e in grado di raggiungere facilmente l’interezza del territorio occupato dall’esercito di Mosca. Tra pochi giorni arriveranno anche le forniture americane approvate dal Congresso dopo una lunga discussione, che dovrebbero riequilibrare le forze in campo dopo mesi di sofferenza per Kiev. La decisione americana ha smosso anche diversi Paesi europei, che stanno cedendo i propri sistemi antimissile Patriot all’Ucraina.

La Svezia sposta truppe il Lettonia: il punto debole della Nato

La Svezia ha annunciato che il suo primo atto da membro effettivo della Nato sarà spostare alcune unità di fanteria meccanizzata, accompagnate da carri armati CV90 e Leopard 2, in Lettonia. “Rafforzare la sicurezza della regione baltica è oggi ancor più urgente di quanto non lo fosse precedentemente. La decisione del governo svedese di avviare ufficialmente i preparativi per il dispiegamento di alcune delle sue unità delle forze armate in Lettonia è un’ottima notizia per rafforzare la nostra sicurezza comune” ha dichiarato la prima ministra lettone Evika Silina, in un incontro con l’omologo svedese Ulf Kristersson.

La Svezia è entrata nella Nato da pochi mesi. Il suo processo di ammissione è stato molto complesso sia per la tradizionale neutralità tra occidente e Russia che la nazione aveva tenuto fin dalla fine della Seconda guerra mondiale, sia per l’opposizione di due Paesi parte dell’alleanza. Da una parte l’Ungheria, il cui premer Orban è molto vicino a Putin, pur continuando a far parte non solo dell’alleanza atlantica, ma anche dell’Unione europea. Dall’altra invece la più complessa questione che portava all’opposizione della Turchia.

Per anni infatti la Svezia si è rifiutata di condannare il Pkk, il partito dei lavoratori curdi, come un’organizzazione terroristica, classificazione che Ankara chiede da decenni. Inoltre Stoccolma ospitava diversi rifugiati politici curdi che cercavano protezione dal governo turco. A peggiorare le tensioni erano arrivati anche i roghi del corano da parte di attivisti di estrema destra svedesi. Le trattative si sono prolungate per diverso tempo e sono poi arrivate alla conclusione a marzo, con l’entrata ufficiale della Svezia nella Nato.

Il rafforzamento della regione baltica è necessario perché tra Polonia e Lituania si trova uno dei punti più critici della continuità territoriale dell’Ue e della Nato in Europa: il corridoio di Suwalki, meno di 65 chilometri di territorio polacco stretti tra la Bielorussia, ferma alleata di Mosca, e l’exclave russa di Kaliningrad, sul mar Baltico. Attaccare quest’area era, fino all’entrata della Finlandia nella Nato, il modo migliore per isolare i Paesi baltici dal resto dell’alleanza. Ora però la Nato controlla praticamente l’intero mar Baltico e questa manovra sarebbe molto meno efficace, come dimostrano gli aiuti militari svedesi in Lituania.

La situazione degli aiuti in Ucraina

Il motivo per cui la sicurezza dei Paesi baltici deve essere garantita anche dai nuovi alleati della Nato è che, tra gli Stati occidentali, Estonia, Lettonia e Lituania sono tra quelli che hanno speso di più in relazione al proprio Pil per aiutare l’Ucraina. L’Estonia in particolare è arrivata spendere più del 5% del proprio prodotto interno lordo. Di recente però, Kiev ha sostenuto un lungo periodo di carenza di munizioni a causa del blocco degli aiuti statunitensi.

Per una questione politica, legata ai parlamentari repubblicani fedeli a Donald Trump, un pacchetto da 61 miliardi di dollari è rimasto bloccato al Congresso per quasi sei mesi, nei quali Kiev ha subito moltissimi attacchi aerei che non è stata in grado di fermare. Un accordo bipartisan senza precedenti ha permesso agli aiuti di essere approvati e, entra la fine di questa settimana, le munizioni dovrebbero arrivare in Ucraina e riequilibrare le forze in campo.

lo sblocco degli aiuti americani sembra aver spinto anche diversi Paesi europei a fare la loro parte. Germania prima e, negli ultimi giorni, Grecia e Spagna sembrano pronte a cedere i propri sistemi antiaerei Patriot a Kiev per aiutare a limitare gli attacchi russi. I Patriot sono tra i migliori sistemi antimissile e antiaerei al mondo e possono mettere a repentaglio la superiorità tattica della Russia nei cieli ucraini anche senza la necessità per Kiev di avere un gran numero di aerei.

Gli Atacms e i Taurus tedeschi: la questione dei missili balistici

Poco prima dell’invio ufficiale dei nuovi aiuti, l’Ucraina ha rivelato che gli Usa le hanno fornito alcuni missili balistici a corto raggio Atacms. Si tratta di munizioni utilizzabili con i sistemi di lancio Himars, che Kiev già conosce, ma che hanno un raggio di 300 chilometri. Questo significa che, per la prima volta, l’esercito ucraino può colpire ogni parte del territorio occupato dalla Russia con un attacco missilistico e anche una fascia delle regioni della Russia vera e propria.

Proprio per questa ragione gli Usa hanno tentennato a lungo sull’invio di questi missili, ma ora la paura di una ripercussione russa sembra essere stata superata. Per questa ragione, Kiev sta chiedendo con insistenza alla Germania di fornirle un altro tipo di missili, quelli da crociera Taurus. Con un raggio di 500 chilometri, i Taurus sono ampiamente superiori alle munizioni in uso al momento in Ucraina, come gli inglesi Storm Shadow, che hanno già comunque dimostrato una grande utilità.

Se gli Atacms vengono lanciati da terra, sono molto difficili da intercettare ma relativamente imprecisi, i Taurus devono essere invece fatti partire da un aereo. Raggiungono però velocità vicine a quella del suono e sono molto più precisi di un missile balistico, oltre ad avere un raggio di 500 chilometri. La Germania si rifiuta da mesi di fornirli a Kiev per la paura della reazione che la Russia avrebbe se uno di questi missili colpisse un obiettivo sul suo territorio. Ora che però l’Ucraina ha già sistemi in grado di compiere attacchi missilistici in Russia, gli Atacms, questa giustificazione ha meno senso di quanto ne avesse anche solo poche settimane fa.