Applicazione degli strumenti scientifici nelle aule di giustizia: Neuroscienze o Intelligenza artificiale?

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Redazione

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Pubblicato: 24 Giugno 2024 16:31

Le recenti innovazioni in tema scientifico e tecnologico hanno portato la comunità giuridica ad interrogarsi su quale sia l’applicazione degli strumenti scientifici e tecnologici all’interno delle aule di giustizia, in particolare penali.

Al giorno d’oggi, infatti, in cui le nuove frontiere scientifiche forniscono strumenti concreti e pratici applicabili a molteplici settori, anche il mondo giuridico – al fine di garantire la più efficace ed efficiente amministrazione della giustizia – è chiamato a confrontarsi e ad interagire con le evoluzioni scientifiche.

In questo approfondimento, si vuole indagare l’ormai indispensabile interazione tra il diritto penale e il mondo scientifico-tecnologico e quali possono essere in concreto gli strumenti utilizzabili all’interno delle aule di giustizia.

Il primo strumento concretamente oggi utilizzabile nelle aule di giustizia è offerto dal mondo delle scienze cognitive e delle neuroscienze, il quale permette di costruire un insieme di relazioni interdisciplinari capaci di fornire un sistema oggettivo, basato su regole scientifiche “provabili” di sussunzione delle fattispecie giuridiche astratte ai casi concreti.

Le neuroscienze e le scienze cognitive, infatti, offrono al mondo giuridico penale un insieme di nozioni e conoscenze inerenti al comportamento umano che, sulla base dei protocolli e degli studi scientifici, possono assurgere a regole fisse di valutazione  – le quali poi possono avere concreto ingresso in ambito processuale grazie agli istituti della prova scientifica ex art 220 c.p. – capaci di condurre ad una valutazione oggettiva in ordine all’applicabilità o meno dei principali istituti di diritto penale processuale e sostanziale come, per esempio, l’imputabilità, la colpevolezza, l’attendibilità delle testimonianze rese in giudizio e l’analisi dell’elemento soggettivo del reato.

In passato i meccanismi mentali che portano un soggetto a compiere un’azione, venivano vagliati nel processo al solo fine di verificare la capacità di intendere o volere di un soggetto  e la sua capacità di stare consapevolmente in giudizio. L’evoluzione neuroscientifica associata al diritto ha permesso di poter introdurre nel processo le prove neuroscientifiche.

Si pensa che ad oggi la vera evoluzione sia l’intelligenza artificiale e la sua possibile applicazione nelle aule giudiziarie, con la prospettazione che avvocati e giudici saranno sostituiti da un software. In realtà il processo penale italiano è ancora arretrato rispetto a tale ipotesi e si pensi che solo da pochi anni e con ampie diffidenze, ci si sta evolvendo introducendo nuovi approcci di difesa.

Il nuovo approccio neuroscientifico utilizzato nelle aule giudiziarie consente non solo di verificare l’imputabilità ma anche la colpevolezza e l’innocenza dell’individuo. Tale decostruzione del paradigma classico del modello agente all’interno del diritto penale ha avuto ampie ricadute in ambito probatorio in sede processuale, ove la prova di tipo neuroscientifico ha acquisito sempre maggiore rilievo nell’ultimo decennio fornendo delle regole scientifiche applicabili in sede di individuazione e accertamento degli elementi essenziali delle fattispecie delittuose e in particolare nell’individuazione e nella qualificazione del dolo.

Le scienze cognitive e le neuroscienze rappresentano, pertanto, uno strumento capace di procedere ad un accertamento dell’elemento psichico più preciso ed affidabile rispetto a quello effettuato sulla base delle massime d’esperienza e i luoghi comuni in ambito psicologico in merito all’agire umano alla base delle costruzioni degli istituti classici del diritto penale. Infatti, tramite il sapere neuroscientifico comportamentale è possibile condurre indagini in merito al funzionamento neuronale e comportamentale dell’essere umano capace di fornire spiegazioni più chiare in merito alla formazione dell’intenzione del soggetto agente. Di qui la possibilità di vagliare se la condotta tenuta da un soggetto fosse consapevole, ossia cosciente oppure, al contrario, se la stessa fosse stata alterata da situazioni esterne che hanno condizionato il meccanismo mentale volitivo.

A livello esemplificativo, le scienze cognitive e le neuroscienze ci permettono di analizzare i casi concreti mediante le regole di comportamento applicate dall’uomo medio in condizioni analoghe (regolarità del comportamento umano) a quelle concretamente realizzatesi, consentendo, pertanto, di indagare se quel soggetto abbia avuto coscienza e volontà sia della sua azione che dell’evento finale e, per l’effetto se sia punibile.

Le scienze cognitive e le neuroscienze sono uno strumento oramai imprescindibile nell’analisi dell’elemento soggettivo del reato poiché consentono di astrarre la valutazione della coscienza e volontà delle condotte dal giudizio “personale” dell’organo giudicante affidandolo alle prove scientifiche, le quali sono caratterizzate da maggiore affidabilità.

In questo panorama, complesso e in continuo sviluppo, una domanda oramai “contagiosa” è quale ruolo potrà avere l’intelligenza artificiale, la quale alla luce del suo recente sviluppo sta avendo importanti riscontri in molti campi del sapere umano. Ci si chiede, allora, se la stessa potrà mai fare ingresso nelle aule di giustizia contribuendo così alla risoluzione di processi lunghi e complessi anche se è difficile preventivare un reale e concreto punto di incontro alla luce dell’arretratezza del nostro sistema giudiziario, il quale viene continuamente riformato ma con riforme che per la durata della fase di approvazione entrano in vigore obsolete con necessità di correttivi.

Sicuramente un “software”, se pur debitamente programmato, non potrà sostituire il processo di ricostruzione “volitiva” di un soggetto. E’ pertanto necessario discutere di quali strumenti concretamente possono allo stato attuale essere utilizzati nelle aule di giustizia e al momento l’intelligenza artificiale sembra ancora una soluzione lontana per consentire una più efficiente ed efficace amministrazione della giustizia in sede penale, al contrario le neuroscienze costituiscono un tangibile supporto  allo svolgimento del processo penale in tutte le sue fasi.

In collaborazione con Studio Legale Grolla