Si cercano 4 milioni di lavoratori: ecco in quali settori

Ministero del Lavoro, Coldiretti, Cgia di Mestre e Cgil concordano: i posti di lavoro ci sono, ciò che manca sono i lavoratori. Il problema? Denatalità, inadeguata formazione e cronica difficoltà a incrociare domanda e offerta di lavoro

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Sul fronte dell’occupazione in Italia si assiste a una situazione paradossale. Da una parte c’è un tasso medio di disoccupazione che, al netto del sommerso, a gennaio 2023 ha toccato quota 7,9% (dunque in crescita rispetto al 7,8% del mese precedente) e che fra i giovani raggiunge la cifra monstre del 22,9%. Dall’altra parte però associazioni di categoria e Ministero sostengono che i posti di lavoro ci sono e che quelli che mancano sono i lavoratori.

Un milione di posti di lavoro subito disponibili

A seconda della metodologia con la quale viene elaborata la stima possono esserci delle discrepanze, anche sostanziali. Fra i primi a lanciare l’allarme c’è stata la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, la quale dal palco del Forum Confcommercio ha recentemente lamentato un milione di posti di lavoro che non si riesce a coprire.

“Oggi – ha detto la ministra Calderone – probabilmente abbiamo un milione di posti di lavoro che non riusciamo a coprire, mentre abbiamo tante persone che sono fuori dal circuito lavorativo e quindi dall’impegno attivo nel mondo del lavoro”. Il motivo, sostiene Calderone, è da ricercarsi nello scollamento fra le qualifiche dei disoccupati e il fabbisogno del tessuto produttivo. “Insieme alle politiche attive – ha dichiarato Marina Elvira Calderone – c’è il tema della formazione delle lavoratrici e lavoratori che devono essere avviati a lavori che ci sono e non a lavori che non ci sono o che sono pensati rispetto a logiche del passato”.

Cercasi lavoratori agricoli: c’è posto per 100mila

Del milione di posti di lavoro disponibili, almeno 100mila riguardano il comparto agricolo. Lo certifica Coldiretti che fa notare come manchino i braccianti agricoli in vista del raccolti estivi e autunnali. Ma non mancano solo braccia: mancano anche tecnici specializzati come “i trattoristi, i serricoltori, i potatori e tecnici dell’agricoltura 4.0 per guidare droni, leggere i dati metereologici ed utilizzare gli strumenti informatici ma anche raccoglitori per le verdure, la frutta e la vendemmia”. Mancano poi figure che si occupino della “trasformazione aziendale dei prodotti” e della vendita diretta” ma anche di altri settori, “dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili”.

Turnover generazionale sbilanciato

Su questo filone si inserisce anche l’ufficio studi dell’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre (Cgia) che ha elaborato dati di Unioncamere e dell’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro. Secondo il report entro i prossimi 5 anni all’Italia serviranno 3,8 milioni di nuovi lavoratori.

La necessità è quella di mettere in atto un turnover generazionale che al momento non viene soddisfatto a dovere. È la stessa Cgia di Mestre che, in una rilevazione di gennaio 2022, mette nero su bianco il fatto che in Italia i pensionati hanno superato i lavoratori di 205mila unità. Si parla di 22 milioni 759mila pensionati a fronte di 22 milioni 554mila lavoratori attivi nei vari settori. In mancanza di una correzione in futuro ci sarà il rischio di dover mettere in atto una modifica al settore pensionistico.

Secondo le elaborazioni della Cgia, 2,8 milioni nuovi posti di lavoro (il 71,7%) scaturiscono dalla necessità di sostituire i nuovi pensionati. Ma per soddisfare le richieste del mondo produttivo e, al contempo, raddrizzare l’equilibrio fra pensionati e lavoratori, servirà un altro milione di lavoratori.

Tra chi andrà in pensione nel periodo considerato, i dipendenti privati sono 1,38 milioni mentre gli altri provengono dalla pubblica amministrazione (675.600) e dal lavoro autonomo (673.200). Il turismo rappresenta il settore con il maggior bisogno di nuovi lavoratori. Prossimamente nel comparto turistico i neopensionati saranno quasi mezzo milione. Il ramo, sostiene la Cgia, necessita di 757.000 nuovi addetti.

Chi cerca lavoratori

Servono nuove energia anche in altri comparti, sia pubblici che privati. Fra i settori con maggiore richiesta si citano attività immobiliari, di noleggio e leasing, di vigilanza e investigazione, i servizi per la cura degli edifici e del paesaggio, ovvero addetti alle puliziegiardinieri, e molto altro ancora. C’è poi tutto il comparto della pubblica amministrazione. Dal discorso rimangono però esclusi assistenza sociale, istruzione e sanità. I medici rappresentano infatti un discorso a parte: in Italia la cronica carenza di professionisti rischia di creare dei veri e propri deserti sanitari. Il problema non riguarda solo i medici ospedalieri, ma anche i medici di base. Nella PA sono 566.800 che rimarranno presto scoperti, il 75% dei quali per sostituire i pensionati. La Cgia puntualizza inoltre che i pensionamenti di massa generano la perdita “di maestranze di qualità e di elevata esperienza”.

I settori nei quali sono previsti dei veri e propri esodi sono commercio e turismo (484.500 pensionamenti), il ramo dei servizi pubblici e privati (419.800) e la salute (331.500). Secondo la Cgia la situazione sarebbe addirittura destinata a peggiorare “in primo luogo per gli effetti della denatalità e in secondo luogo per la cronica difficoltà che abbiamo a incrociare la domanda e l’offerta di lavoro“.

Quanti lavoratori mancano in Italia per la Cgil

La posizione della Cgia di Mestre si inserisce sullo stesso filone di quella espressa dalla Cgil. Secondo un report del sindacato entro il prossimo ventennio la popolazione in età da lavoro, cioè quella nella fascia 15-64 anni, sarà inferiore a quella attuale di quasi 7 milioni di persone. Un vero e proprio tracollo per il sistema economico e per quello previdenziale.

Cosa cercano i lavoratori oggi

Un altro fronte viene poi aperto dai giovani della Generazione Z (fascia 18-24) che si affacciano sul mercato del lavoro con i primi impieghi, con l’alternanza scuola lavoro e con gli stage: i giovani chiedono lavori decorosi ma nei quali sia garantita la flessibilità e un buon bilanciamento fra vita professionale e vita privata. Richieste che i datori di lavoro non possono ignorare. Ma al contempo i giovani non possono ignorare le oggettive necessità dei vari comparti produttivi. Ad oggi interi settori vengono letteralmente disertati dai giovani e mentre cresce la domanda, l’offerta rimane ferma al palo.