Aria condizionata in ufficio: cosa prevede il regolamento

Infezioni, senso di malessere e spossatezza: gli ambienti di lavoro privi di manutenzione nascondono gravi rischi per la salute

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

Con l’arrivo della bella stagione, l’aria condizionata in ufficio diventa un rifugio essenziale per sfuggire alla calura dell’estate. Ma occorre fare attenzione: la refrigerazione artificiale dell’aria nasconde notevoli insidie e il rischio di contrarre alcune fastidiose malattie, è tutt’altro che remoto.

Quali le regole da seguire per avere degli ambienti di lavoro sempre salubri e accoglienti? Le prescrizioni e le raccomandazioni non mancano, ma – se seguite in maniera scrupolosa – è possibile scongiurare qualsiasi genere di rischio di nocività dell’attività in ufficio.

Vediamo da vicino quali norme in materia aiutano a capire come comportarsi al lavoro, per ciò che attiene alla gestione dell’aria condizionata.

Aria condizionata in ufficio e regole di riferimento, come gestirne l’utilizzo

Ecco una serie di indicazioni di legge e buone prassi in materia, che permetteranno a datori di lavoro e personale di avere le idee un po’ più chiare sulle regole vigenti ed evitare quei tipici battibecchi, che attengono alla gestione della corretta temperatura in ufficio – specialmente nei mesi caldi.

D.P.R. 303/1956

Equilibrare le temperature non è l’unico obiettivo per ottenere un ambiente sano, è necessario – come recita l’art. 9 del D.P.R. 303/1956 – che nei luoghi di lavoro chiusi sia garantita sempre aria salubre, anche tramite impianti di areazione. Attenzione però, in quanto il ricambio dell’aria non deve minacciare la salute dei lavoratori.

Il citato art. 9 è molto chiaro a riguardo, disponendo quanto segue:

L’aria dei locali chiusi di lavoro deve essere convenientemente e frequentemente rinnovata. Qualunque sia il mezzo adottato per il ricambio dell’aria, si deve evitare che le correnti colpiscano direttamente i lavoratori addetti a posti fissi di lavoro.

In particolare, le correnti d’aria dirette eliminano l’umidità, ma provocano al contempo disidratazione. Quest’ultima può condurre a secchezza delle mucose, irritazioni agli occhi e alla gola, e può rendere meno forte il sistema immunitario, aumentano i rischi di infezione e di eventuale assenza dal luogo di lavoro – e possibilità di richiedere la malattia Inps.

D. lgs. n. 81 del 2008

Lo rimarca l’Inail nel proprio sito web ufficiale. Il d.lgs. 81 del 2008 impone all’azienda o datore di lavoro il compito della valutazione di tutti i rischi presenti nei luoghi di lavoro, inclusi quelli legati alle cd. condizioni microclimatiche.

In particolare, nell’allegato IV si danno indicazioni di massima in tema di adeguatezza dell’aerazione, della temperatura e dell’umidità degli ambienti di lavoro, ma – anche in riferimento alla corretta gestione dell’aria condizionata in ufficio – non si forniscono indicazioni di tipo quantitativo sui valori dei parametri microclimatici da osservare, per evitare rischi alla salute per il personale.

In altre parole – e questo è un punto molto importante – dal complesso delle norme di cui al Testo unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (e relativi allegati), si può scoprire che non è specificato il numero di gradi ottimali della temperatura nei locali di lavoro e non sono indicati valore limite. Piuttosto si trova scritto che:

La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all’organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori.

Perciò, al fine di determinare la temperatura più opportuna in ufficio, da raggiungersi tramite l’aria condizionata, sarà compito del datore di lavoro o azienda effettuare una sorta di indagine ad hoc nei locali.

Nel Testo unico si trova altresì indicato che ai dipendenti deve essere garantita una sufficiente e salubre quantità di aria. In particolare nel caso siano utilizzati impianti di aria condizionata, essi dovranno funzionare in maniera che il personale non sia esposto a correnti d’aria potenzialmente pericolose per la salute.

D.P.R. n. 74 del 2013

Si tratta del regolamento che include le disposizioni sulla climatizzazione invernale ed estiva degli edifici, fornendo chiare istruzioni a chi fa uso dei condizionatori. In particolare nel testo si trova scritto che:

  • nella stagione invernale è preferibile conservare la temperatura intorno ai 18 gradi
  • nella stagione estiva il termostato non dovrebbe mai scendere al di sotto dei 24 gradi

Nel decreto altresì una raccomandazione circa il livello di umidità dell’aria, che dovrebbe essere sempre compreso tra il 40 e il 60%.

In termini pratici , la temperatura ideale in estate dovrebbe essere sui 24-26 gradi, mentre mentre il condizionatore – scopri qui come usarlo in modo sostenibile – andrebbe installato nel luogo più adatto, onde consentire che il flusso d’aria condizionata sia omogeneo in tutto l’ambiente di lavoro.

Norma tecnica ISO 7730

Inoltre. Per avere un quadro ancora più completo delle regole in materia, e saperne di più sulla temperatura adeguata all’ufficio, in caso di aria condizionata, è opportuno altresì fare riferimento alla cd. norma tecnica ISO 7730.

In virtù di questa norma per un’attività sedentaria – vale a dire di ambito intellettuale – la temperatura adeguata è indicata pari a 21-23 gradi. Ma la norma in oggetto rimarca altresì che, entro una temperatura interna (dell’ufficio) al di sotto dei 24 gradi, sarebbe opportuno fare a meno dell’aria condizionata.

Raccomandazioni Inail

C’è poi da considerare la differenza tra temperatura esterna e interna. Secondo quando raccomandato da Inail, la differenza tra esse dovrebbe essere al massimo di 5-7 gradi, per impedire il verificarsi di quello che è detto shock termico.

Nel caso infatti un impiegato passi ad es. da una temperatura esterna di 30-35 gradi a una interna di 20 gradi, tipico caso dei mesi estivi, lo sbalzo termico determinatosi potrebbe influire sulla salute, causando problemi respiratori come mal di gola, tosse oppure – nelle ipotesi più gravi – disturbi più pesanti come otiti e rino-sinusiti, e tali da costringere all’assenza in ufficio anche nei mesi caldi.

Linee guida Ispesl

Per avere un maggiore orientamento in tema di aria condizionata e correnti, è opportuno altresì tener conto di quanto indicato dalle linee guida degli uffici amministrativi Ispesl. Ci riferiamo all’Istituto Superiore di Prevenzione e Sicurezza del Lavoro, oggi confluito nell’Inail, il quale costituisce uno degli enti più produttivi per ciò che attiene alla realizzazione di linee guida sicurezza.

Ebbene, secondo l’Ispesl le correnti non devono mai superare gli 0,15 m/s. Questo è insomma il limite di velocità massimo che l’aria può raggiungere tra i corridoi. Oltre si rischia.

Aria condizionata in ufficio, tra rischi di sbalzo termico e necessità di manutenzione periodica

Al lavoro e in uffici talvolta piuttosto popolati, non è sempre facile conciliare le esigenze di più persone. Vi sono persone che patiscono di torcicollo anche durante i mesi caldi, come pure coloro che non gradiscono le elevate temperature quando stanno lavorando. Senza dimenticare il datore di lavoro che preferirebbe ridurre – ove possibile – gli sprechi energetici e, conseguentemente, l’importo della bolletta a fine mese – scopri qui i costi di marzo 2024.

Senza ombra di dubbio il maggiore nemico per la salute degli impiegati e dei lavoratori da scrivania è lo sbalzo termico. D’estate, il divario tra le temperature torride che si registrano in esterna e la temperatura troppo fredda che può caratterizzare gli ambienti lavorativi è la prima causa di malanni per gli impiegati, ma anche per chi frequenta saltuariamente gli uffici, come clienti e fornitori.

Al fine di scansare tale spiacevole inconveniente, che può andare a nuocere sulla performance lavorativa, è importante che gli impianti di condizionamento siano sottoposti a periodici interventi di manutenzione.

Non bisogna infatti dimenticare che, se il sistema di filtraggio dell’aria condizionata non è a norma o comunque non viene pulito regolarmente, i condizionatori potrebbero diffondere negli spazi degli uffici germi, batteri e allergeni, incrementando il rischio di infezioni respiratorie e allergie.

D’altronde lo indica anche il complesso di norme di cui al Testo unico sicurezza e salute sul lavoro del 2008: depositi o accumuli di sporcizia che possono comportare un rischio immediato per la salute dei lavoratori, a causa dell’inquinamento dell’aria respirata, devono essere eliminati con rapidità.