In tre anni il fenomeno della pirateria nel calcio ha sottratto 1 miliardo di euro dalle casse della Lega Calcio. Un anno di diritti televisivi andati in fumo.
Se la nuova legge sulla pirateria, la n. 93/2023, entrata in vigore l’8 agosto, è di evidente supporto, delineando un percorso netto e chiaro verso la lotta a questo fenomeno criminoso, la diffusione del digitale è tale da consentire di delinquere da casa senza la percezione di un atto criminale.
Pensare di non pagare significa danneggiare la squadra per cui si tifa, impoverendo il mercato e l’industria del calcio e mettendo in serio pericolo posti di lavoro. Se si desidera che il calcio torni protagonista nel nostro Paese e in Europa è necessario prendere coscienza che ciò è possibile solo attraverso investimenti e mettendo in campo azioni a supporto della lotta alla cultura dell’illegalità.
Le attività di pirateria non sono più casuali, ma sono ormai palesi i legami con la criminalità organizzata. Da qui la necessità di una piattaforma tecnologica che consenta degli interventi tempestivi.
AGCOM, durante il Social Football Summit 2023, ha presentato la piattaforma tecnologica che permetterà di interrompere entro 30 minuti la trasmissione dell’evento trasmesso illegalmente, senza riuscire però in quel contesto, a dettare i tempi di avvio e della messa a punto della piattaforma, visto i numerosi stakeholder interessati ad una corretta implementazione.
Indice
L’attenzione di AGCOM al problema
Già a Dicembre 2022 AGCOM aveva avviato una consultazione pubblica, prima dell’approvazione della legge sulla pirateria, per modificare un proprio ordinamento e prevedere degli interventi nei 30 minuti successivi all’inizio dell’evento sportivo.
Gli eventi live, in particolare quelli legati al calcio, perdono gran parte del loro valore dopo che sono trascorsi 30 minuti dal loro inizio. Per questo la necessità di intervenire in questo arco temporale.
In realtà AGCOM ha già in piedi meccanismi attivi per oscurare eventi di questo tipo. Sono stati adottati da settembre più di 150 procedimenti cautelari per bloccare siti pirati che trasmettono illegalmente eventi sportivi, con una cadenza di 3 giorni, permettendo di emanare il provvedimento in concomitanza del giorno delle partite in modo da creare il problema agli utenti del famoso “pezzotto”.
La piattaforma è stata donata dalla Lega Calcio e può essere considerata una best practice unica in Europa, se non addirittura nel mondo, rispondendo a requisiti specifici di sicurezza e ad articolate specifiche tecniche visti i soggetti coinvolti per garantirne la piena funzionalità.
La notizia del via alla piattaforma è stata confermata da Massimiliano Capitanio, Commissario Agcom: “Finalmente si potrà combattere ad armi pari contro la criminalità organizzata, per la lotta alla pirateria è una svolta epocale che colloca l’Italia all’avanguardia a livello mondiale”.
Il comunicato stampa di AGCOM che dà il via alla piattaforma
L’8 Dicembre l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, in un comunicato stampa, ha diffuso una serie di informazioni rilevanti per far comprendere lo stato della piattaforma Piracy Shield.
L’AGCOM ha definito i requisiti tecnici e operativi per il funzionamento della piattaforma Piracy Shield, con cui vengono bloccati i siti che diffondono illecitamente eventi sportivi live. La piattaforma viene, quindi, definita funzionante.
Spetta ora agli operatori che forniscono l’accesso (ISP), che devono oscurare tali siti, su segnalazione dei titolari dei diritti, porre in essere le attività necessarie per rendere operativa la piattaforma.
Tali attività devono essere completate entro il 31 gennaio 2024.
La decisione dell’Autorità è stata assunta all’unanimità lo scorso 5 dicembre, con la delibera n.321/23/CONS, in esecuzione di quanto previsto dalla legge 14 luglio 2023, n. 93 e dalla propria delibera attuativa n. 189/23/CONS.
I requisiti della piattaforma definiti dall’Autorità sono stati discussi e condivisi nell’ambito dei lavori del Tavolo tecnico antipirateria convocato da Agcom, in collaborazione con l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, insediatosi lo scorso 7 settembre.
Ai lavori del tavolo, cui hanno preso parte anche rappresentanti del Mimit, della Polizia postale e delle principali Associazioni per il contrasto alla pirateria e la tutela del diritto d’autore, ha partecipato il Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza presso Agcom il quale, nell’ambito del protocollo di intesa vigente, collaborerà con l’Autorità per garantire l’avvio e l’efficiente funzionamento della piattaforma attraverso, tra l’altro, una costante assistenza agli utenti della Piracy Shield.
Il sistema machine to machine
Il funzionamento della piattaforma si basa su un sistema machine to machine.
I titolari accreditati, che hanno già ottenuto un provvedimento cautelare per la tutela del diritto protetto, a fronte di ulteriori violazioni del medesimo diritto, possono “caricare” le segnalazioni di violazione, assistite da un adeguato corredo probatorio, sulla piattaforma che le indirizza automaticamente agli ISP accreditati i quali provvedono al blocco dell’indirizzo IP e/o dell’FQDN entro i successivi 30 minuti.
Come funzionerà
Le nuove norme consentono all’AGCOM di ordinare in via di urgenza agli Internet Service Providers (ISP), senza previa convocazione (inaudita altera parte), di bloccare nel giro di 30 minuti l’accesso alle trasmissioni non autorizzate di “contenuti in diretta, prime visioni di opere cinematografiche e audiovisive o programmi di intrattenimento, contenuti audiovisivi, anche sportivi, o altre opere dell’ingegno assimilabili, eventi sportivi nonché eventi di interesse sociale o di grande interesse pubblico”.
Nello specifico, l’AGCOM potrà agire su istanza cautelare:
- del titolare del diritto
- del licenziatario del diritto
- dell’associazione di gestione collettiva o di categoria alla quale il titolare o licenziatario del diritto abbia conferito mandato
oppure
- di un c.d. “segnalatore attendibile” ai sensi dell’ art. 22(2) del Digital Services Act (Reg. (UE) 2022/2065).
Qualora ritenga che l’istanza sia fondata e che sussistano requisiti di gravità e urgenza, l’AGCOM potrà ordinare agli ISP interessati di disabilitare l’accesso ai contenuti abusivi mediante il blocco:
- della risoluzione DNS dei nomi a dominio
- degli indirizzi IP univocamente destinati alla diffusione dei contenuti abusivi
- dei c.d. “alias”, ovvero di ogni nome di dominio o indirizzo IP, “a chiunque riconducibile” che, successivamente al provvedimento di blocco, consenta l’accesso ai medesimi contenuti illeciti e a contenuti della stessa natura.
Il provvedimento dovrà essere adottato ed eseguito prima dell’inizio o, al più tardi, nel corso della (prima) trasmissione del contenuto. Esso sarà notificato immediatamente dall’Autorità a:
- fornitori di accesso alla rete
- gestori dei motori di ricerca
- altri ISP coinvolti a qualsiasi titolo nell’accessibilità del sito web o dei servizi illegali.
Questi dovranno darvi esecuzione senza alcun indugio e comunque entro 30 minuti dalla notificazione, “disabilitando la risoluzione DNS dei nomi di dominio e l’instradamento del traffico di rete verso gli indirizzi IP o comunque adottando le misure tecnologiche e organizzative necessarie per rendere non fruibili da parte degli utilizzatori finali i contenuti diffusi abusivamente”.
Nel caso in cui i contenuti abusivi, per aggirare il blocco, vengano successivamente forniti attraverso diversi nomi a dominio e/o indirizzi IP, il titolare dei diritti (o altro soggetto legittimato) dovrà informare contestualmente l’AGCOM e gli ISP, i quali di nuovo dovranno disabilitare l’accesso ai contenuti al più tardi entro 30 minuti.
I provvedimenti di blocco saranno reclamabili da parte dei relativi destinatari.
I lavori preparatori
La legge n. 93/2023 sulla pirateria demanda all’AGCOM il compito di disciplinare il procedimento cautelare modificando, entro 60 giorni, le norme nel proprio “Regolamento in materia di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica” (il “Regolamento”, delibera n. 680/13/CONS).
Entro 30 giorni, inoltre, l’AGCOM ha convocato un tavolo tecnico con tutti gli interessati per definire una piattaforma tecnologica comune che consenta agli ISP la disabilitazione automatica dell’accesso ai contenuti e all’AGCOM la verifica automatica delle segnalazioni relative agli alias.
Secondo la previsione di legge, la piattaforma avrebbe dovuto essere completata entro 6 mesi.
Dal canto suo, AGCOM, il 26 luglio scorso, ha modificato il proprio Regolamento mediante la delibera 189/23/CONS.
Il Regolamento stesso prevede da subito che gli ISP abbiano al massimo 30 minuti per estendere il blocco agli alias successivamente indicati.