La lotta al “pezzotto” si è già arenata: rischio flop

Dallo slogan alla messa in pratica, il passo è lungo, troppo. Ad oggi oscurare i siti pirata in 30 minuti pare impossibile: ecco tutti i problemi al vertice che fanno gongolare i produttori del "pezzotto"

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Era stata annunciata in pompa magna l’imminente svolta nella lotta alla pirateria, eppure in termini pratici ciò che abbiamo ottenuto è uno spot con Bobo Vieri. C’è qualcosa che non funziona a dovere negli ingranaggi del sistema da poco inaugurato, non ancora entrato in funzione. Ne scrive nel dettaglio La Repubblica, che spiega come l’ostacolo sia ai vertici.

Il blocco AgCom

Sembra si siano creati due schieramenti, per quanto sia difficile crederlo. Da una parte ci sono i broadcaster, che vanno a braccetto con la Lega di serie A. Ora più che mai dopo gli accordi stipulati sui diritti di trasmissione. Dall’altra parte troviamo invece le società di internet, chiamate all’atto pratico a oscurare i siti pirata segnalati.

Il governo di Giorgia Meloni aveva nel mirino questo risultato positivo. È chiaro, dunque, come questo blocco, a distanza di mesi dall’inizio della stagione di serie A, generi una netta tensione. Ricordiamo come le nuove normative per il contrasto alla pirateria digitale prevedano un repentino blocco dei segnali.

Nell’ambito degli eventi sportivi live, entro 30 minuti dall’inizio degli stessi lo schermo dovrebbe oscurarsi. Sulla carta, si prevedeva così un duro colpo finanziario alla rete criminale del “pezzotto”, andando a creare una spaccatura con il cliente, a sua volta rintracciabile e denunciabile. Sembrava la svolta decisiva e la fine di un’era. Il Garante delle Comunicazioni, ovvero l’AgCom, guarda però con preoccupazione alla sostenibilità legale di operazioni di questo tipo. Ecco, dunque, quale sarebbe l’ipotesi attualmente al vaglio.

Un intero sistema crollato

Il Garante delle Comunicazioni sarà responsabile di creare una piattaforma, grazie alla quale Lega di serie A e broadcaster potranno passare informazioni in tempo reale. Di fatto verrà segnalato all’AgCom il sito pirata in questione, e sarà l’ente a ordinare alle società di internet di procedere all’oscuramento.

Al fine di facilitare l’operazione, già in ritardo di mesi rispetto al programma iniziale, la Lega di serie A ha deciso di donare al Garante la piattaforma di monitoraggio dei siti pirata, che vanta da tempo al suo interno. Ciò dovrebbe ridurre i tempi dell’intera operazione. Le problematiche però non sono terminate qui. Per quanto possa sembrare incredibile, nel corso degli scorsi mesi alcuni siti pirata hanno proceduto a fare causa dopo essere stati oscurati. Il motivo? Vizi procedurali.

Per quanto dal punto di vista dell’utente sia facile capire chi abbia legalmente ragione, al netto delle giustificate lamentele scaturite dall’aumento dei costi previsti dai broadcaster, legalmente il discorso è più complesso. Occorre la “prova digitale forense”, che l’AgCom pretende da Lega e pay-tv. Si tratta di un passo burocraticamente essenziale per certificare la violazione del diritto d’autore.

Al momento della segnalazione, dunque, andrebbe allegata una vera e propria relazione tecnica, comprendente un fermo immagine del sito pirata in questione, beccato proprio mentre trasmette la gara in diretta. Un faldone contenente anche informazioni tecniche su quello che è il flusso di traffico che genera tutto ciò.

Un procedimento che demolisce l’intero concetto di rapido oscuramento, alla base della nuova legge anti “pezzotto”. Il punto d’incontro sembra ancora distante e, nel frattempo, in tantissimi continuano ad approfittare del servizio pirata, che di certo non comprende nel pacchetto i soli eventi sportivi.