Lo scudo anti pirateria “Piracy Shield” esordisce in Champions: multe anche agli utenti

La piattaforma "anti-pezzotto" dell'Agcom ha fatto il suo esordio anche nel calcio europeo dopo il debutto in Serie A, nel quale sono stati oscurati oltre mille siti illegali

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Piracy Shield scende in campo anche in Champions League e nell’Eurocup di Basket. Dopo l’esordio in Serie A a inizio febbraio lo scudo anti pirateria gestito dal Garante per le comunicazioni Agcom è stato lanciato anche nell’ultimo turno delle massime competizioni europee di calcio e pallacanestro. Sono stati 114 i siti oscurati per aver trasmesso,  in violazione dei diritti posseduti dalle emittenti televisive, le partite del 14 febbraio, durante le quali sono stati individuati a campione anche gli utenti che hanno seguito gli incontri tramite il famigerato “pezzotto” o link illegali, che rischiano adesso multe fino a 5mila euro.

I primi risultati del Piracy Shield

Il sofisticato sistema anti pirateria, creato per bloccare i siti streaming illegali entro 30 minuti dall’inizio della partita, è entrato in funzione anche nell’ultimo turno di Serie A, nel quale sono andate in onda partite seguitissime come Inter-Roma, Milan-Napoli e Juventus-Udinese.

Secondo le stime riportate da Repubblica, durante quest’ultima giornata l’Agcom ha ricevuto da Dazn, Sky e dalla Lega calcio le segnalazioni su 47 link, che permettevano di vedere le partite aggirando gli abbonamenti delle emittenti titolari dei diritti Tv sul campionato italiano.

Individuati i link chiave, sono stati 1019 i siti pirata oscurati e oltre 100mila le famiglie indentificate tramite il “Piracy Shield”: se si calcola che a seguire ogni evento sportivo è seguito da una media di due o tre spettatori, sarebbero circa 300mila le persone a cui è stato impedito di vedere le gare attraverso sistemi illeciti.

A sostegno dell’azione dell’Agcom, il Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza sta collaborando a livello amministrativo con il Garante per sanzionare gli utenti che utilizzano portali illegali, all’indirizzo dei quali dalla prossima settimana dovrebbero essere già inviate centinaia di multe.

Secondo quanto previsto dalla legge, i trasgressori rischiano una sanzione di 154 euro per la prima violazione e di dover pagare fino a 5mila euro in caso di recidiva.

Considerando, inoltre, che un abbonamento al “pezzotto” o ai portali di streaming pirata costa intorno ai 10 euro al mese e 60 euro all’anno, la Guardia di Finanza stima di aver già inflitto ai clienti dei siti illeciti un danno di circa 180mila euro totali, soltanto nell’ultimo turno di Serie A.

Come funziona lo scudo anti pirateria

Come abbiamo spiegato qui parlando del lancio della piattaforma anti pirateria nel calcio, il sistema permette all’Agcom di agire su istanza cautelare:

  • del titolare del diritto
  • del licenziatario del diritto
  • dell’associazione di gestione collettiva o di categoria alla quale il titolare o licenziatario del diritto abbia conferito mandato

oppure

  • di un c.d. “segnalatore attendibile” ai sensi dell’ art. 22(2) del Digital Services Act (Reg. (UE) 2022/2065).

Qualora ritenga che l’istanza sia fondata e che sussistano requisiti di gravità e urgenza, il Garante per le comunicazioni potrà ordinare agli Internet Service Providers (ISP) di disabilitare l’accesso ai contenuti abusivi mediante il blocco:

  • della risoluzione DNS dei nomi a dominio
  • degli indirizzi IP univocamente destinati alla diffusione dei contenuti abusivi
  • dei c.d. “alias”, ovvero di ogni nome di dominio o indirizzo IP, “a chiunque riconducibile” che, successivamente al provvedimento di blocco, consenta l’accesso ai medesimi contenuti illeciti e a contenuti della stessa natura.

Il provvedimento dovrà essere adottato ed eseguito prima dell’inizio o, al più tardi, nel corso della (prima) trasmissione del contenuto. Esso sarà notificato immediatamente dall’Autorità a:

  • fornitori di accesso alla rete
  • gestori dei motori di ricerca
  • altri ISP coinvolti a qualsiasi titolo nell’accessibilità del sito web o dei servizi illegali.

Questi dovranno darvi esecuzione senza alcun indugio e comunque entro 30 minuti dalla notificazione, “disabilitando la risoluzione DNS dei nomi di dominio e l’instradamento del traffico di rete verso gli indirizzi IP o comunque adottando le misure tecnologiche e organizzative necessarie per rendere non fruibili da parte degli utilizzatori finali i contenuti diffusi abusivamente” (qui abbiamo spiegato cos’è la piattaforma anti pezzo Piracy Shield).