Zecche, come e perché con il morso possono trasmettere malattie e come difendersi

Sono tante le patologie che si possono trasmettere attraverso il morso di zecca. La primavera, in particolare, apre la strada a questo rischio

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Si chiama Febbre emorragica Congo-Crimea. Ed è una malattia potenzialmente molto grave, diffusa in molti Paesi, tra cui anche Spagna e Francia. Con il cambiamento climatico, infatti, la patologia tende a diffondersi in aree ben diverse da quelle dell’Asia centrale, del Medio oriente e di alcune zone dell’Africa.
Una ricerca apparsa su Nature Microbiology, coordinata da studiosi dell’Istituto Karolinska, spiega come il virus che la provoca entra nelle cellule. In pratica, l’accesso del virus alle cellule avverrebbe attraverso i recettori LDL del colesterolo, che regolano il controllo del colesterolo nel sangue.
Lo studio apre importanti prospettive per il trattamento della patologia che al momento non ha cure specifiche e può risultare mortale, soprattutto nelle persone più fragili. Ma offre anche l’occasione per fare il punto sulle patologie trasmette attraverso il morso di zecca: alcune si manifestano in aree lontane, altre sono presenti da noi. La stagione primaverile, in particolare, apre la strada a questo rischio. Grazie alla capacità di nascondersi, unita al fatto che quando morde la vittima la zecca emette sostanze particolari che anestetizzano la zona colpita, l’animale può infatti trasmettere infezioni che si manifestano anche a distanza di tempo.
Ecco allora alcune malattie che, nel mondo, possono manifestarsi proprio dopo il morso di una zecca.

Cos’è la febbre di Congo-Crimea

La febbre emorragica di Congo-Crimea è stata descritta per la prima volta nel 1944 in Crimea. Poiché il virus causale è stato successivamente individuato come il responsabile anche della febbre emorragica del Congo, il nome definitivo dato alla malattia riunisce le due regioni. Benché si tratti principalmente di una zoonosi, anche nell’uomo si sono verificate epidemie.
Il virus che causa la malattia appartiene al genere Nairovirus e alla famiglia dei Bunyaviridae. Viene trasmesso all’animale o all’uomo attraverso la puntura di diverse zecche, tra cui le più comuni sono quelle del genere Hyalomma. Tra gli animali più colpiti dall’infezione ci sono i bovini, gli ovini, le capre, ma anche gli struzzi e altri animali selvatici. L’uomo può essere infettato anche mediante il contatto con il sangue o i tessuti di animali infetti; molti casi infatti si sono verificati fra macellai, allevatori e veterinari. Anche il contatto col sangue o i tessuti di malati può risultare infettante.

Perché compare la borreliosi di Lyme

E’ una malattia causata da una spirocheta, Borrelia burgdorferi, trasmesso all’uomo dalla zecca Ixodes dammini e dalla Ixodes ricinus in Europa. Esordisce nella maggior parte dei casi con eritema cronico migrante, una caratteristica lesione cutanea che si espande, artralgie migranti e sintomi similinfluenzali (infezione localizzata). Dopo alcuni giorni, o settimane, l’infezione si diffonde attraverso il sangue e può provocare meningite, polineuriti, turbe della conduzione cardiaca, miocardite, paralisi del nervo facciale. Mesi o anche anni più tardi, dopo una fase di latenza, la malattia può ripresentarsi in maniera persistente con artrite cronica o intermittente, encefalopatia cronica, polineuropatia e altri quadri. Va detto che l’infezione tardiva cronica è piuttosto rara: con terapia antibiotica adeguata, infatti, la prognosi è generalmente positiva.

Come si riconosce e si cura la Febbre purpurica

E’ chiamata anche febbre del Colorado o delle montagne rocciose ed è causata dalla Rickettsia rickettsii. Il batterio viene trasmesso all’uomo dalla puntura della zecca Dermacentor Andersoni, che lo assume nutrendosi del sangue di roditori (scoiattoli, ricci ecc.) o cani infetti. Dopo un periodo di incubazione, variabile da un giorno ad un massimo di due settimane, insorgono rapidamente febbre, dolori muscolari, vertigini, dolore e rigidità nucale, mal di schiena, cefalea, dolori oculari e fotofobia. Circa 3-4 giorni più tardi compare l’esantema maculo-papuloso, prima rosso purpureo poi emorragico (petecchiale), caratterizzato cioè da emorragie cutanee e mucose, cui si possono aggiungere tachicardia, irrequietezza, insonnia, stato confusionale e convulsioni. Se trattata in tempo con antibiotici si risolve, altrimenti può essere letale.

Quali sono le caratteristiche della febbre emorragica di Omsk

E’ una malattia virale trasmessa da zecche, diffusa in Siberia nella regione di Omsk e di Novosibirsk. Il virus responsabile di questa malattia è simile a quello che determina la febbre emorragica della foresta di Kyasanur (India). Il vettore del virus è la zecca (Dermacentor pictus e Dermacentor marginatus) che funge da trasportatore del virus da roditori, quali il topo muschiato, e dall’uomo. Dopo un periodo di incubazione di 3-8 giorni la malattia si manifesta con febbre, cefalea, dolori al dorso e agli arti, spossatezza. e con la comparsa di una eruzione sul palato molle. Nei casi più gravi si hanno emorragie soprattutto a carico delle gengive e dell’apparato digerente. La mortalità è bassa, ma la guarigione è piuttosto lenta, il periodo febbrile può durare infatti fino a 2 settimane.

Cosa sono le encefaliti europea e giapponese

Appartengono ad un’ampia casistica di malattie (encefaliti, meningoencefalite, meningomieloencefaliti) di origine virale, trasmesse da zecche o zanzare, che si differenziano a seconda dell’area geografica in cui si presentano. L’encefalite centro-europea e quella giapponese sono veicolate rispettivamente da una zecca (Ixodes ricinus) e da una zanzara (Culex). I virus responsabili della malattia appartengono al gruppo B dei Flavivirus, famiglia Togaviridae. La zecca può trasmettere il virus anche attraverso le uova, inoltre il virus si ritrova nel latte non pastorizzato di animali infetti (mucche, pecore e capre). Le encefaliti hanno una sintomatologia comune e difasica: inizio acuto simil-influenzale, breve remissione, poi ripresa con comparsa dei segni neurologici fino al coma. La terapia è sintomatica e la prognosi riservata, fatta eccezione per le forme benigne.

Cosa è la Febbre bottonosa

La febbre bottonosa è una malattia infettiva acuta causata da un germe, la Rickettsia conori trasmessa all’uomo dalla puntura della zecca del cane. E’ diffusa nel bacino del Mediterraneo, in Medio Oriente e in Africa. La zecca vettore, Riphicephalus sanguineus, è un tipico parassita del cane, ma anche roditori, bovini, ovini, conigli possono fungere da serbatoio. La zecca stessa può essere infettata dal Rickettsia, in questo caso essa può trasmettere la rickettsiosi anche attraverso le sue uova. I sintomi sono: febbre alta e continua per 1-2 settimane, brividi, cefalea, congiuntivite, dolori articolari e muscolari. L’esantema maculo-papuloso compare dopo 3-4 giorni agli arti, al tronco, sulle palme delle mani e sulle piante dei piedi, con eruzioni isolate e rilevate (a forma di bottone). Si cura con antibiotici e la prognosi è benigna.

Perché si diffondono le malattie trasmesse da zecche

Da una parte l’incremento medio della temperatura terrestre negli ultimi anni dall’altra il progressivo aumento della fauna selvatica. Sommate questi due fattori e otterrete il motivo dell’aumento delle infezioni da zecca, che si osservano da noi proprio a partire dalla primavera.  Se si viene attaccati dalla zecca, la prima raccomandazione è di estrarre il parassita entro ventiquattr’ore, facendo attenzione a prelevare interamente il corpo e il rostro della zecca e annotando la data del morso, poiché alla comparsa di qualsiasi sintomo entro un mese giorni dall’estrazione dell’animaletto, occorre recarsi subito da un medico o in un centro specialistico per ricevere le cure più adeguate alle diverse manifestazioni.

Come affrontare il morso di zecca

Individuare presto la zecca è fondamentale, anche se non sempre è facile. Per “attaccarsi” alla preda questi nemici impiegano speciali “protuberanze”, chiamate cheliceri, attraverso cui provocano il primo impercettibile “foro” sulla pelle. Una volta giunte a contatto con un vaso sanguigno molto piccolo, entro cui scorre il liquido vitale, si “appendono” attraverso rostri uncinati per poi staccarsi non appena finito il pasto. Ne esistono di due tipi: le “dure”, che hanno una specie di scudo di protezione sul dorso nei maschi (sono queste che trasmettono la meningoencefalite), e le “molli”: queste sono più “fragili”, ma possono “rubare” molto più sangue perché si gonfiano a dismisura. Il pronto soccorso dopo morso di zecca prevede che si pensa con pinzette a punte sottili la testa del parassita. Le pinze vanno posizionate il più vicino possibile alla pelle. Se necessario, l’operazione va effettuata servendosi di lenti d’ingrandimento. Una volta presa la testa della zecca, occorre tirare lentamente ma con forza costante fino alla completa estrazione del parassita.
E’ fondamentale disinfettare con cura l’area in cui è avvenuto il morso: se rimane una piccola parte dell’animale all’interno della pelle occorre chiedere al medico di effettuare la manovra. Il medico va comunque informato e bisogna contattarlo se dopo l’eliminazione completa della zecca permangono arrossamenti, dolore e febbre.