Morbillo, i sintomi: come si manifesta e come si previene

Nel primo trimestre del 2024 l'Italia ha segnalato 213 casi di morbillo. Come mai il morbillo fa ancora paura? E quali possono essere le complicanze soprattutto per gli adulti?

Foto di Federico Mereta

Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Aumentano i casi di morbillo: in Italia ne sono stati segnalati 213 nei primi 3 mesi del 2024. In tutto il 2023 ci sono stati 43 casi di morbillo. Bastano queste cifre a spiegare come sia cresciuta ai massimi livelli l’attenzione nei confronti del morbillo. Nei giorni scorsi addirittura la Regione Liguria ha adottato un piano vaccinale straordinario, anche alla luce dei ricoveri per questa causa.
Matteo Bassetti, infettivologo, continua a paventare la possibilità di una diffusione dell’infezione e prevede problemi per l’estate. Intanto, c’è solo la certezza della tendenza in crescita dei numeri registrati dall’Istituto Superiore di sanità. Nel 2023 in Italia il sistema di sorveglianza  dell’ISS ha registrato un aumento di casi, 43 rispetto ai 15 del 2022. Inoltre,  in circa un caso su quattro sé è osservata una complicanza. Secondo il Bollettino dell’Istituto “il 26% dei casi ha riportato una complicanza, quella più frequente è stata la diarrea, seguita dalla polmonite, dall’insufficienza respiratoria, dalla cheratocongiuntivite e dall’epatite o aumento delle transaminasi”.
Ma come mai il morbillo fa ancora paura? E quali possono essere le complicanze di questa infezione virali, in particolare per gli adulti che non risultano protetti dall’infezione naturale e dal vaccino?

Cos’è e come si trasmette il morbillo

Il morbillo è una malattia infettiva causata da un virus del genere morbillivirus (famiglia dei Paramixovidae). Si trasmette esclusivamente nell’essere umano ed è molto contagiosa. Una volta contratto, il morbillo offre un’immunizzazione che viene considerata teoricamente definitiva. Questo significa che non ci si ammalerà più per l’intera durata della vita.
Il morbillo è diffuso in tutto il mondo. È una delle più frequenti febbri eruttive: nei Paesi a clima temperato come l’Italia i casi si concentrano soprattutto nei bambini verso la fine dell’inverno e a primavera. Come detto, la malattia è tra le più facilmente trasmissibile.
Il contagio avviene tramite le secrezioni nasali e faringee, probabilmente per via aerea tramite le goccioline respiratorie che si diffondono nell’aria quando il malato tossisce o starnutisce. Il periodo di incubazione è di circa 10 giorni: inizia all’entrata del virus nell’organismo e finisce all’insorgenza della febbre. La contagiosità si protrae fino a 5 giorni dopo l’eruzione cutanea, ed è massima tre giorni prima, quando si ha la febbre.

Come si manifesta il morbillo e come si può complicare

Nella maggioranza dei casi il morbillo non determina una sintomatologia particolarmente grave, pur se l’eruzione cutanea legata all’infezione virale può durare anche fino a tre settimane. Inizialmente si presenta come un’infezione delle alte vie respiratorie e ricorda una rinite con tosse secca, naso che cola, congiuntivite ma con una febbre che diventa sempre più alta. Successivamente appaiono dei puntini bianchi all’interno della bocca. Dopo 3-4 giorni, appare l’eruzione cutanea caratteristica (esantema), composta di piccoli punti rosso vivo, prima dietro le orecchie e sul viso, e poi su tutto il resto del corpo. L’eruzione dura da 4 a 7 giorni, l’esantema scompare a cominciare dal collo. A volte, rimane una desquamazione della pelle per qualche giorno.
Le complicazioni sono relativamente rare e sono dovute principalmente a infezioni batteriche che si sovrappongono oltre alla reazione dell’organismo all’infezione virale. Si possono verificare quadri come otite media, laringite, diarrea, polmonite anche in forma grave o encefaliti (infiammazioni del cervello e del sistema nervoso). A rischio sono soprattutto i soggetti fragili o con deficit del sistema immunitario.

Perché occorre vaccinarsi

Come accade per molte infezioni virali, non esistono terapie specifiche per il morbillo. Il trattamento mira soprattutto a controllare i sintomi e a lenirne l’intensità. La prevenzione passa attraverso la vaccinazione, ricordando che per evitare epidemie occorre vaccinare con 2 dosi più del 95% della popolazione. Non per nulla, la ricomparsa dei focolai epidemici si lega al possibile calo della protezione ottenuta con il vaccino: in termini generali la vaccinazione è estremamente efficace.
La protezione ottenuta dopo la prima dose si aggira intorno al 95% e si raggiunge quasi il 100% con la dose di richiamo. Per questo occorre completare il ciclo vaccinale. Addirittura vaccinarsi entro pochissimi giorni dall’esposizione ad una persona malata può risultare in grado di far sviluppare la patologia in forma più lieve, se non addirittura di proteggere dal contagio.
La vaccinazione MPR (morbillo-parotite-rosolia) o tetravalente MPRV (morbillo-parotite-rosolia-varicella) viene raccomandata a tutti i bambini tra i 12 e 15 mesi di età; la seconda dose è somministrata a 5-6 anni. Il vaccino tri-/tetra- valente è vantaggioso per i bambini perché con una sola iniezione li difende contemporaneamente da diverse malattie: anche per chi ha avuto una delle patologie verso cui il vaccino protegge non corre rischi a vaccinarsi. Infine, ricordiamo che ci si può vaccinare ad ogni età, quindi il vaccino può essere somministrato anche ad adolescenti ed adulti non vaccinati in precedenza. Il vaccino non va somministrato nelle donne in gravidanza.

Il problema delle persone “suscettibili”

Morbillo letteralmente significa “piccolo morbo”. Ma il quadro, legato all’infezione di un paramyxovirus, non deve essere considerato banale. E a volte non si esaurisce con la comparsa delle tipiche macchioline all’interno della bocca e poi sul corpo. A rischiare di più sono gli organismi di adolescenti ed adulti, più esposti al rischio di complicazioni. Classicamente, la patologia presenta riaccensioni epidemiche a distanza di alcuni anni. Il motivo? Un certo numero di bambini non protetti dalla vaccinazione risulta esposto alla diffusione del virus e possono trasmetterlo anche ad altri. Per questo possono esserci molte persone, soprattutto adulte, che possono contrarre la malattia. Si tratta dei soggetti “suscettibili”: essendo adulti, rischiano di più le complicazioni classiche legate all’entrata del virus nell’organismo.