Cataratta, cos’è, come si cura e quando sottoporsi all’intervento

È una condizione patologica frequentissima il cui trattamento è esclusivamente chirurgico. L’oculistica italiana è all’avanguardia nel mondo, ma deve fare i conti con un sistema sanitario che impone esami inutili e lunghe attese

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

“All’intervento di cataratta, tutti presto o tardi devono sottoporsi: oggi lo eseguiamo in 20 minuti, abbiamo protesi di cristallino avanzatissime che risolvono addirittura i problemi di vista precedenti, ne facciamo 600 mila all’anno”.

In queste parole di Teresio Avitabile, Presidente della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO) e Ordinario di Oculistica all’Università di Catania, ci sono i numeri di una condizione patologica frequentissima. Ma dal congresso degli specialisti della SISO emergono anche altre necessità. Occorre snellire l’approccio a questo intervento, sempre mantenendo la massima sicurezza per i pazienti.

Abolire gli esami preoperatori e semplificare le norme: le proposte

“Da un canto registriamo avanzamenti meravigliosi sul piano scientifico e clinico, dall’altra abbiamo problemi normativi che ci fanno rischiare di non poter assistere i pazienti italiani con tutto quello che la medicina oggi ci mette a disposizione – commenta Avitabile. I rimedi? Primo, abolire gli esami preoperatori: benché obbligatori sono inutili, se non in casi particolari, lo affermano numerosi lavori scientifici e linee guida internazionali. Secondo, razionalizzare la presenza dell’anestesista durante l’intervento: gli eventi avversi sono rarissimi e per affrontarli basta un anestesista per plesso ospedaliero, a disposizione in caso di necessità. La sua presenza costante durante l’intervento, così come gli esami preoperatori, sono da riservarsi ai pazienti con comorbilità e situazioni complesse. Anche questo lo affermano studi scientifici recenti. Occorre insomma, nel rispetto della sicurezza del paziente, semplificare le norme. A vantaggio anche dell’interesse collettivo: fare esami inutili infatti costringe poi a lunghe attese altri pazienti che ne avrebbero maggior bisogno. Per gli stessi motivi abbiamo bisogno di regole nuove, più snelle anche per altri tipi di terapie e patologie, per i rapporti tra pubblico e privato. L’oculistica italiana è all’avanguardia nel mondo, ce lo riconoscono tutti, ma dobbiamo poter portare queste capacità, questa eccellenza a tutti i cittadini, e in tempi ragionevoli”.

Quanto occorre attendere per l’intervento?

Gli esperti temono che il Sistema Sanitario possa continuare a sostenere tutti gli interventi per cataratta. Secondo quanto emerso al convegno, esistono cristallini artificiali ad elevata tecnologia che consentono di correggere anche i difetti visivi presenti prima dell’intervento di cataratta e anche la presbiopia.
Le lenti monofocali che oggi impiantiamo costano circa 50 euro ciascuna, quelle tecnologicamente avanzate, 500 euro. Cosa può accadere?

“Stiamo assistendo a una graduale fuoriuscita dell’Oftalmologia dal Sistema Sanitario Nazionale – commenta Francesco Bandello, Direttore dell’Unità di Oculistica dell’Ospedale S. Raffaele di Milano. Questo fenomeno sta avanzando  in modo subdolo, mai chiaramente dichiarato ma inequivocabile. I nuovi Lea  (Livelli essenziali di Assistenza) infatti prevedono una riduzione sostanziale di rimborso di prestazioni importanti e tra questi l’intervento di cataratta che verrà rimborsato con 800 euro. E’ chiaramente una somma insufficiente per garantire un adeguato rimborso alle strutture che hanno erogato questa prestazione. Questo vuol dire che in alcune regioni come la Lombardia – che si è già detta disponibile –  ci sarà un’integrazione della somma in modo da consentire di rendere adeguata la tariffa rispetto ai costi. Ma ci sono altre regioni, come la Campania, che non prevedono integrazioni di questo genere e lì si vedranno inevitabilmente allungare le liste d’attesa: il paziente, che ora dovrebbe aspettare un anno e mezzo, due anni per fare una cataratta  dovrà aspettarne tre, quattro o anche cinque. Questo causerà una quantità di ipovedenti enorme che graverà sull’Inps e sul Ssn, aumenteranno i disagi sociali, molte persone saranno isolate in una fascia d’età fragile, questa situazione produrrà molti handicap. Il decisore, avendo a disposizione budget ridotti, deve fare delle scelte, individuando priorità. E l’Oculistica non sarà tra queste priorità perché di malattie agli occhi non si muore. Ma queste scelte non possono essere fatte all’insaputa di tutti, vanno condivise e dichiarate apertamente, perché occorre trovare soluzioni”.

Come nasce la cataratta

Cosa succede se una lente d’ingrandimento si sporca? Semplice. Diventa impossibile vedere bene gli oggetti fissati, si perdono le dimensioni dei contorni e tutto appare più sfumato. Qualcosa di simile può capitare anche all’occhio umano, che ha una coppia di lenti capaci di consentire una perfetta messa a fuoco degli oggetti che vengono fissati. Ma se una di queste lenti non è perfettamente “pulita”, anche la visione può avere dei problemi.

Le due lenti naturali dell’occhio si chiamano cornea e cristallino, e possono creare problemi alla vista se diventano opache. In particolare se il cristallino non è perfettamente trasparente si può avere la cataratta, ovvero un’opacizzazione del cristallino stesso che impedisce alla luce di arrivare alla retina, cioè alla zona “nervosa” in cui gli stimoli visivi sono trasformati in segnali nervosi in grado di essere decodificati dal cervello.

La cataratta è quasi sempre legata all’età, ed è particolarmente frequente negli anziani, nei quali dipende spesso da un vero e proprio “invecchiamento” del cristallino. Ma in qualche caso si può manifestare anche nei giovani, specie se soffrono di malattie come il diabete, o addirittura nei bambini, nella forma congenita. L’unica soluzione alla cataratta viene da un intervento chirurgico che può essere eseguito in diversi modi e va consigliato dall’esperto.

Cosa succede se il cristallino si opacizza

Alla nascita normalmente il cristallino è perfettamente limpido ed elastico. Questa conformazione fa sì che ci si veda benissimo, e che la lente si adatti alle necessità imposte dall’occhio per consentire una messa a fuoco degli oggetti. Il cristallino infatti è costituito da una zona di base, chiamata nucleo centrale trasparente, da cui si dipartono strati concentrici trasparenti che vengono invece definiti corteccia. A mantenere in sede questa lente naturale provvede un’altra struttura che funziona come una sorta di “carta da regalo” trasparente, a sua volta mantenuta nella sua sede naturale da una serie di sottilissimi legamenti che evitano un “movimento” del cristallino all’interno dell’occhio.

Tuttavia col tempo il cristallino tende a perdere le sua caratteristiche naturali. Ovvero diventa più rigido e quindi meno adattabile agli stimoli imposti dall’occhio che deve mettere a fuoco gli oggetti, e soprattutto può farsi sempre meno trasparente. Il risultato di questa condizione di opacità gli stimoli luminosi che entrano nell’occhio non sono in grado di andare direttamente sulla zona della retina che ha il compito di riceverli e decodificarli per il cervello, ma si disperdono “lontano” dal centro in cui la messa a fuoco è ideale. Il che porta alla progressiva sensazione che tutto quanto si guarda non sia limpido, ma annebbiato. Si perdono le dimensioni, non si riconoscono oggetti e persone quando sono a distanza. E soprattutto la vista può giocare brutti scherzi, sia perché non si ha una precisa visione dei colori sia perché una luce molto intesa può abbagliare la vista, eliminando completamente i “filtri” di protezione dell’occhio. Inizialmente le lenti degli occhiali possono favorire la visione, ma col tempo il loro effetto tende a sfumare e solo la “sostituzione” del cristallino può consentire il ritorno ad una visione normale.

Cosa comporta la cataratta e come si affronta

Come abbiamo detto, la cataratta è legata all’opacizzazione del cristallino trasparente all’interno del bulbo oculare: il cristallino è come una lente d’ingrandimento biconvessa. Quando il cristallino si opacizza le immagini dell’occhio colpito possono apparire sfuocate, avvolte nella nebbia, talvolta sdoppiate, con i colori sbiaditi.

Il trattamento della cataratta è esclusivamente chirurgico: consiste nella rimozione della cataratta con microsonde attraverso microincisioni della cornea e nell’impianto di un cristallino artificiale iniettabile. Lo specialista può decidere di operare di cataratta se la lesione provoca una alterazione della vista tale da interferire con le normali attività.

Attenzione però: gli esperti ammoniscono che non sempre chi soffre del fastidio se ne accorge, quindi può anche capitare che l’operazione venga richiesta in apparente stato di benessere visivo. In altri casi, poi, la rimozione del cristallino può essere richiesta per risolvere altri difetti visivi e per affrontare meglio vere e proprie patologie come il glaucoma. Nelle forme iniziali, in ogni modo, spesso il problema si risolve cambiando gli occhiali o aumentando l’illuminazione ambientale.  Ma spesso, come detto, non ci si accontenta. E si ricorre all’intervento.