Che fine fa il Pnrr con Giorgia Meloni?

Crescita bassa o nulla, accompagnata dall’impennata dell’inflazione che ha superato il 9% e rialzo dei tassi di interesse della Bce costringono il governo a misure forti

Foto di Maurizio Perriello

Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Che ne sarà del Pnrr con il neonato governo guidato da Giorgia Meloni? La Presidente del Consiglio rassicura: l’Italia procederà dritta lungo la strada segnata da Mario Draghi, o almeno questo è quanto promette la premier in occasione del suo discorso alla Camera. La leader di Fratelli d’Italia illustra con dovizia di dettagli la situazione economica in cui ci troviamo, come Italia e come Europa, e rimarca come non si tratti di una congiuntura isolata.

Italia indietro

Negli ultimi vent’anni l’Italia è cresciuta complessivamente del 4%, mentre Francia e Germania di più del 20%. Negli ultimi dieci anni il nostro Paese si è collocato in fondo alla classifica europea per crescita economica e occupazionale. “Non a caso – dichiara la premier – dieci anni durante i quali si sono succeduti governi deboli, eterogenei, senza un chiaro mandato popolare, incapaci di risolvere le carenze strutturali di cui soffrono l’Italia e la sua economia e di porre le basi per una crescita sostenuta e duratura”.

Con l’eccezione del rimbalzo registrato dopo il crollo del Pil nel 2020, e di questo anno di governo Draghi che ha superato ogni aspettativa, riportando l’Italia a numeri che non si vedevano da tempo. Crescita bassa o nulla, accompagnata anche dall’impennata dell’inflazione che ha superato il 9% nell’area euro e ha indotto la Banca centrale europea, al pari di altre banche centrali, per la prima volta dopo 11 anni, a rialzare i tassi di interesse.

“Una decisione da molti reputata azzardata e che rischia di ripercuotersi sul credito bancario a famiglie e imprese – sottolinea Meloni – e che si somma a quella già assunta dalla stessa Banca centrale di porre fine a partire dal 1° luglio 2022 al programma di acquisto di titoli a reddito fisso sul mercato aperto, creando una difficoltà aggiuntiva a quegli Stati membri che, come il nostro, hanno un elevato debito pubblico. Siamo dunque nel pieno di una tempesta“.

Meloni: “Pnrr opportunità straordinaria”

Una tempesta perfetta, che va domata. E che non può essere superata senza un investimento straordinario di energie e risorse. A questo servirà il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Il Pnrr è un’opportunità straordinaria di ammodernare l’Italia: abbiamo tutti il dovere di sfruttarla al meglio. La sfida è complessa – afferma ancora – a causa dei limiti strutturali e burocratici che da sempre rendono difficoltoso per l’Italia riuscire a utilizzare interamente persino i fondi europei della programmazione ordinaria”.

Basti pensare che la Nota di aggiornamento al Def 2022 ha ridotto la spesa pubblica attivata dal Pnrr a 15 miliardi rispetto ai 29,4 previsti nel Documento di Economia e Finanza dell’aprile scorso. Il rispetto delle scadenze future richiederà ancor più attenzione, considerato che finora si sono per lo più rendicontate opere già avviate in passato, “cosa che non si potrà continuare a fare nei prossimi anni”.

La Presidente del Consiglio assicura comunque che verranno spesi al meglio i 68,9 miliardi a fondo perduto e i 122,6 miliardi concessi a prestito all’Italia dal Next Generation Eu, “senza ritardi e senza sprechi”, concordando con la Commissione Ue gli aggiustamenti necessari per ottimizzare la spesa, alla luce soprattutto del rincaro dei prezzi delle materie prime e della crisi energetica. “Perché queste materie si affrontano con un approccio pragmatico e non con un approccio ideologico”.

Pnrr come “svolta culturale”

Il Pnrr non si deve intendere soltanto come un grande piano di spesa pubblica, ma come l’opportunità di compiere una vera “svolta culturale”.

Archiviare finalmente la logica dei bonus, per alcuni, utili spesso soprattutto alle campagne elettorali, in favore di investimenti di medio termine destinati al benessere dell’intera comunità nazionale. Rimuovere tutti gli ostacoli che frenano la crescita economica e che da troppo tempo ci siamo rassegnati a considerare mali endemici dell’Italia, ma non lo sono. Uno di questi è certamente l’instabilità politica“. Non a caso Meloni punta a restare in carica per tutti e cinque gli anni della legislatura, e lo ha detto chiaramente.