Houthi, chi sono i ribelli alleati di Hamas e dietro gli attacchi in Mar Rosso

Chi sono gli Houthi? Il gruppo yemenita dietro gli attacchi nel Mar Rosso, sostenuti dall'Iran e alleati di Hamas nella guerra contro Israele

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Da settimane ormai si parla degli attacchi nel Mar Rosso per opera degli Houthi, il gruppo yemenita alleato di Hamas che potrebbe trasformare la guerra in Israele in un conflitto regionale più ampio, coinvolgendo le potenze mondiali.

Ma chi sono questi ribelli? Cosa sappiamo su di loro? E qual è il loro coinvolgimento nel conflitto in Medio Oriente?

Proviamo a fare il punto.

Chi sono gli Houthi

Gli Houthi sono un gruppo ribelle sciita emerso negli anni ’90 contro l’allora presidente, Ali Abdullah Saleh, considerato corrotto. Sono un gruppo armato appartenente a una sottosetta della minoranza musulmana sciita dello Yemen, gli Zaidi. Prendono il nome dal fondatore del movimento, Hussein al Houthi, ma si fanno chiamare anche Ansarallah (ovvero “Partigiani di Dio”) e da quasi 20 ormai si oppongono al governo dello Yemen, riuscendo a prendere il controllo di ampie aree del paese, inclusa la capitale Sanaa nel 2014.

Le loro azioni hanno di fatto alimentato la guerra civile yemenita da quasi un decennio, a partire dagli anni ’90 appunto, quando il leader, Hussein al-Houthi, lanciò “Believing Youth”, un movimento definito di rinascita religiosa dell’Islam sciita.

Dopo la presa della capitale dello Yemen con un colpo di stato, nel 2014, quella che si prevedeva fosse una rapida ribellione è durata anni: un cessate il fuoco è stato finalmente firmato nel 2022 ma è scaduto dopo sei mesi e gli Houthi hanno consolidato il loro controllo su gran parte dei territori settentrionale.

Le Nazioni Unite hanno definito la guerra nello Yemen come una delle peggiori crisi umanitarie del mondo. Secondo le statistiche ONU, quasi un quarto di milione di persone sono state uccise durante il conflitto, mentre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha affermato che nel 2010 gli Houthi contavano tra 100.000 e 120.000 seguaci, composti da truppe armate e sostenitori disarmati.

Chi li sostiene

I ribelli Houthi sono sostenuti dall’Iran, che ha iniziato ad aumentare i suoi aiuti al gruppo nel 2014 con l’escalation della guerra civile contro il governo ufficiale. Secondo un rapporto del 2021 del Centro per gli studi strategici e internazionali, l’Iran ha fornito al gruppo armi e tecnologia, tra le altre cose, per mine marine, missili balistici e veicoli aerei senza pilota (UAV o droni). Anche gli Houthi considerano l’Iran un alleato, perché l’Arabia Saudita è il loro nemico comune.

Infatti, il governo ufficiale dello Yemen, il Presidential Leadership Council, al quale il presidente Abdrabbuh Mansour Hadi ha trasferito i suoi poteri nell’aprile 2022, ha sede nella capitale saudita, Riyadh, dove Hadi fuggì nel 2015 e dove ancora gode di protezione.

Gli Houthi inoltre fanno parte del cosiddetto “Asse della Resistenza” dell’Iran, un’alleanza anti-israeliana e anti-occidentale di milizie regionali sostenute dalla Repubblica islamica. Insieme ad Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano, gli Houthi sono una delle tre importanti milizie appoggiate dall’Iran che hanno lanciato attacchi contro Israele nelle ultime settimane. Non a caso, come riportato dall’istituto di ricerca statunitense Combating Terrorism Center, anche il gruppo armato sciita libanese Hezbollah fornisce loro sostegno attraverso competenze e formazione militare.

Perché hanno attaccato il Mar Rosso

Gli attacchi degli Houthi alle navi nel Mar Rosso potrebbero avere lo scopo di causare danni economici agli alleati di Israele. Si tratta quindi di una sorta di contrattacco, per fare pressione a chi – soprattutto gli Stati Uniti – sta sostenendo gli attacchi ad Hamas (loro alleato), con il beneplacito dell’Iran.

Infatti, sono stati già utilizzati droni e missili antinave per prendere di mira navi commerciali, spingendo la USS Carney a rispondere alle prime chiamate di soccorso.

Anche se gli Houthi potrebbero non essere in grado di rappresentare una seria minaccia per Israele, la loro tecnologia può provocare il caos nel Mar Rosso. Basta pensare che il 12% dei flussi commerciali globali passa da lì, compreso il 30% del traffico globale di container. Insomma, quando hanno preso di mira la rotta mercantile – che va dallo stretto di Bab-el-Mandeb al largo delle coste dello Yemen fino al Canale di Suez nel nord dell’Egitto – sapevano già di andare a creare problemi in uno degli snodi commerciali più importanti al mondo.

Non a caso, quando quattro delle cinque principali compagnie di navigazione del mondo – Maersk, Hapag-Lloyd, CMA CGM Group ed Evergreen – insieme ad alcuni colossi petroliferi come BP hanno sospeso le spedizioni attraverso il Mar Rosso, temendo appunto gli attacchi Houthi, tale decisione ha scatenato un’impennata dei prezzi del petrolio e del gas.

Per questo motivo ora si teme che gli attacchi missilistici degli Houthi contro le navi commerciali, che si verificano quasi ogni giorno dal 9 dicembre, possano causare uno shock all’economia mondiale.

Qual è ora la situazione in Mar Rosso

Nelle ultime settimane gli Stati Uniti hanno abbattuto almeno quattro droni Houthi nel Mar Rosso, mentre il gruppo ribelle ha preso di mira navi commerciali che sostiene essere collegate a Israele, dimostrando così il proprio sostegno a Hamas.

Mercoledì 10 gennaio un drone Houthi è stato abbattuto dalla USS Mason proprio mentre era diretto verso la nave da guerra. Un simile attacco c’era già stato la domenica precedente, quando la USS Carney ha dovuto rispondere a una chiamata di soccorso arrivata dalla nave commerciale civile battente bandiera delle Bahamas, la Unity Explorer, una delle tre navi colpite da missili provenienti dalle aree controllate dagli Houthi, nello Yemen. Né la nave Carney né la Mason sono state danneggiate e nessun membro dell’equipaggio è rimasto ferito.

Non è chiaro se i droni siano stati lanciati intenzionalmente contro le navi statunitensi, ma gli Houthi hanno ribadito che i loro obiettivi principali nel Mar Rosso sono le navi legate a Israele. Infatti, durante una delle più eclatanti manifestazioni di aggressione marittima in risposta alla guerra tra Israele e Hamas, gli Houthi hanno sequestrato una nave da trasporto, la Galaxy Leader, che secondo il gruppo è collegata a un miliardario israeliano. Ancora oggi stanno trattenendo la nave e il suo equipaggio.

Perché la situazione potrebbe degenerare

Sebbene i funzionari del Pentagono abbiano, a inizio settimana, mostrato esitazione, gli Stati Uniti (insieme al Regno Unito) venerdì 12 gennaio hanno lanciato attacchi aerei, navali e sottomarini contro i combattenti Houthi dello Yemen, prendendo di mira depositi di armi, difesa aerea e strutture logistiche. La decisione è stata presa in risposta alle ultime minacce nel Mar Rosso, anche se inizialmente i leader militari statunitensi avevano mostrato qualche esitazione, proprio per timore che in questo modo si possa arrivare a coinvolgere l’Iran, trasformando così ufficialmente il conflitto in Medio Oriente in un conflitto regionale più ampio.

L’Iran però nega il coinvolgimento negli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, anche la portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca, Adrienne Watson ha dichiarato: “Sappiamo che l’Iran è stato profondamente coinvolto nella pianificazione delle operazioni contro le navi commerciali nel Mar Rosso”. Di fatto, fornire questo tipo di aiuto violerebbe l’embargo sulle armi delle Nazioni Unite, il che vorrebbe dire iniziare a considerare questi attacchi non più come un problema circoscritto ma come un conflitto destinato inevitabilmente ad allargarsi a macchia d’olio coinvolgendo le potenze militari più potenti al mondo.

Intanto, in risposta alla crescente aggressione da parte degli Houthi, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha inoltre dichiarato la scorsa settimana che imporrà sanzioni contro individui e società legate al finanziere Sa’id al-Jamal, con sede in Iran, che utilizza la vendita di materie prime per incanalare denaro verso i ribelli, attraverso una rete di intermediari. In pratica, agli enti giuridici e fisici verrà vietato di fare affari negli Stati Uniti e verrà loro impedito l’accesso a conti bancari e proprietà statunitensi.