Mar Rosso, cos’è la missione Aspides e il ruolo dell’Italia. Tajani sul rischio guerra: “Scopi difensivi”

Cos'è l'operazione Aspides e in che modo l'Italia è coinvolta? Il ministro degli Esteri Tajani ha fatto chiarezza sull'abbattimento di un drone Houthi e non solo

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Il tema del Mar Rosso e degli Houthi è sempre molto centrale, soprattutto considerando come vada aumentando il coinvolgimento dell’Italia. È importante parlare nel dettaglio della missione Aspides, di cosa possa comportare e di quello che è il ruolo del nostro Paese.

Detto che non si è mai smesso di parlare di Mar Rosso e Houthi fin dall’inizio di questo scontro, la notizia è tornata in trend dopo l’abbattimento di un drone lanciato dallo Yemen dai ribelli. A distruggerlo è stata una nave italiana, il cacciatorpediniere Caio Duilio, di pattugliamento nell’area. Ecco il suo ruolo, in relazione agli attacchi ai mercantili avvenuti negli ultimi mesi.

Cos’è l’operazione Aspides

Sono stati sparati sei colpi da uno dei cannoni da 76 millimetri a bordo del cacciatorpediniere Caio Duilio. Il drone è stato così rapidamente distrutto. Andrea Quondamatteo, capitano di vascello, si è così espresso al Corriere della Sera: “Quando è giunto a sei miglia, i sensori hanno inquadrato un drone della stessa tipologia di quelli che hanno attaccato il traffico mercantile. Dovevo difendere la mia nave e il mio equipaggio. Ho dato il comando all’operatore di tiro”.

La nave italiana è in acque internazionali, dinanzi allo Yemen da ormai un mese. Tutto si lega all’approvazione della missione per il ripristino della sicurezza marittima nel Mar Rosso, varata il 19 febbraio dai ministri degli Esteri dell’Unione europea. Un’operazione di tutela che comprende anche l’area settentrionale dell’Oceano Indiano.

La missione Aspides ha una tempistica limitata a un anno. Dovrà proteggere il passaggio delle navi commerciali, vantando autorizzazione di aprire il fuoco contro presunti attacchi in acque internazionali. L’operazione prevede quattro navi e un pattugliamento aereo. Comando strategico alla marina greca e quello operativo all’Italia.

Le parole di Tajani

Intervenuto a Montecitorio, Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, ha spiegato come i compiti di Aspides, finanziata con 8 milioni di euro, siano unicamente difensivi: “La missione non potrà intraprendere azioni di tipo preventivo. Sono previste mansioni non esecutive”.

Una risposta a chi in queste ore si chiede se l’Italia stia scendendo in guerra o lo sia già. Fantasmi allontanati, almeno per il momento: “Azione difensiva non vuol dire semplice accompagnamento delle navi ma prevede anche la possibilità di reagire in modo militare, com’è accaduto con il drone. Ci sono compiti esecutivi che sono di autodifesa estesa, cioè neutralizzazione di attacchi. Le attività esecutive saranno solo sul Mar Rosso e nel Golfo di Aden ma solo con risposte necessarie e proporzionate e sempre in mare e nello spazio aereo. Mai sulla terra ferma”.

Le altre missioni

Facile comprendere il motivo che ha spinto l’Italia a cimentarsi in questa missione nel Mar Rosso. Dal canale di Suez, infatti, transita il 40% del Made in Italy. Scendendo nel dettaglio, grazie ai dati forniti da Coldiretti, si parla del 16% delle esportazioni d’olio d’oliva e il 14% del pomodoro lavorato. Operazioni del valore di 6 miliardi di euro annui.

Ad oggi la missione Aspides non è l’unica in quell’area. Gli Stati Uniti hanno attivato una task force con svariati Paesi, denominata Prosperity Guardian. In questo caso però il mandato consente di attaccare in territorio yemenita, com’è avvenuto già lo scorso mese, con incursioni USA e del Regno Unito.

L’Ue ha invece dal 2008 un’altra missione nell’area. La guida è attualmente spagnola ma il comando operativo è italiano. Si chiama Atalanta, varata per proteggere le navi commerciali dalla pirateria dilagante a largo della Somalia e del Corno d’Africa.

Spazio poi all’European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz, operativa da gennaio 2020 tra Oceano Indiano e Golfo Persico. Completiamo il novero con la Combined Maritime Forces, partnership marittima tra 41 Paesi, atta al contrasto della pirateria nelle maggiori vie d’acqua internazionali.