Moda, numeri che non si vedevano da 20 anni. Come sarà il 2023? I trend da tenere sott’occhio

A ridosso tra Pitti Immagine e Milano Fashion Week, è tempo di bilanci e previsioni per tutta la industry del menswear: scopriamoli insieme

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Redazione

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L’Italia torna protagonista della moda maschile: prima con Pitti Immagine, a Firenze dal 10 al 13 gennaio, e poi con la Milano Fashion Week, che prende il via venerdì 13 gennaio e si preannuncia già come un’edizione unica, visto che sarà la prima ibrida, in presenza e anche online. Tantissimi appuntamenti da non perdere – il calendario completo degli eventi della MFW 2023/2024 lo trovate qui -, per un anno che si apre assolutamente all’insegna della moda.

Moda, com’è andato il 2022

Che moda sarà quella uomo 2023/2024? Secondo gli esperti, la parola chiave è sartoria: una sperimentazione più personale, una rivisitazione dei tagli più tradizionali, ma pur sempre all’insegna della raffinatezza. Come andrà il settore? Ancora troppo presto per dirlo.

Il 2022, a sorpresa, si è chiuso segnando un +16% di fatturato rispetto all’anno precedente, registrando un record che non si vedeva da tempo, che è arrivato a sfiorare i 96,6 miliardi di euro. Un risultato che è andato ben oltre le stesse previsioni dello scorso anno, pari al 12% per 92-93 miliardi, fissate dalla Camera Nazionale Moda Italiana nel suo ultimo report “Fashion Economic Trends”. +19% addirittura nei primi tre mesi.

Carlo Capasa, presidente di Cnmi, in occasione, prima di Natale, della conferenza stampa di presentazione della Milano Fashion week Men’s collection autunno-inverno 2023/24, ha tracciato un quadro che senza esagerare si può definire ottimistico. “Questo aumento sconta anche un’inflazione di circa il 9% sui prodotti, quindi in qualche maniera è mitigato da quel dato” spiega. Ma l’ottimo trend è evidente. A fare da traino agli ottimi risultati del comparto moda è senza ombra di dubbio l’export, che incassa un +19%, portandosi a casa ben 80,8 miliardi.

Il merito è soprattutto della spinta all’acquisto da parte di Usa, Corea del Sud e Paesi del Golfo nei primi nove mesi del 2022. E se Stati Uniti e Asia erano attesi, perché tradizionalmente inclini allo shopping Made in Italy, a stupire sono soprattutto le performance arabe, cartina di tornasole anche di equilibri geopolitici che stanno rapidamente trasformando l’assetto economico mondiale.

“Nonostante il difficile scenario internazionale, è stato un anno positivo per la moda” spiega Capasa. La guerra in Ucraina, i rallentamenti alle catene di approvvigionamento, la crisi energetica e le difficoltà di reperimento delle materie prime hanno inciso sul comparto ma senza fletterlo troppo.

Il sistema ha tenuto, insomma: i 96,6 miliardi di euro rappresentano un fenomeno che non si vedeva da oltre vent’anni, e l’ottima notizia è che non si tratta solo di un pieno recupero dei livelli pre-Covid, ma del fatturato più alto mai raggiunto dal settore negli ultimi due decenni, a conferma dell’importanza che il Made in Italy ha raggiunto a livello globale, nota Capasa.

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Moda, che 2023 sarà: i trend del mercato fashion

Tuttavia, è ancora troppo presto per gridare a un 2023 di successi: per le previsioni dei trend di quest’anno bisognerà aspettare il primo trimestre, frena il presidente di Cnmi. La volatilità dei mercati potrebbe picchiare duro sul settore fashion.

A pesare, infatti, sono gli aumenti sempre più consistenti dei costi di energia e materie prime lungo tutta la filiera moda: secondo le previsioni, il rincaro atteso è del +9,2% su base annua solo nei primi dieci mesi del 2020, con un conseguente rincaro dei prezzi per il consumatore finale in media del 3%.

Anche l’industria del fashion dovrà fare i conti con l’inflazione, che ha raggiunto il picco più alto degli ultimi 40 anni. Il mercato del consumo di massa è stato il primo a essere colpito, ma anche il settore del lusso mostra già qualche segno di rallentamento. Secondo lo studio “Retviews, the Competitive Intelligence Platform for Fashion Brands and Retailers”, gli aumenti di prezzo maggiori si registrano su abiti (+46%) e camicie (+35%), ed è evidente un cambio di rotta – per ora timido e ancora solo abbozzato – delle abitudini di acquisto, con consumatori sempre più propensi ad acquistare capi cheap.

Quindi bene, ma non benissimo. Ci sono poi alcuni trend moda che gli operatori del settore non possono ignorare. Prima di tutto, il probabile peggioramento delle prospettive economiche che porteranno, presumibilmente, alla chiusura di diversi negozi.

L’inflazione, la recessione e la guerra in Ucraina hanno portato a sconvolgimenti del mercato e a un peggioramento delle prospettive economiche per la prima metà del 2023. Mentre i rivenditori cercano di accumulare liquidità e rimodellare la loro offerta commerciale, lievitano i costi di personale e negozi.

Sebbene il 2022 sia stato un anno migliore per la vendita al dettaglio in negozio, come sorta di contro-reazione all’e-commerce esploso durante la pandemia, lo shopping natalizio in negozio ha comunque sottoperformato a causa del rialzo generalizzato dei prezzi. E questo potrebbe essere solo l’inizio.

Secondo gli analisti, massima attenzione va posta anche ai pesanti licenziamenti che interesseranno probabilmente il comparto moda, utilizzati come strumento per tagliare i costi. Numerosi marchi, tra cui H&M, Everlane, PVH e Nordstrom, hanno recentemente licenziato il 10-15% del personale aziendale.

Infine, si nota un certo movimento di poltrone a livello dirigenziale, che potrebbe anche sfociare non in un nuovo equilibrio, ma in un caos ancora più grande. Lacoste ad esempio si sta muovendo verso un modello creativo collettivo, mentre Louise Trotter si è dimesso da direttore creativo. L’anno scorso, Sonia Syngal di Gap Inc., Paolo De Cesare di MatchesFashion e Chris Morton di Lyst hanno tutti lasciato le loro posizioni (da notare che sia Gap che Lyst hanno anche riportato licenziamenti negli ultimi mesi).

Insomma, c’è grande fermento nella moda per il 2023, ma le performance dell’anno che verrà sono ancora tutte da scrivere.

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