Ups, crisi profonda: conti in rosso, licenziamenti per 12mila dipendenti

La maggior parte dei tagli riguarderà posizioni dirigenziali, e l’azienda non assumerà di nuovo anche se dovesse recuperare i volumi precedenti di spedizioni

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Ups, la società statunitense specializzata in logistica e spedizioni, ha annunciato la sua intenzione di eliminare circa 12.000 posizioni entro l’anno a causa di una diminuzione dei ricavi derivante dalla riduzione delle spedizioni sia nazionali che internazionali. Con un organico di circa 495.000 dipendenti in tutto il mondo, molti dei quali negli Stati Uniti, l’azienda si trova ad affrontare le sfide economiche attuali.

Quanto risparmia l’azienda

Le decisioni adottate hanno immediatamente impattato il mercato, con le azioni della principale azienda di consegna di pacchi a livello mondiale registrando un calo superiore all’8% nelle prime contrattazioni. Ups ha comunicato di avere pianificato una riduzione dei costi di 1 miliardo di dollari in risposta a un anno giudicato “difficile e deludente” dal CEO Carol Tome. Durante una conference call con gli analisti, Tome ha evidenziato una diminuzione del volume, dei ricavi e dell’utile operativo in tutti i settori aziendali nel corso dell’anno. I licenziamenti sono dovuti in parte all’arrivo dell’intelligenza artificiale in azienda. 

Gli attuali modelli predittivi aziendali suggeriscono che il miglioramento delle condizioni non è atteso prima della seconda metà del 2024. Il direttore finanziario, Brian Newman, ha anticipato che l’azienda prevede di registrare il margine operativo consolidato più basso dell’anno nel primo trimestre. Si prevede un volume medio giornaliero debole nella prima metà dell’anno, con una prospettiva di recupero nella seconda metà, sebbene la crescita rimarrà limitata anche in quel periodo.

I dati dell’ultimo trimestre

Nel quarto trimestre del 2023, Ups ha registrato una diminuzione del 6,9% dei ricavi nel suo segmento internazionale basato sul trasporto aereo, principalmente a causa di una marcata debolezza in Europa, e una riduzione del 7,3% nelle attività basate su gomma negli Stati Uniti. I ricavi trimestrali sono stati di 24,9 miliardi di dollari, inferiore ai 27 miliardi dell’anno precedente e al di sotto delle stime degli analisti, che erano di 25,43 miliardi di dollari.

Il profitto rettificato è sceso a 2,47 dollari per azione rispetto ai 3,62 dollari dell’anno precedente, sebbene sia risultato leggermente superiore alle previsioni degli analisti, che erano di 2,46 dollari per azione. Il 2024 si prospetta incerto, e poiché Ups è considerata un indicatore economico affidabile, ciò potrebbe non essere una buona notizia per l’economia americana.

Le altre aziende che stanno licenziando in questo periodo

L’idea di poter lavorare da qualsiasi luogo, svincolandosi dalla necessità di un ufficio, ha alimentato una narrativa diffusa sullo smart working come soluzione ideale per conciliare vita privata e professionale. Tuttavia, molte grandi aziende, nonostante i successi durante la pandemia, stanno ora reconsiderando questa visione. Un esempio è l’ultimatum di Ibm ai suoi manager negli Stati Uniti: attraverso una lettera resa nota da Bloomberg, sono stati avvisati di dover presentarsi in ufficio o presso un cliente almeno tre giorni a settimana, e di dover spostare la loro residenza vicino alle sedi aziendali. Coloro che non accettano e non si adeguano entro 7 mesi rischiano di dover cercare un nuovo impiego.

Ma anche un’altra azienda non sta vivendo giorni semplici; PayPal si unisce a Microsoft e ad altri giganti del settore Big Tech nel segnalare tagli alla forza lavoro in un panorama che vede aggiornamenti frequenti su questo fronte.
Secondo quanto riportato da The Information, PayPal ha avviato un piano di riduzione dei costi attraverso tagli al personale. Queste misure seguono le dichiarazioni dell’amministratore delegato di PayPal, Alex Chriss, il quale lo scorso novembre ha valutato i costi aziendali come “troppo elevati” e capaci di “rallentare” l’azienda.

Quali ripercussioni in Italia

Per il momento non si può sapere se questa ondata di licenziamenti riguarderà anche l’Italia o se riguarderà solo il continente americano. Con più di 30mila dipendenti, l’azienda è tra le più grandi e conosciute sul suolo italiano e opera in Europa dal 1989.

In Italia l’azienda ha fatto parlare di sè recentemente; giovedì 14 dicembre, i finanzieri del Comando provinciale di Milano hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura della Repubblica di Milano, Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di Ups Italia, parte del colosso della logistica quotato sul Nyse a Wall Street, per un importo di 86 milioni di euro. Le indagini toccarono l’ambito della somministrazione illecita della manodopera, riporta il documento della Procura, e fece emergere un contesto dove “i software e i relativi dispositivi elettronici sono studiati e impostati al fine di massimizzare la produttività e raggiungere la maggior quantità possibile di passaggi, non lasciando all’appaltatore alcuna discrezionalità operativa”.

Inoltre, all’azienda è stata inflitta la misura interdittiva del divieto di pubblicizzare, per un intero anno, servizi e beni per Ups Italia.