Stellantis, altri 3.500 licenziamenti in arrivo: cala anche la produzione a -10%

L'azienda continua a licenziare dipendenti e i numeri del primo trimestre 2024 mostrano come l'obiettivo di un milione di auto sia tutt'altro che semplice

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Da un lato le dichiarazioni di Stellantis sull’aumentare la sua quota di produzione in Italia, dall’altro i continui licenziamenti volontari in cambio di incentivi economici. Non è facile la situazione che sta vivendo la holding proprietaria di Fiat, Chrysler e molte altre marche di auto, anche alla luce dei deludenti dati trimestrali che emergono dal report Fim-Cisl, i primi del 2024: in totale, il calo della produzione è stato del 9,8% rispetto all’anno precedente, con quella di auto che ha subito una diminuzione del 23,8%. La produzione complessiva di auto e furgoni commerciali è stata di 170.415 unità, rispetto alle 188.910 del 2023.

E come detto prima, continuano i licenziamenti di massa: nell’ultima settimana sono stati 3.500 tra gli stabilimenti di Mirafiori, Cassino, Melfi, Pomigliano d’Arco e Termoli. Dal 2021, quando il gruppo Fca si è fuso con Psa dando vita a Stellantis, la forza lavoro è scesa di circa 12.000 unità.

Continua l’emorragia di posti in Italia

I licenziamenti volontari sono arrivati a oltre 3.500 lavoratori. Martedì ne sono stati annunciati oltre 1.500 per le attività del gruppo a Torino, incluso un numero significativo di operai dello stabilimento di Mirafiori. A ciò si aggiungono 850 esuberi a Cassino, con accordi ancora in sospeso, e altri 100 posti di lavoro in bilico presso lo stabilimento di Pratola Serra, in provincia di Avellino, specializzato nella produzione di motori.

Recentemente, Stellantis e i sindacati hanno raggiunto ulteriori accordi per oltre 1.000 nuovi licenziamenti a Melfi, Pomigliano d’Arco e Termoli, coinvolgendo sia operai che altri tipi di lavoratori. L’obiettivo è coinvolgere dipendenti prossimi alla pensione o aperti a nuove opportunità professionali.

Attualmente, Stellantis impiega circa 43.000 persone in Italia, di cui 15.000 nella zona di Torino. Tuttavia, dalla fusione nel 2021 tra il gruppo Fca e Psa, che ha dato vita a Stellantis, la forza lavoro è diminuita di circa 12.000 unità, anche grazie alla cassa integrazione volontaria. Negli ultimi anni, nello stabilimento di Mirafiori, il numero di auto prodotte è notevolmente diminuito, mentre i dipendenti in pensione non sono stati sostituiti e diverse produzioni sono state trasferite all’estero.

Già nel 2023, Stellantis aveva proposto agli impiegati di Torino degli incentivi per lasciare l’azienda volontariamente, che includevano un incentivo basato sull’età, tre mesi di stipendio e un’indennità di mancato preavviso aggiuntiva alla disoccupazione prevista per legge.

La linea di Stellantis e gli incontri col governo

Le notizie riguardante i licenziamenti, diffuse dalla Fiom, sono state confermate da alcuni portavoce di Stellantis, i quali hanno dichiarato: “Fanno parte delle iniziative implementate per affrontare gli effetti del processo di transizione energetica e tecnologica in corso, anche sull’occupazione”. È stato specificato che i tagli avvengono esclusivamente su base volontaria e si rivolgono principalmente a dipendenti già prossimi alla pensione o interessati a nuove opportunità professionali. Tuttavia, alcuni osservatori ritengono che la riduzione della forza lavoro potrebbe ostacolare gli sforzi per aumentare la produzione in Italia. “È un piano per ridurre il lavoro”, hanno commentato i leader della Fiom, Michele De Palma e Samuele Lodi, invitando la presidente Giorgia Meloni a chiedere spiegazioni e garanzie sulla produzione in Italia al Ceo di Stellantis, Carlos Tavares.

Agli incontri con governo e sindacati Tavares, non si è presentato, un segno che in molti hanno visto come un disimpegno da parte sua nel continuare a produrre in Italia. In estate lo stesso amministratore delegato, rispondendo alle parole di Bruno Le Maire, ministro francese all’Economia, che chiedeva al gruppo automobilistico un po’ di patriottismo, aveva affermato che Stellantis va a produrre dove più conviene, facendo allarmare anche il governo italiano. “I governi di Italia e Francia, che sono ben intenzionati, sono di supporto, ma Stellantis produce dove è competitiva. Noi guardiamo prima di tutto ai clienti che vogliono qualità e prezzi accessibili”.

Da qui la presa di posizione della Cgil e dello stesso ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che chiedono al governo di convocare il Ceo del gruppo per avviare “una trattativa vera, nella quale prendere impegni precisi”. “Io mi auguro che Stellantis non lasci l’Italia: c’è una tradizione nell’industria dell’auto che non può essere abbandonata e trovo giusto che questa azienda continui ad investire nel nostro Paese, perché ci sono anche dei vincoli di coscienza – ha detto Tajani. – Siamo in un sistema di libero mercato, nessuno può obbligare nessuno, il mio è un richiamo al senso di responsabilità. Ma siamo un Paese attrattivo e al momento opportuno vedremo con chi aprire trattative”.

Dati trimestrali: tiene Pomigliano (+30%), crollano Mirafiori e Melfi (-50%)

Secondo le analisi condotte dai metalmeccanici della Fim Cisl, basate sulle informazioni raccolte presso le fabbriche Stellantis da gennaio a marzo, la stima della produzione dei veicoli si attesta a 630.000 unità, inferiore alle 751.000 del 2023 e notevolmente al di sotto dell’obiettivo ambizioso di un milione di unità all’anno emerso dagli ultimi colloqui tra il governo e il gruppo automobilistico. Una stima che non considera ancora i potenziali effetti che i nuovi incentivi, attivi probabilmente dal prossimo maggio, potranno avere. L’unico dato in crescita riguarda i veicoli commerciali, a +28,5% in termini di volumi (14.460 veicoli in più rispetto allo scorso anno).

Nel panorama degli stabilimenti, Pomigliano d’Arco è l’unica che chiuse in positivo, con la produzione di 58.830 veicoli tra gennaio e marzo, registrando una crescita del 26%. La crescita dei volumi rispetto al 2023 è costituita dalla salita produttiva della Panda che raggiunge le 44.000 unità rispetto alle 30.300 del 2023 (+45%), compensando anche la flessione sulle produzioni del suv Alfa Romeo Tonale e del suv Dodge Hornet, passate dalle 16.400 del 2023 alle 14.830 unità (-9,5%).

A Melfi, dove sono assemblate Fiat 500x, Jeep Renegade e Compass, la produzione è invece diminuita del 50,7%, fermandosi a 25.100 auto. Lo stabilimento sta attraversando una transizione verso la produzione di cinque modelli del gruppo Stellantis, tutti con propulsione elettrica e sulla piattaforma Stla Medium. Attualmente è in vigore un contratto di solidarietà fino al 4 agosto.

A Mirafiori, la produzione è diminuita del 51%, con la Fiat 500 elettrica che emerge come protagonista in termini numerici, mentre le Maserati terminate sono state solo 1.320, registrando una diminuzione del 40%. Complessivamente, nel primo trimestre del 2024, sono state costruite 12.680 auto. Anche lo stabilimento di Cassino ha sofferto una diminuzione del 40,7% nella produzione, con un totale di 8.540 veicoli tra Alfa Romeo Giulia, Stelvio e Maserati Grecale.

Lontano l’obiettivo del milione di auto

Per arrivare a un milione, si sarebbe dovuto avere un aumento di un terzo dei volumi. “Invece il dato trimestrale che riscontriamo è in peggioramento rispetto a quello del 2023. Per questo il milione si allontana. In questo quadro è urgente che il nuovo sistema degli incentivi entri in vigore al più presto”, afferma Ferdinando Uliano, segretario generale Fim che ha presentato i dati.

L’impegno di arrivare al milioni di veicoli era stato preso nell’estate 2023 e ufficializzato a dicembre al termine del “Tavolo sviluppo automotive”, convocato al ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) per un faccia a faccia fra Governo, gruppo, Regioni, sindacati e Anfia. Al raggiungimento dell’accordo il ministro del Made in Italy Adolfo Urso aveva affermato che così il Paese potrà “colmare quel gap troppo ampio che si è registrato anche lo scorso anno fra le auto immatricolate in Italia, ovvero 1,4 milioni, e quelle prodotte negli stabilimenti italiani, appena 450.000. Dobbiamo destinare le risorse all’aumento della produzione italiana in maniera progressiva ma continuativa per raggiungere l’obiettivo di Stellantis e consentire ad altre Case auto di insediarsi nel nostro Paese come in altri Paesi europei e allargare la base produttiva e quella occupazionale”.

Durante i tavoli con Stellantis in questi giorni, il ministro Urso aveva espresso il desiderio di portare in Italia un altro produttore per aumentare la produzione di auto, anche se al momento non sono previsti annunci ufficiali. Questo processo è ancora in corso, con un’attenzione particolare rivolta al mercato asiatico e nordamericano: aziende cinesi e Tesla sono tra i possibili candidati considerati.